La fiera delle illusioni
7.2/10

La fiera delle illusioni – Nightmare Alley

Regista

Guillermo del Toro

Cast

Bradley Cooper, Cate Blanchett, Toni Collette, Willem Dafoe

Sceneggiatore

Guillermo del Toro, Kim Morgan, William Lindsay Gresham (novel)

Produttore

Guillermo del Toro, J. Miles Dale

Durata

2h 30min

Offerte
Data di uscita

27 Gennaio 2022

Stan, un imbonitore da fiera, lascia la propria casa e si imbatte in un grande circo. La voglia di ribalta lo porterà ad utilizzare l'arma dell'illusione. Quanto tempo ci vorrà prima che essa gli si rivolti contro?

La fiera delle illusioni: un titolo ingannevole

La fiera delle illusioni – Nightmare Alley è giunto in sala lo scorso 27 Gennaio e i più fortunati possono goderne ancora la proiezione. Il nuovo film di Guillermo del Toro era stato annunciato già da tempo, con una serie di immagini che gettavano sull’opera un certo alone di mistero. Il cast era già noto: spiccano Bradley Cooper nel ruolo del primo protagonista, Cate Blanchett, Toni Collette e Willem Dafoe.

La fiera delle illusioni
Madame Zeena e gli altri artisti della fiera

Il regista messicano, dalla forte impronta autoriale, ha sempre creato una certa aspettativa nel pubblico, immergendolo in atmosfere fantastiche, spesso tendenti al genere horror. Come il titolo suggerisce, eravamo sicuri che la fiera sarebbe stata la sua ambientazione, un luogo non estraneo alla narrativa dell’orrore dai tempi di Freaks (1932) di Tod Browning. Qui Guillermo del Toro, come vedremo, si discosterà dalla sua dimensione irrealistica, mostrandoci un lato diverso del suo bizzarro mondo. Una cosa è certa, il titolo è proprio il primo inganno di cui lo spettatore è vittima. Nulla di più vero e realistico si cela dietro la storia di Nightmare Alley, dunque a quali illusioni si riferisce?

Il plot principale

Il film è tratto dal racconto dal romanzo di William Lindsay Gresham del 1946. Stanley “Stan” Carlisle (Bradley Cooper), un piacente imbonitore da fiera, brucia la propria casa nel Midwest e vagabonda fino a raggiungere un grande circo itinerante gestito da un certo Clem (Willem Dafoe). Iniziando a lavorare per lui, incontra alcuni personaggi: Madame Zeena (Toni Collette), una chiaroveggente, suo marito Pete, un illusionista, e Molly, una giovane donna che riesce a resistere all’elettricità. L’attrazione tra Stan e Molly riserverà un nuovo futuro per loro ed egli, abile manipolatore, si imbatterà in nuovi incontri, tra cui l’enigmatica Dottoressa Ritter (Cate Blanchett), e in risvolti davvero inaspettati.

 

L’imperturbabile Stan Carlisle

Non è per niente facile riassumere ciò che una pellicola di due ore e mezza riesce a mostrare al pubblico. Con un ritmo lento ma mai pesante, l’intera avventura di Stan e le conseguenze delle sue azioni sono in effetti l’unico fulcro della narrazione, mentre gli altri personaggi, con le loro storie appena accennate, sembrano più che altro presenze che ruotano intorno a lui senza mai influenzarlo più di tanto. Stanley è il motore che trasporta il racconto da un punto ad un altro determinando per sé ogni singolo evento. Un grande fascio di luce è puntato su di lui dall’inizio alla fine, lasciando di volta in volta qualcuno indietro.

È una scelta narrativa che, se vogliamo, cozza un po’ con la stessa idea di fiera. Essa è legata ad una dimensione corale che, di norma, si riversa su una maggiore focalizzazione su tutti i membri che la compongono. In tal modo essa fornisce allo spettatore più sottotrame e diversi punti di vista. Una pecca, infatti, è forse quella di non concentrarsi troppo su alcuni personaggi sì secondari ma, a mio avviso, estremamente importanti e degni di attenzione. Mentre alcuni ricevono una buona caratterizzazione, come la coppia Zeena-Pete, altri si circondano di numerosi punti interrogativi, come la Dottoressa Ritter il cui background si cela dietro piccoli indizi che, il più delle volte, restano alquanto indecifrabili.

La fiera delle illusioni
Stan si esercita nel suo numero di illusionismo

A questo punto ribadisco la domanda: di quali illusioni stiamo parlando? Quello di Stan è un personaggio che crede di evolversi ma che, in realtà, tende semplicemente a svelare parti di sé da sempre esistite. Nella speranza di risollevarsi, passando da una condizione misera ad una più ricca, egli si autoconvince di poter cambiare, dimostrando invece di essere ancora l’uomo di partenza. Questa è la storia di un vero e proprio truffatore che, nell’illudere gli altri, illude anche se stesso.

 

Fotografia: voce narrante de La fiera delle illusioni

La sceneggiatura, seppur con qualche punto interrogativo, resta nel complesso un buon elemento del nuovo lungometraggio di Guillermo del Toro. Ciò che però rende il suo film un vero gioiello prezioso è la sua direzione artistica. La fiera delle illusioni riesce ad immergere lo spettatore in un clima sospeso, a metà strada tra il sogno e l’incubo, in cui la regia e soprattutto la fotografia, insieme al sapiente uso delle luci, riescono a realizzare la tipica atmosfera noir.

L’angolo di ripresa è un simbolo fondamentale: l’alternarsi di inquadrature dall’alto e altre dal basso ci racconta, ad esempio, il cambiamento di prospettiva sul rapporto di Stan con gli altri personaggi, in particolare quello interpretato da Blanchett. Il loro rapporto è destinato ad un continuo scambio di potere: prima un uomo forte che crede di poter avere la Dottoressa in pugno, poi una donna potente che si prende gioco del nostro protagonista. Sono queste, tra l’altro, le sequenze in cui i colori e i tagli di luce donano al film una piacevole estetica. Laddove una sceneggiatura può peccare di battute più “povere” o enigmatiche, dunque, la fotografia può raccontare quello che non è esplicitato con le parole.

La fiera delle illusioni
Stan e la Dottoressa Ritter

La scelta dei costumi e la splendida scenografia conferiscono quel tocco di magia tipico del regista, soprattutto nella prima parte del film interamente ambientata nella grande fiera. Lo spettatore è catturato dal mondo che lo stesso Guillermo del Toro ha creato, il quale infatti si differenzia molto da quello nato nel primo adattamento del romanzo, diretto da Edmund Goulding nel 1947. Sarebbe banale dire che la sola presenza del colore aggiunga valore all’opera; il lavoro del regista messicano e del dipartimento artistico va ben oltre il mero progresso cinematografico, dando vita ad vero e proprio microuniverso. Esso vive insieme ai suoi personaggi e alle storie che vuole raccontare.

 

Commento finale

La fiera delle illusioni riesce a creare un piccolo – e grande – universo intriso di sogno, a tratti incubo, e di magia, pur narrando una storia del tutto legata alla realtà. Una buona sceneggiatura, seppur con i suoi piccoli inciampi, è affiancata da una maestosa regia e direzione della fotografia, capaci di regalare al pubblico un’atmosfera più unica che rara, degna del nome di Guillermo del Toro.


Recensione a cura di Livia Soreca.

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7.8

Buono

Trivia

  • Regia e fotografia funzionali alla narrazione e di estetica gradevole

Goofs

  • Il focus su alcuni personaggi è ridotto all'osso
  • La dimensione corale tipica delle storie con questa ambientazione lascia spazio ad un'estrema individualità