
Twin Peaks 03×13 “The Return, Part 13”
Regista
David Lynch
Genere
Cast
Kyle MacLachlan, Sheryl Lee
Sceneggiatore
David Lynch, Mark Frost
Produttore
Showtime
Durata
59 minuti
Offerte
Data di uscita
6 Agosto 2017
Che cosa sta accadendo a Twin Peaks?
Salti temporali, i fantasmi del passato, James Hurley che canta, riflessi scomposti. Ma cosa sta succedendo a Twin Peaks?
La ripetitività è un’istanza del quotidiano, della vita. I giorni si ripetono, le azioni si ripetono. La recensione però della tredicesima parte della terza stagione di “Twin Peaks” non sarà uguale rispetto alle precedenti. Ma è dalle precedenti che recupererò alcuni temi per poter sviscerare alcuni punti di questa tredicesima parte.
Se ricordate, nella recensione della settima parte, vi avevo parlato della terza stagione non solo come racconto dal gusto molto altmaniano, molto corale ma anche di una terza stagione ricca di flussi di vita.
I Fantasmi del passato e la stasi
Flussi di vita che si sono spostati, si sono mossi, senza alcun risultato. Il tempo è passato a Twin Peaks, venticinque anni sono passati, ma al tempo stesso il tempo sembra sia rimasto immobile. Lynch torna a trattare della cittadina al confine col Canada senza apportare alcun gusto nostalgico.
Anzi, mostrando agli spettatori come il tempo sia crudele, che dagli errori non si impara, e che rimanere gli stessi significa cadere in una stasi. Questo sta accadendo nella cittadina. Chi più e chi meno. Tutti addossati in un immobilismo esistenziale.
Shelly non ha imparato nulla dal rapporto con il violento Leo, e sua figlia Becky ne segue le orme. Oltretutto Shelly è in aperta relazione con Red (altro esagitato), lo spacciatore-prestigiatore di Balthazar Getty. Ed e Norma non sono finiti insieme.
Inoltre Norma si vede contestare la gestione del Double R e la sua ricetta. Bisogna svilire qualcosa di autoriale per renderlo più commerciale? Che sia in questa scena, la perfetta definizione di questa terza stagione? Bobby ha fatto grandi passi in avanti, ma il suo rapporto con Shelly è finito, e avvertiamo la sua solitudine in questo episodio. Il segmento finale con Ed è avvilente a dir poco.
James sale sul palco e intona “Just You”. Lynch, artista molto furbo, riprende una delle scene più trash e invecchiate della serie classica e ce la ricorda. Nessuno si libera dei suoi fantasmi. Nemmeno lo spettatore. Nemmeno il sottoscritto che per poco non prendeva un ictus nell’ascoltare di nuovo, nel 2017, QUELLA canzone.
Forte straniamento
All’immobilismo esistenziale, si aggiungono anche altri momenti stranianti. Sarah Palmer bloccata a casa mentre guarda una registrazione di un incontro di boxe. Rumori elettrici in sottofondo, continuo rifornimento di alcol, un grande gufo riflesso nello specchio dietro di lei.
E poi il segmento di Audrey. Il personaggio della Fenn chiede al “marito” Charlie di rivelarle ciò che ha detto Tina. La soluzione sarebbe quella di andare a cercare Billy al Double R, ma per qualche motivo Audrey non ci riesce ( Che cos’è? L’Angelo Sterminatore di Buñuel?). Immobilismo esistenziale, straniamento, una decisa tensione verso il pessimismo cosmico. Tutto questo a Twin Peaks. Il tutto è piuttosto terrificante, è come se i personaggi fossero bloccati in una prigione dalla quale sono impossibilitati a scappare.
Eppure in mezzo a tutto questo terrore e smarrimento esistenziale, ci sono Andy e Lucy, sì a tratti svampiti, ma veramente innamorati. Uniti dall’unico vero amore che ha portato alla nascita di Wally Brando.
Altri appunti sull’episodio
La felicità non manca nell’episodio ma si trova al di fuori della cittadina protagonista della serie. Il trenino iniziale è decisamente spassoso. Deliziosa la scena di redenzione da parte del personaggio di Tom Sizemore. Torna ancora, per l’ennesima volta, il nome di Phillip Jeffries (dai, dai che forse c’è il cammeo segreto del sommo Bowie!) e tornano le coordinate segrete che Bad Cooper sta cercando.
Fa la sua ricomparsa l’anello verde. L’oggetto compare nel segmento più interessante dell’episodio. Bad Cooper rintraccia Ray, sfida il capo dell’uomo a braccio di ferro (momento molto “Over The Top” con Sylvester Stallone) e si vendica. Tra il gruppo, è presente anche Richard Horne. Come scritto, ricompare l’anello verde, oggetto che ha accomunato i destini di tante persone e scopriamo che Ray avrebbe dovuto farlo indossare a Cooper dopo averlo ucciso.
Cosa prospettano i futuri cinque episodi? Nessuna certezza e solo molte ipotesi. Ecco perché amo “Twin Peaks”.
Commento finale
La tredicesima parte della terza stagione di “Twin Peaks” procede sempre schematicamente ed offre un ulteriore approfondimento dei vecchi personaggi della serie. L’immobilità esistenziale e il forte straniamento sono sempre di più lo specchio (oggetto preso in esame non casuale) della cittadina del nord al confine tra gli Stati Uniti e il Canada.
Ettore Dalla Zanna
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