4.7/10

Songbird

Regista

Adam Mason

Cast

K. J. Apa, Sofia Carson, Craig Robinson

Sceneggiatore

Adam Mason, Simon Boyes

Produttore

Michael Bay

Durata

1h24min

Offerte
Data di uscita

30 Giugno 2021 (Italia)

Nel 2024 il mondo è ancora dominato dalla pandemia. I protagonisti dovranno affrontare tutto ciò che ostacola la società: la malattia, la quarantena, la legge marziale e i vigilanti.

Songbird: una pandemia senza fine

Grazie alle riaperture delle sale in Italia, gli amanti del thriller e del genere sci-fi possono guardare Songbird su grande schermo, approdato in Italia il 30 Giugno. Il regista Adam Mason decide di cavalcare l’onda della pandemia mondiale creando una società in cui il Coronavirus, ormai completamente mutato, domina la società da ben quattro anni.

La vicenda, ambientata a Los Angeles nel 2024, si muove sulla stregua di un lungo episodio della serie tv Black Mirror e vede quindi come altro protagonista la tecnologia. Scanner sofisticati permettono di evidenziare la positività al virus in tempo reale; ogni abitazione è dotata di dispositivi per lo scambio di merci evitando il contatto con l’esterno. Uno dei protagonisti, per l’appunto, è proprio un delivery boy che, grazie al proprio lavoro, si trova in qualche modo connesso con gli altri personaggi. Nuove leggi regolano le città di tutto il mondo, e chi è positivo al Covid viene inviato nella Q-Zone, luogo di quarantena ma, purtroppo, ormai luogo di morte (“Quickdeath zone”). Un destino diverso è riservato agli immuni, contrassegnati da un braccialetto giallo che li rende “intoccabili”.

Songbird

 

Il plot principale diventa sottotrama

Il contesto della pandemia sovrasta quella che è la storia dei personaggi. Nico, il delivery boy, ha una relazione con una ragazza, Sara, che non ha mai visto prima se non attraverso numerose videochiamate. Un turning point prevedibile, ossia l’improvvisa positività di un personaggio – la nonna di Sara -, creerà una serie di intrecci tra il ragazzo e il resto dei protagonisti, con il tentativo di salvare le due donne dalla terribile Q-Zone, tentativo non pieno di rischi e lotte contro i vigilanti e contro chi ormai domina la città: il Capo del Dipartimento di Sanità, nonché un individuo immune al virus che abusa del proprio potere.

La storia d’amore tra Nico e Sara, già ridotta all’osso per via della distanza fisica, risulta poco entusiasmante. Essa non regge il confronto con la smisurata attenzione per l’ambientazione e per i dettagli utili a rendere il contesto il più verosimile possibile. Il film inizia con una serie di voci di notiziari che si sovrappongono e con immagini di una Los Angeles desolata.

“Remember the old good days of fake news? Real news is worse.”

Songbird

 

Le voci di chi vive da quattro anni la pandemia rendono subito l’atmosfera opprimente in modo realistico. Le volanti che con un altoparlante raccomandano i cittadini di restare a casa non possono non riportare alla memoria la situazione che abbiamo già vissuto un anno fa. Lo spettatore, guardando Songbird, viene sommerso da un’atmosfera così pesante da non lasciarsi “distrarre” dall’amore di Nico e Sara.

 

Il potere degli immuni

Il vero focus è probabilmente un altro, vale a dire la condizione privilegiata degli immuni. La narrazione mette subito in chiaro – ma viene anche da sé – che chi ha la fortuna di indossare il braccialetto giallo deve anche affrontarne le conseguenze. Se è vero che il virus non attecchisce, resta il fatto che essere immuni e poter muoversi liberamente significa rischiare di trasportare il virus dall’esterno all’interno e agli altri attraverso il corpo, i vestiti, gli oggetti. Vivere da soli e non avere contatti diretti con altri esseri umani diventa fondamentale e dimostra che essere fortunati ha comunque un prezzo da pagare.

Non mancano occasioni, però, di pensare che il prezzo della solitudine non sia poi così alto e lo stesso nobile scopo di Nico – quello di salvare Sara – induce lo spettatore a pensare che sia piuttosto una scelta egoistica. Il vero scopo generale dovrebbe essere mettere fine alla pandemia e non il tentativo di salvezza del singolo. Questo egoismo trova l’apice nel Capo del Dipartimento di Sanità il quale, instaurando un regime repressivo – chi è immune è salvo e gli altri sono destinati a morire -, non fa altro che incrementare la visione quasi divina della condizione di immunità.

 

Fotografia e movimenti di macchina

Al di là della storia in sé – che, ricordiamo, non vede Nico e Sara come unici protagonisti – la realizzazione di Songbird si appropria di uno stile che trova coerenza dall’inizio alla fine. Una fotografia dai colori cupi asseconda il carattere opprimente che – come già detto – fa da sfondo alle piccole vicende; la quantità di primi piani, spesso realizzati a mo’ di ripresa con webcam, vuole sicuramente mostrare gli animi distrutti dalla pandemia, ma anche richiamare il modo in cui il mondo ha potuto vedere i propri cari, attraverso un primo piano in videochat. Questi elementi, dunque, non sono caratterizzati solo da una coerenza interna ma mantengono vivo il legame con l’esterno e con la realtà di ciò che è realmente accaduto soprattutto nel 2020.

 Songbird

 

Una scelta curiosa è poi quella di effettuare le riprese con la camera a mano. Ne derivano scene “instabili” ma abbastanza in linea con il tenore del film e con il carattere movimentato delle azioni dei personaggi, specie nei momenti più tesi, seppur poco numerosi. Un osservatore attento, tuttavia, potrà convenire sul fatto che una ripresa con movimento manuale rischi di evidenziare la presenza di un operatore. Avvertire che ci sia un “terzo” dietro la macchina da presa stride con quelle scene in cui, ad esempio, Nico è isolato nella sua abitazione: ciò non aiuta a rendere l’idea di un uomo circondato dalla solitudine più totale, proprio mentre una voce fuori campo evidenzia la condizione in cui gli immuni sono costretti a vivere. Una scelta più saggia, forse, sarebbe stata quella di rompere l’illusione scenica il meno possibile.

Tirando le somme…

L’intento di Songbird vuole sicuramente essere quello di fornire allo spettatore uno scenario non troppo lontano – seppur con qualche elemento distopico – da quello che tutto il mondo ha vissuto a partire dal 2020. L’attenzione per un mondo volto a restituire sentimenti e paure realistici supera quella per i personaggi e per quella che poteva essere una storia avvincente. Questa, invece, è raccontata con uno stile piatto e povero di tensione. Persino il messaggio che arriva allo spettatore – quello della ricerca di salvezza individuale – risulta sbagliato trattandosi di un evento così delicato e così vicino a noi che non dovrebbe lasciare spazio ad azioni egoistiche. Se il mondo ha ancora bisogno di qualcuno che spieghi come affrontare e superare al meglio la pandemia, Songbird non è il film giusto.

Recensione a cura di Livia Soreca.

 


 

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5

Mediocre

Trivia

  • Sentimenti realistici nonostante il contesto distopico

Goofs

  • Trama principale banale rispetto al contesto
  • Colpi di scena assenti, stile narrativo piatto