encanto
7,3/10

Encanto

Regista

Jared Bush, Byron Howard, Charise Castro Smith

Cast

Stephanie Beatriz, María Cecilia Botero, John Leguizamo

Sceneggiatore

Charise Castro Smith, Jared Brush

Produttore

Walt Disney Animation Studios, Walt Disney Pictures

Durata

102 min

Offerte
Data di uscita

24 novembre 2021

In alto nelle montagne della Colombia c'è un luogo incantato chiamato Encanto. Qui, in una casa magica, vive la straordinaria famiglia Madrigal dove tutti hanno capacità fantastiche.

Encanto: magia, accettazione di sé e musica latino americana nell’ultimo classico Disney

La famiglia Madrigal è una famiglia speciale. Graziati da una misteriosa forza magica, vivono in una casa dotata di volontà propria e sono la colonna portante del loro villaggio. Ognuno di loro possiede un “talento”, un super potere, ognuno di loro svolge un ruolo nella società, aiuta grazie alla propria capacità sovrannaturale. Ognuno di loro tranne Mirabel, la protagonista di Encanto, disponibile su Disney+ dal 24 dicembre.

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Cioè che salta subito agli occhi del 60esimo classico d’animazione Disney è il suo messaggio decisamente poco originale. L’amarsi per quel che si è e il cercare di apprezzarsi al di là dei propri difetti non sono di certo concetti innovativi e mai sperimentati dalla casa di produzione. Così come non lo è la scelta di dare alla famiglia e ai legami un ruolo così preponderante. Eppure Encanto brilla di una luce che negli ultimi classici pareva essersi un po’ affievolita, ma che ora splende di nuovo, inedita e potente.

Talenti serpenti

A rendere i componenti della famiglia Madrigal speciali non sono soltanto le loro capacità, ma anche il fine lavoro di caratterizzazione e differenziazione che si è svolto su ognuno di essi. Presentati nella canzone iniziale, ciascuno di loro guadagna poi il giusto spazio nella pellicola, con il proprio momento e con il proprio problema da risolvere. Perché non importa quanto sia straordinario il loro talento, tutti loro ne sono, in parte, schiacciati.

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Che sia per il peso delle responsabilità, come per Luisa, o per l’oppressione della perfezione, come per Isabela, i Madrigal non sono esenti da insicurezze, pressioni sociali, dubbi sulla propria identità. Vale per tutti, non sono per Mirabel, che porta il fardello di essere quella “diversa”, quella senza poteri. Mirabel, che non ha mai smesso di anelare il rispetto di sua nonna, senza rendersi conto che tutti sono nella sua stessa posizione. È in atto la decostruzione del supereroe nell’epoca dei supereroi, il ridimensionamento delle figure all’apparenza sovrumane ad esseri che hanno bisogno di aiuto e ascolto. Come tutti. A subire un percorso di crescita e cambiamento non è soltanto la protagonista, ma l’intera famiglia. E ci insegna così che l’apparenza inganna e che l’ostentazione della perfezione spesso nasconde il contrario. Ammonimento non da poco nell’era del social e della vita esibita e riverita.

Sotto il peso delle aspettative

Ma l’ammonizione non è soltanto verso i giovani. Ad essere sotto esame sono anche i genitori, le figura parentali in toto. Abuela, la nonna dei Madrigal, è colei che dirige ed è colei da soddisfare. Abuela assegna incarichi ed impegni, Abuela decide per il futuro dei nipoti. Emblema del suo comportamento autoritario è il trattamento riservato alla zia Pepa: alla donna, che con il proprio umore influenza il meteo, vengono costantemente rimproverate emozioni come rabbia e tristezza, che portano mal tempo. E Pepa può solo contenersi e frenarsi. Così come tutti gli altri componenti, che vivono nella paura di deludere la matriarca. Encanto ricorda ai genitori quanto possa essere soffocante il peso delle aspettative, quanto può inficiare, invece che aiutare, l’estrema produttività, la ricerca spasmodica attività, di qualcosa in cui eccellere. Ammonisce con gentilezza, invita alla pazienza: ognuno di noi ha la propria strada, bisogna solo avere il tempo di trovarla e sentirsi liberi di intraprenderla.

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Prendersi dei rischi e causare polemiche

Al di là di un messaggio reiterato e di facile lettura, Encanto è un film che si assume dei rischi. Tra questi, però, non può essere incluso quello di aver fatto indossare degli occhiali a una protagonista colombiana, due dettagli che hanno scaturito polemiche sterili e accuse di politically correct becero. Accuse abbastanza infondate per una casa di produzione che ha da sempre collezionato principesse e protagonisti di varie etnie, forme e caratteri, dall’impacciata Mulan, alla tenace Tiana. Sarebbe forzato ritenere gli occhiali di Mirabel un improvviso piegarsi alle mode. Anche se lo fosse, però, non si tratta di certo di un dettaglio così disturbante. Al massimo permetterà a qualche bambina occhialuta di immedesimarsi di più.

Mirabel

Creare un film corale, ambientarlo unicamente in una casa e privarlo di un villain dalla forte personalità: questi sono dei rischi. Dodici personaggi (non contando i non facenti parte della famiglia) che si muovono principalmente dentro le mura casalinghe. Una protagonista che affronta la propria crescita personale senza allontanarsi dalla propria dimora. I colori caldi e sgargianti della Colombia, la magica villa dalle mille sorprese e il ritmo ben sostenuto riescono a non far sentire la staticità dell’azione e anche la mancanza, molto criticata, di un vero e proprio villain, non inficia in alcun modo lo sviluppo narrativo. Perché la sua assenza non è sinonimo di mancanza di conflitto. L’ostacolo della protagonista è ben visibile e non ha necessità di essere incarnato da qualcosa o qualcuno, né c’è bisogno di un personaggio strepitosamente malvagio, ma affascinante, da aggiungere a quelli già presenti. Encanto ha già una folto stuolo di personalità memorabili al suo attivo e, per quanto possiamo essere affezionati ai cattivi Disney, meglio eliminarli che inserirli forzatamente, se il rischio è di farli risultare superflui.

