
Inception
Regista
Christopher Nolan
Genere
Azione , Drammatico , Fantascienza
Cast
Leonardo DiCaprio, Cillian Murphy, Joseph Gordon-Levitt, Ellen Page, Tom Hardy, Marion Cotillard, Michael Caine, Pete Postlethwaite
Sceneggiatore
Christopher Nolan
Produttore
Christopher Nolan, Emma Thomas
Durata
2 h 28 min
Offerte
Data di uscita
2010
Benvenuti nel subconscio
Inception non è un film sui sogni, contrariamente a quanto si possa pensare. È, piuttosto, la complessa rappresentazione cinematografica che Nolan -sceneggiatore e regista- prova a darci della mente umana, un tema già esplorato in Memento (2000). Un lavoro sullo spazio e sul tempo, temi che torneranno anche in lavori successivi, che qui vengono piegati, stratificati e dilatati in base alle regole interne della narrazione. Un film che, come i complessi sogni di cui tratta, si struttura a livelli.
Cobb: Voglio farti una domanda. Tu non ricordi mai esattamente l’inizio di un sogno, vero? Ti ritrovi sempre in mezzo a quello che sta succedendo.
Ariadne: Credo, sì.
Cobb: Allora come siamo arrivati qui?
Livelli dentro e fuori la narrazione
La narrazione temporale è circolare: un breve prologo da cui inizia un lunghissimo flashback che si conclude nel punto di partenza e aggiunge una sorta di epilogo, ovvero l’enigmatico finale che ci lascia con il dubbio.

Il primo livello
È tutta la prima parte: quella che ci presenta i personaggi, ognuno con un ruolo ben preciso, e la logica interna su cui si basa la costruzione dei sogni.
Nolan si assicura di rendere tutto il più chiaro possibile allo spettatore, in particolare grazie ai dialoghi, preparandolo ad affrontare la complessa parte (o livello) centrale. Nulla è lasciato al caso: ogni meccanismo è spiegato e giustificato. Un esempio su tutti: il sedativo del chimico Yusuf, così potente da calare i protagonisti in un sogno multilivello, ma non abbastanza da intaccare il funzionamento dell’equilibrio presente nell’orecchio, così da poterli risvegliare con il ‘calcio’ (un’improvvisa caduta del corpo, nel mondo reale).
Il secondo livello
È la parte centrale, quella che affronta la trama di spionaggio all’interno del complesso labirinto onirico costruito dai protagonisti. Lo spettatore inizia a capire come funziona il gioco e a divertirsi, ricordando tutto il necessario e tenendo conto dei nuovi elementi.
Qui si presenta il non-luogo dell’azione principale: il labirinto onirico multistrato in cui si muovono le proiezioni dei protagonisti e del loro subconscio. Ogni livello (del sogno) è connesso con gli altri grazie allo spazio e al tempo. Lo spazio collega i personaggi attraverso il luogo fisico (reale) in cui dormono i loro corpi, a loro volta connessi tra loro da una valigetta contenente le flebo con i sedativi. Il tempo collega i livelli proprio perché non scorre allo stesso modo in ognuno di essi: serve un’estrema sincronia tra le azioni in ogni livello per portare a termine la missione (senza morire).
Il terzo livello
È il finale. L’obbiettivo dei protagonisti è innestare un’idea nella mente di un uomo attraverso un sogno. Così, Inception lascia in noi un dubbio, una domanda, un pensiero. Qual è la realtà? Cobb (Leonardo DiCaprio) torna a Los Angeles dai suoi figli o sta ancora sognando? Una chiusura quasi frettolosa, se paragonata alla corposa parte centrale, proprio perché non è importante, né per Nolan né per noi. Il punto non è se abbiamo un lieto fine oppure no, ma in quale realtà decidiamo di vivere. Il mondo o il nostro mondo? Che differenza fa, alla fine? Lo stacco sulla trottola che gira ci permette di scegliere il nostro finale, ma ci sono indizi che fanno pensare che Cobb sia rimasto nel sogno. Suo suocero (Michael Caine) e i suoi figli hanno gli stessi vestiti dell’ultima volta in cui li ha visti nella realtà, e i bambini non sono cresciuti. Tipico delle proiezioni mentali.
