
L’Infanzia di un Capo
Regista
Brady Corbet
Genere
Drammatico
Cast
Robert Pattinson, Stacy Martin, Bérénice Bejo, Liam Cunningham, Tom Sweet, Yolande Moreau, Sophie Lane Curtis, Rebecca Dayan, Caroline Boulton
Sceneggiatore
Brady Corbet, Mona Fastvold, Caroline Boulton
Produttore
Unanimous Entertainment, MACT Productions, Filmteam Kft., Scope Pictures, Studio L'Equipe, Hepp Film, Scion Pictures (US), Bow and Arrow Entertainment (US), Bron Capital Partners and Crystal Wealth (CA)
Durata
113 minuti
Offerte
Data di uscita
29 Giugno 2017
The Childhood of a Leader – L’Infanzia di un Capo. Ispirato ad un racconto di Sartre, come nasce un dittatore?
La trama
Siamo in Francia e la Grande Guerra si è appena conclusa.
Prescott (Tom Sweet) si è da poco trasferito a Parigi con la sua famiglia. Suo padre (Liam Cunningham) è il consigliere del presidente americano Wilson e sta lavorando per la stesura di quello che diventerà il Trattato di Versailles.
Prescott odia la Francia. Un paese a lui estraneo e di cui non conosce la lingua. Soffre di una terribile solitudine che si manifesta in scatti d’ira sempre più forti.
Il padre è perennemente assente, mentre la madre (Bérénice Bejo) tenta di educarlo con la sua opprimente mentalità religiosa.
A volte la grande casa si riempie di funzionari del governo o amici di famiglia, come Charles Marker (Robert Pattinson).
Le uniche figure positive nella vita del bambino sono la governante (Yolande Moreau) e l’insegnante di francese (Stacy Martin).
Dall’innocenza al dispotismo
Liberamente ispirato all’omonimo racconto di Jean-Paul Sartre del 1939 e al romanzo “Il mago” di John Fowles, “L’Infanzia di un Capo” descrive magistralmente come anche un bambino, simbolo di innocenza, possa nascondere lati inquietanti.
Nella scena finale del film un corteo di macchine raggiunge una piazza ghermita di gente. Tutti sono in attesa. Esultanti sventolano le loro bandiere. Quello che scende dalla macchina è Prescott, ora cresciuto e divenuto dittatore.
Portatore di quel nazionalismo sfrenato che segna l’inizio della Seconda Guerra Mondiale.
La domanda che il regista e sceneggiatore Brady Corbet ci pone è. Abbiamo assistito all’infanzia di Prescott, quando è diventato “capo”? Lo è sempre stato?
L’ira di Prescott
La pellicola è suddivisa in tre atti che corrispondono ai tre peggiori scatti d’ira del protagonista.
Inizialmente lancia sassi contro i sagrestani della parrocchia e lo spettatore non ne comprende il motivo. Andando avanti con la narrazione diverrà sempre più evidente il disagio provato dal bambino. Il suo desiderio di evasione è forte. Cerca in tutti i modi di esprimere il suo stato d’animo e vede l’ira come strumento più adeguato.
La sua solitudine si stagna nella fotografia del film: colori pesanti, scuri. Sono numerose le scene al chiuso o di notte. Anche quando l’azione si svolge di giorno i colori sono cancellati, mescolati con i grigi e i bianchi del cielo plumbeo.
Le musiche soffocano lo spettatore. Il volume dei violini si alza fino a trovare l’equilibrio perfetto con la fotografia.
Di chi è la colpa?
Tuttavia non abbiamo ancora risposto alla domanda principale. Prescott è nato dittatore o lo è diventato?
Certamente il rapporto famigliare ha influito. Il padre è quasi sempre assente e quando c’è si impone sul bambino, punendolo anche corporalmente. La madre invece è austera, severa e legatissima alla sua morale religiosa. Prova affetto per Prescott, ma non lo sa esprimere, convinta che la fermezza basti a crescerlo.
È un bambino che viene trattato come un adulto. Non viene capito perché non viene ascoltato.
Anche nelle scene in cui Prescott è solo, in realtà non lo è. La simmetria delle inquadrature lo rinchiude, simbolo dell’innaturale affetto materno. Le immagini infatti somigliano alla donna. Impeccabili fin nei dettagli, fredde e intimidatorie.
Ha commentato il regista di “L’Infanzia di un Capo” Brady Corbet:
È la storia di un’infanzia da cui emergerà un dittatore. Mussolini stesso da bambino era solito gettare le rocce ai parrocchiani quando uscivano dalla messa. Pare abbia anche mutilato uno dei suoi insegnanti e un compagno di studi.
Per me è diventato il volto del peggior tipo di machismo e misoginia. Ha rovinato la vita di ogni donna che ha toccato.
Non volevo però fare l’ennesimo film su Hitler o Mussolini, volevo piuttosto costruire un’allegoria o una lettura poetica della Storia, nella quale i personaggi mantenessero uno spazio vuoto a sufficienza perché lo spettatore lo potesse riempire con i propri “fantasmi storici”.
Nei suoi scatti d’ira Prescott si impone sulla madre, finché alla fine non la ferirà alla testa con una pietra. Nemmeno il padre riesce più a trattenerlo.
La sua trasformazione in despota è completa prima ancora che lo diventi realmente.
Brady Corbet tenta di spiegare da dove nascano i totalitarismi. Da un bambino che pian piano riuscirà a conoscere il potere che ha sugli altri. La purezza che diventa consapevolezza di potere. L’effetto è decisamente inquietante.
Il giovane protagonista
Seppur così giovane, Tom Sweet regge perfettamente il suo ruolo.
I capelli lunghi, biondi e gli occhi azzurri lo rendono ancora più innocente, mentre i suoi comportamenti dicono tutt’altro. Il contrasto è forte e ben caratterizzato.
Nell’ultima scena avrà i capelli rasati e una folta barba. In lui non c’è più traccia dei lineamenti morbidi e dolci della sua infanzia.
È raro trovare un così grande talento in un attore così giovane. Ha solo dieci anni e “L’Infanzia di un Capo” è il suo esordio.
È stato scelto per caso, non avendo altre esperienze precedenti. Tom Sweet è la vera rivelazione del film.
Commento finale:
“L’Infanzia di un Capo” non è solo un film, ma anche un prodotto estetico notevole. L’innocenza e la sete di potere sono due facce della stessa medaglia e ciò non si esprime solo a parole, ma anche ad immagini.
La fotografia e la musica si amalgamano perfettamente sottolineando gli aspetti più inquietanti del protagonista.
A noi però resta la domanda. Prescott è nato dittatore o lo è diventato? Il regista non risponde, lasciandoci alle nostre conclusioni.

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