
The French Dispatch
Regista
Wes Anderson
Genere
Commedia
Cast
Benicio Del Toro, Adrien Brody, Timothée Chalamet, Léa Seydoux, Jeffrey Wright, Edward NortonFrances McDormand, Tilda Swinton, Saoirse Ronan, Mathieu Almeric
Sceneggiatore
Wes Anderson
Produttore
Durata
107 min
Offerte
Data di uscita
11 Novembre 2021
The French Dispatch segna il ritorno al live action di Wes Anderson, dopo L’Isola dei Cani nel 2018. Ambientato nella cittadina francese di Ennui-sur-Blasé, la storia prende inizio dalla morte di Arthur Howitzer Jr. (Bill Murray), caporedattore del giornale The French Dispatch of Liberty, Kansas City. Su sua richiesta, una volta morto, il giornale deve chiudere. Prima di tirare giù i battenti, i collaboratori si ritrovano così a scegliere i migliori articoli pubblicati nella storia della rivista per ripresentarli nell’ultimo numero.
Dopo una descrizione della città di Ennui, si hanno quindi tre episodi, messa in scena delle rubriche del giornale. Il primo, dal titolo “Il capolavoro nel cemento”, vede un criminale malato di mente (Benicio Del Toro), innamorato della sua guardia carceraria (Léa Seydoux), che, ispirato da lei, diventa un pittore di grande fama, grazie soprattutto all’intervento di un commerciante d’arte senza scrupoli (Adrien Brody). Il secondo, “Revisioni a un manifesto”, è il titolo della rubrica politica che ci trasporta nella Francia sessantottina rivoluzionaria, con Timothée Chalamet nei panni di un capo di un movimento ribelle, seguito dalla giornalista (Frances McDormand) che, innamoratasi di lui, lo aiuta nella lotta. Infine, la rubrica gastronomica che finisce in realtà con l’essere un racconto di cronaca, “La sala da pranzo privata del commissario di polizia”, con Mathieu Almeric impegnato a recuperare suo figlio dalle grinfie di una gang criminale guidata da Edward Norton.
Wes Anderson alla massima potenza
The French Dispatch presenta la summa del modo di girare film di Wes Anderson. Chi ha un minimo di familiarità con il cinema del regista texano si troverà di fronte a un prodotto di pregevole fattura, dove i suoi tecnicismi, la sua cura del dettaglio, il suo stile in toto viene qui espanso al massimo, fino a diventare quasi esasperato. Si passa da un bianco e nero alternato a forti tinte pastello, dalle carrellate dal ritmo frenetico ai tableaux vivants. Per non dimenticare di un inseguimento di polizia rappresentato con un’animazione 2D, la quale richiama il famoso cartone animato Le avventure di Tintin.
L’attenzione per l’aspetto tecnico si rivela però croce e delizia di questo film. Se l’autore di Grand Budapest Hotel e I Tenenbaum aveva finora sempre dato particolare importanza alla trama, in The French Dispatch essa sembra venir meno. Non fraintendiamoci, il film rimane sempre apprezzabile, ma allo stesso tempo manca la profondità e l’emotività delle sue opere precedenti. Pur rimanendo fedele alle sue tematiche, come le famiglie disfunzionali, gli amori “impossibili”, il rapporto padre-figlio, il film non coinvolge pienamente, e si concentra più sulla spettacolarizzazione che sulla storia in sé. Style over substance, come dicono gli inglesi.
Tradizione e innovazione
The French Dispatch si presenta così come un perfetto mix di tradizione e innovazione. Wes Anderson scrive l’ABC del suo modo di essere regista. Inquadrature perfettamente simmetriche, umorismo tagliente e quasi fuori luogo; il tutto accompagnato da un cast stellare, ricco dei suoi attori feticcio, dai quali riesce sempre a trarre ottime prove. Sicuramente il film dividerà, tra chi lo considererà una mera prova stilistica dell’autore statunitense e chi lo riterrà un piccolo gioiellino da non perdersi. Ma non ci sono dubbi, anche questa volta si prova quello che cantavano I Cani: “Vorrei vivere in un film di Wes Anderson”.
Commento finale
The French Dispatch non è quello che si può considerare un capolavoro. Rimane certamente un ottimo film, dimostrazione di una grande autorialità, con un Wes Anderson su di giri che cerca di superarsi. I tecnicismi che mette in mostra compensano quello che forse è il film meno coinvolgente a livello di trama e di personaggi, permettendo così allo spettatore di non perdersi e rimanere piacevolmente attento. Un film-dichiarazione d’amore al giornalismo e agli scrittori, e soprattutto al New Yorker, come si intuisce dalle vignette dei titoli di coda.
Recensione a cura di Giacinto Francesco Alba.
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Trivia
- Le innovazioni stilistiche di Wes Anderson
- L'ottima prova attoriale di tutto il cast
Goofs
- Film poco coinvolgente a livello emotivo