
Transformers: L’Ultimo Cavaliere
Regista
Michael Bay
Genere
Azione , Fantascienza
Cast
Mark Wahlberg, Anthony Hopkins, Josh Duhamel, Laura Haddock, Isabela Moner, Stanley Tucci, John Turturro
Sceneggiatore
Art Marcum, Matt Holloway, Ken Nolan
Produttore
Hasbro, Di Bonaventura Pictures
Durata
149 minuti
Offerte
Data di uscita
22 Giugno 2017
Transformers: L’Ultimo Cavaliere. Bay ritrova di nuovo la sceneggiatura. Un grande casino.
“Transformers 4: L’Era Dell’Estinzione” si concludeva con un finale apertissimo. La risoluzione e la sconfitta del cattivo erano presenti. Ma la figura di Optimus Prime, per la prima volta nella saga dei robots della Hasbro, incominciava a nutrire dei dubbi e delle incertezze nei confronti dei suoi Creatori. Una cosa che mi colpì moltissimo.
Optimus Prime sconfiggeva Galvatron, lasciava liberi i Dinobot e si dileguava nello spazio per raggiungere i suoi Creatori. Era un quarto capitolo piuttosto claudicante, colmo di difetti. In grado, però, di portare in scena dei temi e delle riflessioni molto interessanti visto il tipo di film e il tipo di regista.
Veniamo ora a “Transformers: L’Ultimo Cavaliere”. Sulla Terra, i restanti Transformers e il Cade Yeager interpretato da Mark Wahlberg sono ricercati dalla TRF. Un’organizzazione militare il cui scopo è sterminare tutti i Transformers, indipendentemente dalla fazione a cui appartengono.
Tuttavia una nuova minaccia incombe sulla Terra e i militari si uniscono a Cade e agli Autobot per salvare il mondo.
Cade Yeager scopre quindi che i Transformers sono sempre stati sulla Terra sin dalla notte dei tempi. Inoltre, Yeager deve formare un’alleanza con l’iconico Bumblebee, una professoressa di Oxford, Vivian Wembley (Laura Haddock), un’energica piccola orfana di nome Izabella ed un anziano sir Edmund Burton (Anthony Hopkins).
Per riportare la pace tra i Transformers e gli umani, oltre a scoprire perché i Transformers ritornano sempre sulla Terra.
Goliardia
Bisogna tracciare dei solchi interessanti per poter analizzare al meglio “Transformers: L’Ultimo Cavaliere”.
A differenza di molti youtubers, di molti critici della carta stampata o di virgulti cinefili interessati a ricercare quel film contemplativo lì, quel film underground là e condividerlo tra di loro in un atteggiamento della serie “Noi sappiamo, mentre voi, schifosi ignoranti, no, e ci beiamo di ciò“, io amo molto prendere in considerazione anche film come quelli che compongono questa saga.
Non dico porre un’analisi seria, compatta e ricca di dettagli.
Ma, offrire sempre un punto di vista (ben accolto o mal accolto), uno spunto di riflessione.
E poi… molti critici hanno addossato valanghe di critiche a questo film, prendendolo con un’eccessiva serietà. Perché prendersela con una saga composta da goliardate come quella dei Transformers?
Parliamoci chiaro (qui gli spiegoni sono necessari per non venire riempito di critiche).
Michael Bay non è un maestro, Michael Bay non è un cineasta, Michael Bay non è un regista.
Michael Bay è un inventore di goliardate da vedere in compagnia di amici. Tralasciando progetti storici, maturi discretamente riusciti (“13 Hours“) ed assolutamente non riusciti (“Pearl Harbor“), Bay è sempre stato creatore di molte goliardate ignoranti, casinare, al limite del becero.
Il dittico dei Bad Boys, i folli “The Rock” e “Armageddon“, la versione serie Z della serie televisiva inglese “The Prisoner“, “The Island“. E poi, ovviamente, la saga dei Transformers.
Verso il Transformers Cinematic Universe
“Transformers: L’Ultimo Cavaliere” si muove su due linee fondamentali molto intrecciate tra loro.
La prima è quella narrativa. Bay, dopo “13 Hours“, riscopre la sceneggiatura. Riempie il film di moltissimi accenni, di sottotrame e di tantissimi personaggi principali. Una quantità così consistente che andrebbe bene per altri cinque capitoli della saga.
Ed il l film ne risente. Assistiamo a 90-100 minuti densi, ricolmi di dialoghi, ed aventi figure stranamente inquadrate da un Bay più tranquillo rispetto alla passata filmografia.
A tratti viene presentata una trama dal tono anche molto cospirazionista. Per poi passare all’ultima ora, gli ultimi cinquanta minuti circa. Che ho trovato, personalmente, avvincenti e decisamente convincenti, e nei quali il lato goliardico (il lato principale) di Bay esplode ed implode al tempo stesso. Offrendo uno spettacolo visivo fatto di combattimenti, draghi-robot volanti e astronavi d’imponenti dimensioni.
La seconda linea è quella dell’universo condiviso.
Alcuni temi e la scena post-credits gettano le basi per la costruzione narrativa dell’universo cinematografico condiviso del mondo dei Transformers.
Bay conclude (forse) la saga dei Transformers con un tripudio visivo, con involontaria risibilità e con la voglia di divertire.
L’elemento che può sintetizzare la goliardia del cinema di Michael Bay può essere la figura del sir inglese interpretata da Anthony Hopkins.
Ipergasato, volgare e decisamente strafottente. Quasi una parodia dei ruoli da “vecchio saggio” che l’attore, in precedenza, era solito interpretare.
Con l’aggiunta dell’automa-maggiordomo Cogman (doppiato in originale da Jim Carter), affetto da “demenza robotica“.
Conclusioni
Non è il solito film dei Transformers, come tanti hanno scritto. “Transformers: L’Ultimo Cavaliere” è multiforme, è poliedrico, presenta una storia piuttosto intricata, gonfia di sottotrame e di personaggi.
Molte cose non tornano ed altre tornano. L’unica cosa che rende il film simile ai restanti film della saga, ed, in generale, alla filmografia di Bay, è il suo lato goliardico.
Vi lasciamo al commento finale…
Commento Finale:
Il quinto capitolo della saga dei Transformers è complicato, ricolmo di sottotrame e personaggi non sempre riusciti.
Eppure, il lato goliardico ignorantone riesce del tutto ad intrattenere. Un classico film da visionare il sabato sera in compagnia di amici alla ricerca di una serata di bravate.

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