Inception parla di espiazione
Apparentemente la narrazione si limita allo spionaggio attraverso i sogni, ma non è affatto così. Ciò di cui parla veramente Inception è come il subconscio talvolta riesca a creare delle strutture mentali che poi prendono il sopravvento, diventando delle vere e proprie carceri. Non si scherza con la mente, questo dice Inception.
Cobb: Qual è il parassita più resistente? Un batterio? Un virus? Una tenia intestinale? [si rivolge a Mr. Saito] Un’idea. Resistente, altamente contagiosa. Una volta che un’idea si è impossessata del cervello è quasi impossibile sradicarla. Un’idea pienamente formata, pienamente compresa si avvinghia, qui da qualche parte.
Il dramma personale del protagonista, Cobb, è che ha involontariamente innestato un’idea nella mente della moglie, la quale, fragile, non riesce più a distinguere la realtà dal sogno. Convinta di dover morire per potersi risvegliare nella dimensione reale, si uccide davanti a lui. Il suo senso di colpa è talmente forte che non riesce a non proiettare la moglie in ogni sogno (anche quelli degli altri). Nel suo subconscio crea una vera e propria prigione sottoforma di grattacielo: al piano terra tiene imprigionata, per quanto possibile, la sua proiezione della moglie e non riesce a lasciarla andare perché si sente responsabile della sua morte.

Nolan e il tempo
Che piaccia o no, Nolan si fa riconoscere. Film ambiziosi con protagonisti in perenne conflitto con loro stessi e alcuni temi ricorrenti. Uno di questi è sicuramente il tempo. Alcuni esempi.
In Memento, Nolan stravolge il tempo del film con un montaggio che segue i disturbi del protagonista, che ogni 15 minuti perde la memoria, scegliendo sequenze di circa un quarto d’ora, fondendo così il contenuto al contenitore. In Insomnia il tempo è dilatato a dismisura, il linea con le giornate ‘infinite’ dell’estate artica, caratterizzate dal mancato tramonto del sole. Interstellar è, finora, il suo più emblematico lavoro sul tempo (ricordiamoci che sta per uscire Tenet). Qui, Nolan gioca con lo spazio-tempo secondo teorie fisiche realmente esistenti, che gli consentono di creare un complesso meccanismo narrativo che accompagna il protagonista in un catartico viaggio spazio-temporale. Infine, Dunkirk segue tre storie con un flusso temporale diverso (una settimana, un giorno e un’ora), in cui il tempo diventa un’ossessione verso un nemico che sta per arrivare, sottolineato dal ticchettio di un orologio.
Inception
In Inception c’è un lavoro sul ricordo drammatico del protagonista: un momento sospeso nel tempo che determina le scelte dell’uomo, che rimane ancorato al passato.
Inoltre, l’uso dello slow motion sottolinea l’aspetto illogico del sogno, come nella scena in cui tutto inizia ad esplodere mentre Cobb e Ariadne sono al bar. Da notare anche il lungo slow motion sulla caduta del pulmino, che collega con un montaggio alternato i vari livelli realtà-sogno in cui stanno agendo i protagonisti. Livelli in cui, ricordiamo, il tempo scorre diversamente ma dipende dalla sincronia delle azioni nel livello della realtà.
Inception: 4 Oscar
Miglior fotografia, migliori effetti speciali, miglior sonoro e miglior montaggio sonoro. La colonna sonora del film è stata composta dal già premio Oscar Hans Zimmer. L’idea era quella di realizzare dei suoni semplici e malinconici; la canzone Non, je ne regrette rien è stata recuperata da una registrazione che si è poi scoperta essere il risultato di diverse copie fatte all’originale (di Édith Piaf). Il suono antico e sporco che ne è risultato ha determinato la scelta del brano come collegamento tra la realtà e il sogno: quando i protagonisti sentono questa melodia, sanno che stanno sognando.
Commento finale
Inception è un lavoro complesso, che esplora i labirinti della mente umana attraverso il sogno. È un film che va visto e rivisto per apprezzarlo appieno, e che andando oltre la sottotrama dello spionaggio ci racconta che talvolta vorremmo vivere in una dimensione che non è reale, ma non per questo siamo deboli.
Recensione di: Lucia G.S.
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Pro
- Ottima sceneggiatura
- Cast e recitazione
- Colonna sonora da urlo
- Montaggio e montaggio sonoro
- Fotografia
Contro
- Una sola visione potrebbe non bastare!