
Raya e L’Ultimo Drago
Regista
Don Hall, Carlos López Estrada, Paul Briggs, John Ripa
Genere
Animazione , Avventura
Cast
Kelly Marie Tran, Awkwafina, Izaac Wang, Gemma Chan, Daniel Dae Kim, Benedict Wong
Sceneggiatore
Qui Nguyen, Adele Lim
Produttore
Walt Disney Animation Studios
Durata
107 min.
Offerte
Data di uscita
05/03/2021
Quota 59 per i Classici Disney! Raya e L’Ultimo Drago è disponibile dal 5 Marzo su Disney+ con Accesso VIP e sarà disponibile per tutti gli abbonati a Giugno.
Narra la leggenda su cui si basa l’intera vicenda narrata in “Raya e L’Ultimo Drago” che, in principio, fu Kumandra, un continente unico, una sorta di Pangea, dove regnava cooperazione tra uomini e draghi. In seguito, arrivò il Drunn, l’odio incarnato in flagello che si nutrì dell’anima di uomini e draghi tramutandoli in pietra. I draghi si sacrificarono per sconfiggere il Drunn, con il drago Sisu tramutato in una gemma del potere.
Più il tempo passò, più gli uomini si scontrarono gli uni contro gli altri per il possesso del residuo magico dei draghi. Gli uomini si divisero in cinque territori, Coda, Zanna, Dorso, Cuore ed Artiglio, con la gemma rimasta in custodia nel territorio del Cuore, di generazione in generazione, fino ad arrivare a Raya che si ritrova a dover fronteggiare il ritorno del Drunn, a seguito della rottura di questa gemma.
Opulenza visiva e gran lavoro di world-building
La prima mezz’ora di “Raya e L’Ultimo Drago” è straordinaria. Non si vedeva una partenza così fulminea ed impressionante da parte di un Classico Disney dai tempi di “Zootropolis“. C’è smania di world-building. C’è ricercatezza visiva nei luoghi, ispirati a luoghi dell’Asia sudorientale. Uno splendore nei fondali che strabocca in un incredibile fascino. L’ottimo utilizzo, poi, degli abbinamenti cromatici ed il character design dei vari personaggi, fotorealistici e leggermente smussati in tono cartoonesco.
Nonostante un universo derivativo, un mischione tra “Il Signore degli Anelli“, “Avatar – La leggenda di Aang” ed “Oceania“, la grande macchina artistica (quattro registi, otto sceneggiatori, un numero spropositato di animatori) riesce a combinare concetti scontati in modi unici tanto da farli sembrare relativamente freschi. Il prologo con il disegno 2D esalta già lo stile squisitamente fantasy. L’introduzione di Raya, è efficace al punto giusto ed, a differenza di altri personaggi femminili stereotipati degli ultimi anni, fallisce ed impara dai suoi errori. L’introduzione delle cinque terre, pur sbrigativa, accentua la caratterizzazione estetica ed espressiva di ogni singolo territorio, ed esalta l’inclusività multietnica che è ormai divenuto principio fondante nelle ultime produzioni Disney.
Convincente senza strafare
Dopo una partenza esemplare, il film, però, s’affievolisce. Incappa in una sceneggiatura che mischia il classico viaggio dell’eroe ed una struttura videoludica a livelli che vede Raya viaggiare nelle varie terre per recuperare i frammenti della gemma per riunificarla e sconfiggere il Drunn. Una scrittura formulaica, superficiale, annaspante ma che si mantiene comunque sulla soglia dell’attenzione. Non annoia, ma diverte e convince nonostante tutto.
La forza di questo mondo fantasioso si fa sentire grazie all’opulenza visiva. Sono graziose alcune creature di questo mondo come il simpatico armadillo Tuk Tuk, le tre scimmiette da comic relief, o lo splendido drago leggendario, molto più simile ad una lucertola, Sisu. Inoltre, è ottima la gestione di alcune sequenze come quelle dei combattimenti, e qui si vede la mano di uno dei registi, Don Hall, regista di “Big Hero Six“, i combattimenti non sono mai stati così dinamici, così ben coreografati come in altri film animati.
Il collettivismo
Ed un altro elemento che impreziosisce il film non è solo quello di avvicinarsi, il più possibile, alle tradizioni asiatiche, ma anche quello di avvicinarsi ai valori della cultura orientale. In questo caso il collettivismo, che rigetta il solito individualismo del protagonista ed una riduzione del concetto di fiducia solo in se stessi, ma allargando questa fiducia verso l’altro, in un rapporto continuo e propagato di collaborazione e tolleranza.
Un fattore che lega un messaggio profondo e molto attuale con il cinismo da bomber di chi vuole accaparrarsi, a qualsiasi costo, il mercato asiatico, senza farlo in modo gretto come nell’orripilante live action di “Mulan“. Sicuramente il problema maggiore di “Raya e L’Ultimo Drago” risiede nel fatto che è quello che è, senza mai strafare ed essere chissà che cosa. Un film semplice, generalmente poco teso, divertente quanto basta, il cui elemento più significativo sta nella caratura visiva che fa rimpiangere di aver potuto vedere un film del genere sul grande schermo.
Commento Finale
Certe immagini e paesaggi di “Raya e L’Ultimo Drago” fanno rimpiangere di non aver potuto vedere questo nuovo Classico Disney sul grande schermo. Un lavoro tecnico ricercato e splendido. Meno sul versante di scrittura, con una narrazione formulaica, sempliciotta ma convincente.
Recensione di: Ettore Dalla Zanna

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Trivia
- Immagini di uno splendore visivo assoluto.
- I combattimenti sono dinamici e ben diretti.
- Raya deve assolvere il proprio dovere ma non è un'eroina stereotipata.
Goofs
- La scrittura è per accumulo, e formulaica. Sempliciotta, in parole povere.