Decision to leave poster
7,3/10

Decision to Leave

Regista

Park Chan-Wook

Genere

Thriller

Cast

Park Hae-il, Tang Wei

Sceneggiatore

Park Chan-Wook, Chung Seo-Kyung

Produttore

Durata

149 min

Offerte
Data di uscita

2 Febbraio 2023

Un detective efficiente e meticoloso indaga su un possibile omicidio in un remoto villaggio di montagna. Lì inizia a sviluppare una relazione amorosa con la vedova della vittima, che considera la principale sospettata.

Un poliziotto tormentato dall’insonnia, e un’affascinante donna il cui marito è appena morto in circostanze misteriose. Due personaggi che potrebbero provenire da uno dei migliori film di Hitchcock, i protagonisti di Decision to Leave (qui il trailer ufficiale), ultimo lavoro del regista sud-coreano Park Chan-Wook, noto ai più per il suo capolavoro Old Boy.

Colpo di fulmine o ossessione?

La vita di Hae-Joon (Park Hae-il) è alquanto piatta e monotona. Alle prese con un criminale latitante, quasi impossibile da raggiungere, è impegnato in una relazione a distanza con Jung-an (Lee Jung-Hyun), con la quale si vede solo nel weekend. Hae-Joon si ritrova poi a dover affrontare una grave insonnia, causa o effetto della sua vita lavorativa.

L’incontro con Seo-Rae (Tang Wei) è però destinato a cambiare le cose. A Hae-Joon viene infatti assegnato un nuovo caso su cui indagare: la morte del marito di Seo-Rae, ritrovato ai piedi di una montagna in seguito a un’escursione. Quello che potrebbe sembrare come un suicidio assume però contorni misteriosi, e Hae-Joon inizia a indagare e a pedinare la donna, la quale lavora come badante per signore anziane.

Con richiami a Vertigo – La donna che visse due volte e La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock, oltre che utilizzando un montaggio serrato, vediamo l’inizio della perdita di sé del poliziotto, invaghitosi totalmente della sospettata. Park Chan-Wook infatti confonde lo spettatore, tra false soggettive e ritmo incessante, a simbolizzare l’inizio di questo amore (o forse sarebbe meglio dire ossessione). Inoltre, l’utilizzo di numerosi primi e primissimi piani, insieme a la ricerca della centralità dell’attore nella composizione della scena, sono tutti strumenti che mettono in risalto l’obiettivo del regista sud coreano: raccontare due persone, più che un mistero.

Decision to leave

Incomprensione e incomunicabilità

In occasione dell’interrogatorio, scopriamo che Seo-Rae è un’immigrata cinese, che non sa parlare bene il coreano. Ma mentre parla, Seo-Rae utilizza termini che stupiscono Hae-Joon, il quale afferma che lei parli un coreano migliore del suo. Fin da subito, quindi, Seo-Rae si rivela come una figura strana, dalla doppia natura. Oltre a ciò, si ritrova spesso costretta a ricorrere a un’applicazione sul telefono per tradurre quello che vuole dire, soprattutto nei momenti di maggior vulnerabilità emotiva. Il dialogo tra i due si manifesta fin da subito come non equo. Se Hae-Joon può esprimersi liberamente, Seo-Rae non è mai facilmente comprensibile. Il muro del linguaggio si frappone fra loro, mostrando l’imparità del loro rapporto. Imparità che causa, e alimenta, il sentimento di ossessione e non di amore puro.

Bisogna sottolineare poi il duplice ruolo della tecnologia. Da una parte, assume una funzione di aiuto: è questo il caso appunto del cellulare di Seo-Rae, o dello smart watch di Hae-Joon, dove registra delle note che possano aiutarlo con le indagini. Dall’altra, però, rischia di mettere in pericolo i due protagonisti, soprattutto se nelle mani sbagliate, come al termine del film. Ma la cosa più importante che segnala l’utilizzo di questi strumenti è la loro incapacità di comunicare e comprendersi.

Non è un caso che la “confessione d’amore”, se così si può chiamare, venga interpretata in modo diverso dai due. Park Chan-Wook sottolinea già dal loro primo incontro questa impossibilità di rapportarsi in maniera sincera. Anche qui, interviene la tecnologia. Il momento clou del loro rapporto viene registrato da Seo-Rae, per riviverlo altre mille volte. Interpreta le parole dette da Hae-Joon come una dichiarazione d’amore, pur non essendoci. Questa “dichiarazione”, che Seo-Rae ascolta e ascolta e ascolta, non è altro che punto culminante di quest’eterna incomprensione.

Decision to leave

Un mistero indecifrabile

“Tutto è una copia di una copia di una copia”, affermava la voce narrante di Fight Club, riferendosi all’insonnia. Park Chan-Wook sembra riprendere questa teoria. Decision to Leave, infatti, presenta e ripresenta le stesse situazioni, dal passato raccontato da Seo-Rae, all’ultimo caso che si ritrova a indagare Hae-Joon. Tutto è simile, ma confuso.

In questo thriller, più che un caso poliziesco, Park Chan-Wook mette in mostra le passioni umane, tema a lui caro, evidenziando ancora una volta fino a che punto le persone possano arrivare. I sentimenti che guidano le azioni ci confondono, ci annebbiano la vista. Simboliche le gocce d’acqua su cui ripiega proprio quest’ultimo, come simbolica è la nebbia di Ipo, dove si trasferisce con la compagna, prima del climax finale. Nebbia che, non a caso, richiama la canzone preferita proprio di Seo-Rae.

Seo-Rae rimane quindi un personaggio inscrutabile, incomprensibile, sia per lo spettatore che per Hae-Joon.

Commento finale

L’ultimo lavoro di Park Chan-Wook, Decision to Leave, si rivela un thriller ad alta ispirazione hitchockiana. Un montaggio serrato, incisivo, confonde lo spettatore e lo attrae nell’inizio dell’ossessione di Hae-Joon, per poi distendersi e riprendere ritmi più tranquilli nella seconda parte del film. Una storia d’amore morbosa, un rapporto segnato da imparità e incomprensione reciproca, con sullo sfondo un mondo annebbiato, confuso, quanto le relazioni umane.

Recensione a cura di Giacinto Francesco Alba

 

Si ringrazia Lucky Red per la possibilità di visionare il film in anteprima.  Per ulteriori articoli, visitate la nostra homepage!

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8

Ottimo

Trivia

  • Il montaggio
  • Le scelte registiche
  • Il simbolismo

Goofs

  • Una ripetizione a tratti forzata della storia di Seo-Rae