copia originale
7.1/10

Copia Originale

Regista

Marielle Heller

Cast

Melissa McCarthy

Sceneggiatore

Nicole Holofcener, Jeff Whitty

Produttore

Anne Carey, Amy Nauiokas, David Yarnell

Durata

116 min.

Offerte
Data di uscita

2018

Nella New York degli anni Novanta, Lee Israel è una scrittrice frustrata e dedita all'alcol che a malapena può permettersi di pagare l'affitto e le bollette. Alla disperata ricerca di denaro, la donna idea un piano per falsificare lettere di scrittori famosi e venderle a biblioteche e collezionisti. Il successo dell'iniziativa, però, attiva un ciclo autodistruttivo di inganni.

Copia Originale (Can You Ever Forgive me?) narra un estratto biografico e significativo della vita di Lee Israel. Una scrittrice in crisi che, dopo il successo dei suoi primi lavori, arriverà negli anni ‘90 a ricorrere ad espedienti criminali. Lee ci viene presentata come una donna in depressione, alcolizzata e con un gatto malato. Tutto intorno, una New York per lo più cupa, fredda e poco alleata che terrà rinchiusa tra i grattaceli la protagonista, simboli della chiusura mentale e fisica della magnifica interprete Melissa McCarthy. Marielle Heller firma così nel 2018 il suo secondo lungometraggio. Disponibile dal 19 marzo su Disney +.

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Divenire una copia originale

La regista ci catapulta subito negli anni degli avvenimenti, con un primo piano su Lee e il suo fedelissimo bicchiere pieno. McCarthy è decisamente tra le sorprese migliori del film. L’attrice comica mostra la sua grandiosità in opere drammatiche, ma soprattutto la sua naturalezza nell’interpretare qualcuno di realmente esistito. L’importanza dell’immedesimazione caratteriale è per Heller il primo obiettivo. I titoli di testa svaniscono, lasciando subito spazio totalmente alla scrittrice. Una donna ormai sola dopo la rottura con l’ex compagna e abbandonata dalla propria agente perché non più celebre come un tempo.

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Mellisa McCarthy e Richard E. Grant in una scena del film

Se la lunga intro di sette minuti ci mette ben in chiaro il dramma intrinseco nella vita della donna, l’apporto di umorismo nero benissimo regolato dal ritmo dei dialoghi ammorbidisce una New York che pare non volerne sapere dei propri sofferenti cittadini. Questo è reso ancora più chiaro dall’arrivo di Jack Hock (Richard E. Grant). Drogato ed omosessuale troverà subito un’entrata (o se la procurerà) per entrare nel cuore debole di Lee, ma in primis nel nostro. La coppia diverrà il prototipo – o meglio la copia originale – di una New York glamour e libera, finché la città e loro stessi lo permetteranno.

Il crimine di sopravvivere

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Si può parlare di crimine, o meglio di criminali, in ogni caso? Heller è brava a mostrarci solamente il punto di vista della falsaria, senza ricorrere a mostrare le indagini, immedesimandoci totalmente nella paura di essere scoperti. Rimaniamo alleati dall’inizio alla fine, tra dubbi sulla morale culturale ed artistica che Lee ha demolito con le proprie azioni, ma che in una dimensione più ampia agiscono in una dinamica alla Breaking Bad, in cui le azioni giuste contro il male del protagonista risultano il male per noi, proprio grazie alla grandezza caratteriale del suo protagonista. Tifare per la falsaria Lee Israel non è altro che un riflesso automatico, così come lo è quello di non interessarci effettivamente all’ingiustizia di certe azioni, o di condannare subito coloro che vanno contro l’oggettivo crimine.

Gioco di luci

Tornando a parlare dell’aspetto maggiormente tecnico di Copia Originale, quello più carico di importanza narrativa è senz’altro il gioco di colori. Che sono caldi quando Lee si trova nel suo regno, di fronte alla macchina da scrivere, in procinto di rendere vere e reali parole che lo sono solo per lei. E poi l’uso del giallo e dell’oro nei momenti di lume di candela ed invece il blu e il grigio quando la cinepresa interviene di fronte ai grattaceli newyorkesi, veri e propri blocchi che terranno la nostra McCarthy chiusa e nascosta nel momento in cui sospetterà delle indagini.

copia originaleUn altro aspetto caratterizante è la mano di Heller, sempre attenta e precisa, con pochi virtuosismi e un interesse maggiore su spazi piccoli, come stanze d’appartamento, o banconi e tavoli da bar. Copia Originale è un film molto concentrato sulla psicologia della sua protagonista, non è un caso infatti che i primi piani su Melissa McCarthy siano marcati e ricercati più spesso degli altri. Infine non poteva mancare il monologo finale. Un monologo non troppo significativo, ma seza ombra di dubbio soddisfacente, che difende (proprio alla Breaking Bad) la sua mancanza di rimorso nelle azioni, piochè proprio esse l’hanno salvata dalla disperazione.

Commento finale:

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Copia Originale, in conclusione, è un’opera più che discreta, con attenzione e cura per ogni inquadratura. Per la sua natura biografica tende molto a far parlare la propria protagonista. Una protagonista che, in piena crisi, rischia tutto per arricchirsi falsificando lettere di celebri personaggi realmente esistiti, mostrandoci soprattutto che non è l’unica a sfruttare questo mondo di ricchi collezionisti. Il film è stato nominato a tre candidature agli Oscar.

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Recensione a cura di: LORENZO GENNA.

 

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7.5

Buono

Trivia

  • Grandissime interpretazioni di Melissa McCarty e Richard E. Grant
  • Scenografie e ambienti molto inerenti agli stati d'animo dei protagonisti
  • Black Humor molto marcato
  • Fotografia ottima

Goofs

  • Il punto di vista allontana
  • Certi avvenimenti un po' affrettati