
Il colpevole – The Guilty
Regista
Gustav Möller
Genere
Crime , Drammatico , Thriller
Cast
Jakob Cedergren, Jessica Dinnage, Omar Shargawi
Sceneggiatore
Gustav Möller, Emil Nygaard Albertsen
Produttore
Nordisk Film / SPRING, Nordisk Film Production, Det Danske Filminstitut, New Danish Screen, Nordisk Film- & TV-Fond
Durata
85 min
Offerte
Data di uscita
7 marzo 2019
Il colpevole – The Guilty: il thriller danese disponibile su Amazon Prime Video
A volte, per ottenere un ottimo film, basta una buona sceneggiatura e un’ottima idea. Il colpevole – The Guilty gode di entrambi gli elementi. Esordio alla regia di Gustav Möller, il thriller danese del 2018 è un titolo presente sul catalogo di Amazon Prime Video che consigliamo caldamente agli amanti del genere di recuperare. Il film si è distinto in diversi festival importanti, come il Sundance e il Torino Film Festival, confermando un andazzo positivo per il cinema scandinavo, negli ultimi anni sempre più splendente.
Asger Holm (intepretato da Jakob Cedergren) è un agente di polizia, prima attivo sul campo, ora temporaneamente declassato ad addetto al centralino per le chiamate di emergenza. Il retrocedimento è dovuto a un processo che si terrà il giorno dopo e che deciderà per la carriera del protagonista. Annoiato e frustrato, Asger riceve una chiamata che lo sconvolge e che cambierà il corso della sua serata e forse della sua vita. Iben gli telefona da una macchina, sconvolta, dice che suo marito l’ha rapita e che i suoi due figli piccoli si trovano a casa da soli, spaventati. Iben parla e attraverso la sua voce e quella degli altri personaggi, la storia prende forma davanti ai nostri occhi.
Un thriller claustrofobico basato solo sulle parole
Non usciremo mai da quella stanza: tutto il film è ambientato in quel centralino. L’unico volto che vediamo davanti ai nostri occhi è quello di Asger, escludendo i suoi colleghi, meno di comparse che si aggirano sullo sfondo. Il protagonista prende a cuore la situazione e chiama ininterrottamente collaboratori, reparti di polizia, i figli della donna, la stessa Iben. Asger ascolta e noi ascoltiamo con lui. La nostra immaginazione galoppa, prendendo l’aspetto di vivide e, a volte, cruente immagini. Rinchiusi insieme al protagonista in due stanze, l’esterno ci è soltanto suggerito con l’audio, parole studiate in sceneggiatura per essere rese il più evocative possibile. In un film dove il suono è l’indiscusso protagonista, espressivi e carichi di tensione sono anche i silenzi. Tra una telefonata e l’altra, il nostro sguardo sosta sul viso teso di Asger, l’unico inquadrato in tutta la pellicola.
Asger non è il tipico protagonista affabile, il poliziotto eroico e stoico che prende in mano la situazione a sangue freddo. Poco apprezzato dai suoi colleghi, volubile ed irritabile, compie anche degli errori, a quel telefono. Reagisce di istinto, risponde rabbioso, nervoso, non rispetta le sue mansioni. Proprio per questo, però, risulta molto umano ed è facile empatizzare con lui. Lo comprendiamo, condividiamo il suo impegno, il suo dispiacere per non potersi rendere utile fino in fondo. Capiamo in fretta che a guidare Asger è il senso di colpa. Cerca l’espiazione attraverso quelle chiamate, attraverso la storia di quella mamma che vuole a tutti i costi salvare. Un po’ la raggiunge, la redenzione, ogni volta che la donna, dall’altra parte della cornetta, gli ricorda che “è una brava persona”. Forse non basta, però, e tutti i personaggi, per un motivo o per un altro, dovranno venire a patti con le loro responsabilità.
Una sceneggiatura lineare a servizio di una trama verosimile
Jakob Cedergren regge magistralmente tutta la pellicola. La camera lo tampina, gli toglie il respiro inquadrandolo estremamente da vicino, ci regala ogni sua sfumatura di espressione, ogni vena di tensione che pulsa sulla sua tempia. Allo stesso modo, le voci degli altri protagonisti (soprattutto quella di Iben) riescono ad essere espressive e credibili. Tutto si presta a servizio di una sceneggiatura magistrale, mai esagerata, mai autocompiaciuta, sempre verosimile, anche nei colpi di scena. La vicenda si svolge in tempo reale, non è presente alcune ellissi temporale, la durata percepita dallo spettatore è quella effettiva della storia. Zero tempi morti, ritmo serrato, una lunghezza contenuta. Il colpevole ha optato per l’essenzialità in ogni campo, una scelta coraggiosa, soprattutto in questi tempi in cui la spettacolarizzazione ne fa da padrona, ma si tratta di una decisione totalmente ripagata.
Commento finale
Il colpevole è una pellicola sullo sbagliare, sul prendersi le proprie responsabilità e sul redimersi. È un thriller asciutto, quasi d’altri tempi, un radiodramma reso ad immagini che non annoia mai. Pur non essendo un film memorabile o da storia del cinema, riesce esattamente nel suo intento e si presenta come un boccata d’aria fresca per un genere che rischia di risultare ripetitivo e stantio. È la dimostrazione della potenza del medium cinema, che non è solo rappresentazione visiva, ma anche parole, suoni, suggestioni.
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Recensione di: Matilde Tramacere.

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Trivia
- Sceneggiatura lineare, credibile anche nei colpi di scena.
- Durata breve è perfetta per questo tipo di film.
- Trascinante e appassionante, denso di tensione.
- Interpretato egregiamente, ottimo lavoro anche dei nostri (sempre bravi) doppiatori.
Goofs
- Non adatto a chi cerca l’azione pura.
- Sconsigliato a chi non apprezza film claustrofobici o di soli dialoghi.