
Lady Macbeth
Regista
William Oldroyd
Genere
Drammatico , Thriller
Cast
Florence Pugh, Cosmo Jarvis, Naomi Ackie, Paul Hilton, Christopher Fairbank
Sceneggiatore
Alice Birch
Produttore
BBC Films, British Film Institute
Durata
89 minuti
Offerte
Data di uscita
15 Giugno 2017
Lady Macbeth. Sanguinario dramma al femminile nella campagna inglese del XIX secolo.
Trama
La giovane Katherine, nella campagna inglese del 1865, viene “venduta” in moglie. Il ricco Alexander Lester è molto più vecchio di lei e le impone un severo rispetto delle convenzioni sociali.
La vita nella magione trascorre nell’adempimento dei doveri coniugali, senza libertà e con il disinteresse, sia emotivo che fisico, del suo uomo. Un giorno il marito parte e lascia Katherine sola con la cameriera Anna ed il resto del personale.
Godendo di un periodo di sana felicità e indipendenza, la donna intrattiene una pericolosa relazione con il grezzo stalliere Sebastian. La fetta di libertà e potere che si ritaglia hanno però un prezzo molto salato: la dimora diviene il teatro di una feroce battaglia tra la famelica Lady Macbeth e la società maschile (e non).
Il Cinema che urla la propria indipendenza
“Lady Macbeth“ è tratto da una novella russa, è vero. Com’è vero che il taglio delle inquadrature fa pensare alla solennità pittorica, accentuata dalla fotografia pastosa ed elegante. Il ritmo poi è decisamente lontano dai grandi blockbuster di questa stagione estiva. Lentissimo, scandito da dialoghi essenziali, dalla recitazione ed appunto dalla rigidità grafica che il debuttante William Oldroyd concepisce.
Ma qui non parliamo di Cinema al servizio delle altre arti. Non c’è servilismo nella ricerca del rigore estetico e della perfezione geometrica. In un film sui rapporti di potere, sui padroni che divengono schiavi e viceversa, il Cinema trova invece una propria personalissima dimensione. Lo fa attraverso una sofisticata e pungente corrispondenza della forma con la sostanza, specie nei primi meravigliosi 20-30 minuti.
La rigidità maschile e il movimento femminile
Il film comincia con un’immersione istantanea nella nuova realtà della donna. Una realtà drammaturgicamente caratterizzata da severe leggi, umiliazioni e repressioni sessuali. Le immagini di conseguenza si adattano allo scontro tra il corpo-animale di Lady Macbeth e il rigido sistema arcaico in cui esso è inserito. Lo fanno in maniera elementare, quasi scolastica, ma perchè si misurano con un’inesorabile linearità narrativa.
Corpo vs società. I maschi hanno il loro sistema: leggi morali, possibilità di possedere terre e uomini, incarichi istituzionali alti… La società virile rifiuta il caos, rigetta il disordine sociale e teme chiunque attenti ai propri privilegi. Tutto ciò ha un nome, Katherine. Dal fisico tutto curve e carne, dallo sguardo penetrante, dalla forte personalità e da una carica erotica che mette quasi paura. Una tigre da domare, un corpo che non si può toccare perché potrebbe mordere (e forse lo farà…).
Ed è con queste premesse che la protagonista subisce un processo estetico soffocante. All’interno della casa non esistono movimenti di macchina, solo punti di vista fissi in cui Lady Macbeth posa come per un ritratto. Dice di amare la natura, il freddo, l’aria, il sesso ma se il maschio-padrone è in casa non esiste movimento, avventura o passione, ma routine e discrezione. Dovrà attendere la partenza del marito per stare all’aperto. Ed ecco che la macchina a mano rompe il rigore visivo ed offre movimenti bruschi e traballanti. Sporchi, fisici e nervosi si adattano alla ritrovata libertà della donna e disperdono l’ordine precedentemente costituito. Ma quanto può durare?
Istinto cannibale, sete di vampiro e fame felina
Questo non e’ un film sui retorici (anche se legittimi) diritti della donna. La portata del discorso è molto più ampia e non disperde la sua lucidità d’analisi, salvo forse nel finale. Secondo il regista, alla base evolutiva dei rapporti di forza tra i sessi, si potrebbe celare un fantasma, un seme marcio, un veleno. Il maschio è destinato a mimettizare il suo timore d’impotenza (il marito non fa mai sesso con la donna, riesce solo a masturbarsi mentre la osserva fuori campo) dietro una maschera tragicamente aggressiva.
Ma sembra un gattino indifeso in confronto alla solenne pantera Katherine. Personaggio meraviglioso e interpretato perfettamente, è una persona dominata dai suoi istinti e che solo attraverso essi riconosce la propria autenticità. Non si contano le situazioni in cui un rumore, un odore, una visione, un contatto proveniente dal fuori campo solleciti la curiosità della donna. E quando è limitata alla compostezza delle pose sul divano o dei ricevimenti si spegne, si addormenta.
A tenerla sveglia sono il cibo, il fango, il sesso, il sangue e per lei non fa alcuna differenza. Il piacere che prova quando attraversa un campo su cui si abbatte il vento, beve un calice di vino, addenta un frutto, bacia e succhia il sangue del suo amante (Lady Macbeth vampiro?) è sinistramente sempre identico a sè stesso.
Perchè l’istintività di Katherine non è affatto ingenua. Come una vedova nera avvicina sensualmente chiunque posi gli occhi sulla sua ragnatela, ma solo per averne il controllo. E non c’è solidarietà femminile o comprensione, ma una continua intenzione di possedere ciò che si è guadagnato. Lady Macbeth nasce come eroina di libertà ma finisce con l’incarnare quel subdolo potere esercitato sulla mente e sul corpo del più debole.
Commento finale:
“Lady Macbeth”. Il Cinema che personalmente amo. Raffinato e sporco, fisico e celebrale, erotico e funereo. Quello che riesce a dirci chi eravamo e chi forse saremo sempre. Meno di 90 minuti che (per fortuna!) sembrano non finire mai. Estremamente attuale ed eterno, “Lady Macbeth” è già tra le migliori sorprese dell’anno.

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