
Ultima notte a Soho
Regista
Edgar Wright
Cast
Anya Taylor-Joy, Thomasin McKenzie, Matt Smith, Terence Stamp, Diana Rigg, Jessie Mei Li
Sceneggiatore
Edgar Wright, Krysty Wilson-Cairs
Produttore
Edgar Wright, Tim Bevan, Eric Fellner, Nira Park, Laura Richardson
Durata
116 min
Offerte
Data di uscita
4 Novembre 2021 (Italia)
Ultima notte a Soho: esperienza in sala
Il 4 Novembre 2021 Ultima notte a Soho è stato distribuito nelle sale italiane dalla Universal Pictures. Diretto da Edgar Wright, questo thriller/horror psicologico si era fatto strada da tempo, annunciando un cast a dir poco sensazionale: Thomasin McKenzie, nota per il ruolo di Elsa nel film Jojo Rabbit (2019), Matt Smith, Diana Rigg, scomparsa lo scorso anno, Terence Stamp, Jessie Mei Li, la star di Tenebre e Ossa (2021) e naturalmente la sensazionale Anya Taylor-Joy.
Dopo quasi due anni di pandemia, la visione di Ultima notte a Soho ha rappresentato per me il tanto atteso ritorno al cinema. Sento di poter dire che non avrei mai potuto fare una scelta migliore. Atmosfera coinvolgente, regia spettacolare, storia accattivante e per nulla banale. Provo immenso dispiacere, dunque, nel pensare che il film sia stato proiettato in una sala molto piccola che, nonostante fosse appena il secondo giorno di proiezione, gli spettatori si contassero sulle dita delle mani.
Su questo film avrei una marea di aspetti e dettagli da analizzare, vista la smisurata quantità di punti di forza. Vediamo insieme quali sono i tratti che lo rendono un’opera assolutamente imperdibile.
Tra sogno e realtà
Eloise è un’aspirante stilista che si trasferisce a Soho, quartiere di Londra, per frequentare l’Accademia. Decisamente fuori dal coro e lontana dalle attitudini dei suoi coetanei, ella decide presto di lasciare i dormitori studenteschi e di trasferirsi altrove. Riesce a trovare una stanza presso un’anziana signora: è una dimora vissuta e il suo stile vintage conquista la nostra protagonista. Ogni volta che si addormenta, Ellie sogna Sandie, giovane donna vissuta negli anni ’60. Ben presto, a causa dell’ossessione per questi sogni, le sarà impossibile distinguere le visioni dalla realtà, scoprendo terribili e oscuri segreti sulla vita di Sandie.
Forte componente del film è dunque la mescolanza di sogni, realtà e dimensioni allucinate. Non si tratta di una mera alternanza ma di una vera e propria compenetrazione, portando lo spettatore verso quella stessa confusione che travolge Elosie. Il primo sogno è forse emblematico a livello di regia. Ellie, in abiti contemporanei, si ritrova in un lussuoso locale di Londra. Si guarda allo specchio e, per la prima volta, non vede se stessa ma Sandie: una giovane donna dai capelli biondi, vestita elegantemente con un abito rosa. Qui avviene l’incontro con Jack, futuro manager e compagno della giovane aspirante cantante.

Una lunga scena in particolare, quella del ballo, mostra la grande potenzialità delle scelte registiche di Ultima notte a Soho. Le due donne si sovrappongono nella mente della stessa Eloise: è come se ella vivesse in Sandie e si muovesse con lei. Quando Jack inizia la sua danza con quest’affasciante donna, Ellie è lì ed è un’attiva partecipe. I corpi volteggiano e, ad ogni giravolta, l’identità della danzatrice cambia, con uno stacco impercettibile, invisibile. Questo switch diventa sempre più veloce e repentino, conservando quell’armonia che permea l’intera scena.
Questi scambi di identità torneranno spesso nel corso del film, con nuovi effetti visivi che mireranno a confondere lo spettatore e a trascinarlo in uno stato quasi allucinativo.
Un horror soffocante
Ultima notte a Soho ha molti elementi del genere horror, anche se si tratta più propriamente di un thriller psicologico. Non mancano jump scare, apparizioni mostruose e tanto sangue; tuttavia, più che spaventare lo spettatore, il film di Wright vuole soffocarlo, raccapricciarlo, opprimerlo. Sono tutte sensazioni che le nostre protagoniste provano nel corso dell’intricata vicenda.
Sandie è intrappolata in un mondo meschino e maschilista, i suoi sogni di gloria sono tormentati dai numerosi uomini che la vedono soltanto come un oggetto. Eloise, a sua volta oppressa da una realtà che non le appartiene, somatizza le sensazioni della donna. Le sue visioni, più vivide che mai, segnano la giovane protagonista, portandola in un vortice di ansie e tormenti che, attraverso le immagini, lo stesso spettatore può avvertire sulla sua pelle.

Anche qui le scelte di regia e gli effetti di ripresa giocano un ruolo fondamentale, insieme alle luci. Alcune inquadrature perdono la loro fissità, seguendo movimenti veloci, a tratti sconnessi. Il soggetto si sdoppia, si scompone, e i colori si sovrappongono e si mescolano tra loro.
Non mancano, chiaramente, scelte più standard del genere horror: inquadrature dai toni scuri, accompagnate da soundtrack suggestive. Anche i costumi e il make-up riescono a catturare lo spettatore: alcune scene presenti nel trailer, infatti, presagivano atmosfere cupe e inquietanti.

Non solo spettacolarità
Spesso accade che prodotti graficamente molto validi abbiano delle falle dal punto di vista narrativo. Ultima notte a Soho, invece, si dimostra accuratamente strutturato in tutti i suoi aspetti. Come accennavo all’inizio, la storia che Edgar Wright vuole raccontare è davvero originale ma, soprattutto, è narrata lasciando sempre allo spettatore un margine di dubbio e di curiosità. Non pochi sono i plot twist che caratterizzano la vicenda. Ogni volta che una situazione sembra chiara, c’è qualcosa che sfugge. Ultimo sensazionale colpo di scena è chiaramente il finale, forse non del tutto inaspettato per gli attenti osservatori ma – a mio avviso – una trovata geniale. Non è uno spoiler: molte sono le occasioni di pensare che Ultima notte a Soho sia una vera e propria condanna al maschilismo; il finale, in questo senso, vi sorprenderà.
Commento finale
Ultima notte a Soho ha davvero catturato l’attenzione dall’inizio alla fine, non smorzando mai la curiosità e la tensione. La storia, sapientemente narrata, trasporta lo spettatore in una dimensione realistica e fantastica allo stesso tempo, lasciandolo nel bel mezzo di tutte quelle sensazioni ed emozioni che, dal film, scivolano direttamente sulla sua pelle, coinvolgendolo al massimo. Un film su cui si avrebbe davvero tanto da dire, ma le parole non basterebbero a quantificare la sua bellezza.
Recensione a cura di Livia Soreca.
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Trivia
- Lavoro di regia spettacolare
- Uso suggestivo dei colori e della fotografia
- Intreccio non banale
Goofs
- Poco spaventoso rispetto a ciò che il trailer aveva anticipato