
MANK
Regista
David Fincher
Genere
Drammatico , Realistico
Cast
Gary Oldman, Amanda Seyfried, Lily Collins, Arliss Oward, Tom Pelphrey, Sam Troughton, Ferdinand Kingsley, Tuppence Middleton, Tom Burke, Joseph Cross, Jamie McShane, Toby Leonard Moore, Monika Gossmann, Charles Dance
Sceneggiatore
Jack Fincher
Produttore
Netflix
Durata
2h 11min
Offerte
Data di uscita
4/12/2020
Il backstage di Quarto potere
Per chiunque si interessi al mondo del cinema Quarto potere è da considerarsi una pietra miliare; citatissimo su ogni manuale di cinema per la regia innovativa di Orson Welles, il quale compare anche come attore protagonista, produttore e co-sceneggiatore. Ma se tanto si è parlato di Welles (qui interpretato da Tom Burke), molto meno si è detto del vero e proprio sceneggiatore del film: Mank (Gary Oldman), appunto. L’intento del film è proprio quello di svelarci la sua storia, facendoci rivivere fatti salienti del suo passato che hanno portato Mank a scrivere proprio quella sceneggiatura. E se, per citare lo stesso Mank, “non si può ritrarre l’intera vita di un uomo in due ore, ma solo provare a darne un’impressione”, possiamo dire che il film riesce meravigliosamente nell’intento restituendoci un quadro un po’ più chiaro di chi fosse Herman Mankiewicz.

Per far ciò veniamo trasportati indietro nel tempo, tramite numerosi flashback, alla Hollywood degli anni ’30; la Hollywood dei grandi Studios cinematografici come la Paramount o la MGM, in cui veniamo introdotti e di cui comprendiamo le dinamiche interne seguendo i personaggi che ne fanno parte integrante per un motivo o per un altro. Le sferzanti osservazioni e i numerosi commenti quasi mai taciuti di Mank ci sottolineano le contraddizioni e gli inciampi storico-politici che spesso le situazioni prendono, e in generale ci offrono una chiave interpretativa piuttosto forte e critica. Non che Mank sia esente da colpe, l’intento non è di fornirne un ritratto idealistico: i vizi ci sono e non vengono certo oscurati. Non è un caso che la moglie (Tuppence Middleton) venga denominata “povera Sara”… Mank è “solo” la storia di un uomo con pregi e difetti che con Quarto potere scrive la sua sceneggiatura più riuscita.
No ai colori, sì ai flashback e al cinnamon roll
La prima particolarità che balza agli occhi in Mank è il suo non essere a colori. Il film è interamente girato in bianco e nero, quasi a dar l’impressione che non si tratti solo della storia di uno sceneggiatore ai tempi della Hollywood degli anni ’30-’40, ma che sia esso stesso un film di quegli anni. Ovviamente non è così, ma il tributo ai film del tempo passato è forte, anche per quel che riguarda la recitazione del cast che ricalca e rende omaggio a quel modello.

Interessante è anche l’espediente con cui vengono identificati i vari flashback: una scritta, idealmente battuta a macchina, in cui viene esplicitato se ci troviamo all’interno o all’esterno di un tale luogo, se è notte o è giorno e la data corrispondente; inoltre tra parentesi compare la scritta “flashback”. Il tutto come se si trattasse di una sceneggiatura, quasi a riecheggiare la stessa parabola raccontata dal film
D’altronde la struttura di Mank in sé e per sé ricorda una spirale (“come un cinnamon roll” per riprendere le parole del protagonista). Parte da un punto, torna indietro per poi ritornare al punto di partenza sempre più frequentemente. E proprio il fatto che siano le parole stesse di Mank a mettere in luce questi punti in comune tra il film che sta scrivendo e il film che stiamo guardando con lui protagonista, ben evidenzia un altro aspetto caratteristico del film: il citazionismo e le analogie interne.
Analogie interne ed esterne
Prima abbiamo accennato a quanto in Mank siano presenti citazioni e analogie; ma riferite a cosa? Ovviamente trattando della storia della sceneggiatura di Quarto potere è evidente che ci siano molti rimandi a questo film. A partire dalla struttura a spirale piena di flashback che ricorda quella del film del 1940i seppur non ci siano interviste svolte da un giornalista; qui a muoverci non è una domanda così specifica come “Qual è il significato dell’ultima parola di Kane: Rosabella?”, eppure alla fine si giunge allo stesso tipo di curiosità che ci animava da spettatori del film di Welles: il voler conoscere la vita di un uomo e il suo significato.

Perfino certe scene e dettagli rimandano immediatamente a Quarto potere e il film non lo nasconde, anzi. Spesso Mank stesso enuncia di voler inserire una parte nella sceneggiatura. Altre volte invece le citazioni sono a fatti stessi della sua vita, che in parte esulano dalla storia raccontata nel film di Welles. È tramite queste che ci accorgiamo quanto la sceneggiatura di Quarto potere sia motivo di riflessioni e analisi personali per Mank. E quanto questo condizioni la sua scelta finale.
COMMENTO FINALE
Ci sarebbe ancora molto da dire su Mank, molte analisi più approfondite da dedicare a questo film da Oscar. Ma per riassumere si può dire che sicuramente Mank ha saputo ripagare le attese degli spettatori. David Fincher sa rendere onore alla sceneggiatura del padre defunto; riesce, infatti, a catapultarci nell’atmosfera di una Hollywood passata, a solleticare quanto basta la curiosità dello spettatore affinché resti incollato allo schermo per comprendere tutta la storia e dà finalmente voce allo sceneggiatore che era rimasto in sordina. Il cast eccezionale riesce a rimanere in equilibrio tra un’interpretazione meno affettata, ma che si accosti ai film di un tempo. È consigliabile rivedersi anche Quarto potere per apprezzare ancora di più i rimandi del film.
Recensione di: Francesca Capone.
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Trivia
- Perfetto equilibrio tra modernità e l'aurea di una Hollywood d'altri tempi
- Una storia biografica coinvolgente
- La struttura a spirale che incoraggia lo spettatore a prestare attenzione ai dettagli
- Cast eccezionale
Goofs
- Per apprezzarlo appieno è consigliabile vedersi Quarto potere