
Come Play
Regista
Jacob Chase
Genere
Horror
Cast
Azhy Robertson, Gillian Jacobs, John Gallagher Jr.
Sceneggiatore
Jacob Chase
Produttore
Andrew Rona, Alex Heineman
Durata
1h36min
Offerte
Data di uscita
27 Giugno 2021 (Italia)
Come Play: una storia di mostri
Lo scorso 27 Giugno, Amazon Prime Video ha aggiunto in esclusiva un nuovo horror alla sua lista. Come Play arriva nei cinema americani nell’Halloween 2020, con un piccolo ritardo rispetto alla data prevista – causa Covid – ma in tempo per la serata più spaventosa dell’anno. Peccato, però, che il film di Jacob Chase non faccia poi così paura, specie agli adulti. Vediamo insieme quali sono i motivi.
La vicenda ruota intorno ad Oliver, un bambino affetto da autismo che non riesce a comunicare verbalmente ma solo attraverso versi, gesti e un’app mobile che gli consente di comporre frasi. Questa necessità, sommata alla situazione familiare precaria – i genitori sono in procinto di separarsi -, porta il piccolo protagonista a passare molto tempo da solo con il proprio smartphone. È proprio attraverso questo dispositivo che una creatura appartenente ad un altro mondo si mette in contatto con Oliver. Larry, un “mostro incompreso” in cerca di amici, riesce a comunicare con il mondo reale attraverso un libro per bambini che Oliver trova per la prima volta nel proprio smartphone. In tal modo egli crea una finestra che, come c’è da aspettarsi, ben presto diventerà una vera e propria porta.
Paure infantili
Il tentativo di Chase di creare una bella storia di mostri è da appezzare, ma sicuramente è difficile spaventare così uno spettatore adulto. Gli atteggiamenti e le azioni dei personaggi sono verosimili. Quante volte è capitato di vedere bambini negli horror familiarizzare con mostri e fantasmi perché incuriositi e non spaventati, come invece ci si aspetterebbe? La paura di Oliver è autentica nei suoi più piccoli gesti, come accendere tutte le luci della casa per andare in cucina, invece di camminare nell’oscurità; e in effetti la trama resta in qualche modo legata alle paure infantili: il buio, i mostri nell’armadio o sotto il letto. Una particolarità, invece, sta nel fatto che Larry possa essere visto solo attraverso una fotocamera. Ciò richiama la paura del tutto irrazionale di scorgere volti nascosti quando si scatta una fotografia, diffusa soprattutto tra gli adulti.
Su questa vera e propria fobia si basa il cortometraggio dello stesso Jacob Chase, Larry (2017), disponibile su YouTube sul canale ufficiale del regista. Mantenendo unità di luogo, tempo e azione, in poco più di cinque minuti possiamo avere un assaggio di una scena che si ripete esattamente in Come Play. Chase conserva l’idea del libro per bambini, nonostante il protagonista del cortometraggio sia un adulto: se da un lato il progetto del 2017 pecca di acerbità e di inverosimiglianza, dall’altro la breve durata della storia riesce a concentrare un brivido che nel film successivo, invece, si dilata eccessivamente, annullando quasi totalmente i momenti di tensione.
Il diverso
Sembra che Oliver e Larry abbiano molte più cose in comune di quanto si possa pensare. Un bambino che, per via della propria condizione, non riesce a socializzare con gli altri tende ad essere considerato diverso, strano. Questa è la ragione per cui il mostro si avvicina ad Oliver e alla sua famiglia, seguendo la linea del simile in cerca del proprio simile. Non a caso il titolo del libro è Mostri Incompresi, e Larry, circondato dalla solitudine, è semplicemente in cerca di un amico. Questo parallelismo tra i due protagonisti fa in modo che il film acquisti un carattere fortemente drammatico, aspetto che prevale sull’elemento horror.
Ad arricchire tutto ciò ci sono le numerose soggettive di Larry, come se la macchina da presa fosse all’interno del tablet o dello smartphone – il suo habitat, come già detto -, in modo da far coincidere l’occhio del mostro con quello dello spettatore. Questa estrema vicinanza crea nel pubblico adulto un livello di empatia tale da porre l’attenzione sui possibili sentimenti che il mostro può avere, eliminando quasi del tutto la paura.
Come nasce Larry?
Se non fosse inserito in un contesto in cui prevale l’attenzione per la drammaticità, il personaggio di Larry avrebbe le carte in regola per terrorizzare. Accompagnato da effetti sonori inquietanti, quali versi e un particolarissimo rumore di ossa quando si muove – egli appare come una figura altissima, glabra, un enorme scheletro ricoperto di pelle, con arti smisurati e i denti aguzzi. A renderlo ancora più macabro sono i disegni del libro che vengono spesso inquadrati e mostrati al pubblico.
I più curiosi si chiederanno forse se Mostri Incompresi esista davvero, come anche chi sia l’artista che ha creato le immagini di Larry. Personalmente, da spettatrice curiosa e da horror-maniaca, ho subito trovato la risposta. Sarah Ferber racconta di aver avuto l’onore di illustrare gli e-book per Larry e per Come Play. Sul sito ufficiale dell’artista sono disponibili gratuitamente gli artworks utilizzati nei due progetti e una gallery piena di schizzi e bozze del personaggio.
Commento finale
No, Come Play non fa paura. Piacevole da guardare, ricco di messaggi per lo spettatore, ma non spaventoso. Una storia neanche troppo articolata che forse, se avesse conservato la propria natura di cortometraggio, non avrebbe perso quell’impatto che l’opera originale, Larry, tende a conservare. Un horror senza grandi colpi di scena è difficile da apprezzare appieno. Lo spettatore deve dunque fare un piccolo sforzo, cercando di estrapolare quest’opera cinematografica dal contesto in cui nasce e prenderne il meglio: l’attenzione per i personaggi, il design, il messaggio finale (che come vedrete è molto bello).
Recensione a cura di Livia Soreca.
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