Neanche Encanto può essere definito perfetto

Encanto non di certo esente da difetti. La smania del voler essere chiari e puntuali sfocia nel didascalico e spesso la situazione viene più spiegata, che mostrata, venendo meno all’aurea regola dello show, dont’ tell. Se questo passo falso può essere perdonato visto con gli occhi di un bambino, a cui possono sfuggire determinati messaggi se non chiaramente esposti, la seconda parte della pellicola si protrae e trascina senza una vera giustificazione. Si temporeggia, come se non si sapesse bene come continuare la storia. Encanto non è un film ricco di eventi, di intrecci e avventure, nonostante non manchino le sorprese. Funziona grazie all’atmosfera, alla messa in scena e, soprattutto, alla musica. Musica che si presenta come il punto più forte di quest’opera.

Isabela

Lin-Manuel Miranda in odore di Oscar

La Disney, dopo Oceania, torna a puntare sul compositore del momento, l’acclamato compositore per il musical Hamilton e regista per In The Heights, il prodigio Lin-Manuel Miranda. Ciò che stupisce di Lin-Manuel Miranda è la sua straordinaria capacità di creare brani che poco hanno di canonico e orecchiabile e renderli comunque di grande impatto. Canzoni spesso più recitate che cantante, non sempre con un ritornello ben definito, eseguite in un mescolarsi di voci uniche con personalità e stili diversi. Chi meglio di lui poteva creare le musiche per un film che parla di unicità, di essere speciali ognuno a modo proprio. Isabela è virtuosa e precisa, Luisa è energica e hip-hop, Dolores sussurra e si avvicina al rap. E cantano anche tutti insieme, sovrapponendosi, ciascuno con il proprio modo di essere, ma tutti in armonia.

encanto

Lo sposalizio fortunato tra Miranda e la Disney, rende il traguardo dell’EGOT sempre più vicino. Un Emmy, un Grammy, un Oscar ed un Tony, questo il quartetto di premi più importanti nel mondo dello spettacolo. Solo sedici artisti possono dire di averli vinti tutti e quattro e al compositore manca solo la benedizione dell’Academy. La sua canzone Dos Oruguitas ha qualche possibilità di portarsi a casa l’ambita statuetta, anche se molte più speranze avrebbe avuto il successo planetario We don’t talk about Bruno. Il pezzo è un tormentone onnipresente su tutti i social, ha raggiunto la vetta della Billboard Hot 100 (l’ultima canzone Disney a riuscirci era stata A Whole New World nel 1993) ed è già entrata nella storia e nel cuore di tutti. Un successo inaspettato, talmente inaspettato che la Disney non l’ha scelta come canzone da proporre all’Academy, bruciandosi una delle vittorie più facili di sempre.

Howard, Bush e la regia di un film d’animazione

Solo un duo poteva accompagnare nel modo giusto il magnetico ritmo latino di Lin-Manuel Miranda. Byron Howard e Jared Bush, sono due nomi da tenere in mente. La coppia che già ci aveva regalato il magnifico (e sottovalutato) Zootropolis torna a mostrare tutto il suo talento. Con loro si costruisce uno spettacolo, non un film. Se in Zootropolis erano orchestrate e studiate le scene di azioni e di tensione, qui il loro meglio è nei pezzi musicali. In Encanto ogni canzone è sinonimo di show: la narrazione si ferma, tutti iniziano a ballare, lo stile diventa da videoclip. I personaggi si lanciano in vere e proprie coreografie e non in passi a malapena accennati. Che sia latineggiante come in We don’t talk about Bruno, o puro hip-hop, come in la Surface Pressure, ogni ballo è seguito dal giusto movimento di macchina, con l’accordo perfetto e con un montaggio fluido e vorticoso. Tecnicamente un film impeccabile e il merito va soprattutto alla coppia, che ha ben capito come si dirige un film d’animazione.

Mirabel

Commento finale

Encanto è un’operazione che scalda il cuore. Ha il sapore dei vecchi classici, quelli che parlavano a grandi e piccoli e che regalavano brani da cantare tutti insieme nei giorni successivi. Non un reboot, non un sequel, ma un’opera inedita con certamente dei difetti, che si prende, però, il rischio di essere qualcosa di diverso. La Disney torna, soprattutto, dopo qualche pellicola anonima, a far innamorare le persone dei suoi personaggi, soprattutto degli emarginati, degli strambi. In un mondo in cui la competizione e l’estetica ne fanno da padroni, Encanto insegna ad essere clementi con se stessi e ad amare ed amarsi per quel che si è.

 

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Recensione di: Matilde Tramacere.

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8

Ottimo

Trivia

  • Le musiche di Lin-Manuel- Miranda vi conquisteranno.
  • Una famiglia adorabile e ben caratterizzata.
  • La Colombia nei suoi colori e nel suo ritmo.
  • Byron Howard e Jared Bush, registi di gran classe.
  • Messaggi scontati, ma decisamente contemporanei.

Goofs

  • La seconda parte fa fatica ad ingranare.
  • Alcune tematiche sono ben poco originali.