Civiltà perduta
7.0/10

Civiltà perduta

Regista

James Gray

Genere

Avventura , Storico

Cast

Charlie Hunnam, Sienna Miller, Robert Pattinson, Tom Holland

Sceneggiatore

James Gray

Produttore

MICA Entertainment, MadRiver Pictures, Plan B Entertainment, Amazon Studios

Durata

141 minuti

Offerte
Data di uscita

22 Giugno 2017

Civiltà perduta. Un grande evento cinematografico per la storia vera dell’esploratore Percy Fawcett.

Civiltà perdutaLa trama

Inghilterra, 1905. Il Colonello Percy Fawcett, nonostante la giovane età, ha già dimostrato il suo coraggio e valore servendo in guerra l’Impero britannico. Quello che gli manca è un riconoscimento ufficiale che reintegri il buon nome della famiglia, infangato dai vizi malsani del padre. L’occasione finalmente si presenta. Per conto della Royal Geographical Society si reca in Amazzonia, territorio di una dura guerra tra Brasile e Bolivia. Durante l’esplorazione rinviene strumenti e statuette di pietra che potrebbero appartenere ad un antico popolo. La scoperta alimenta il suo desiderio di rivelare al mondo questa misteriosa civiltà, da lui rinominata Z.
Incontrando favori e perplessità, sia dalla comunità scientifica che dalla sua famiglia, il fiero guerriero diviene insaziabile esploratore. Ma l’avventura verso Z è tutt’altro che una passeggiata…

Civiltà perduta

La pubblicità: imprescindibile alleato, fatale nemico

Sarà banale dirlo ma “la scelta” è la questione centrale del rapporto tra industria cinematografica e consumatore. Ogni spettatore prende innumerevoli decisioni quando vuole vedere un film, sia sul prodotto in sè che nella modalità di fruizione. E’ dunque affezionato in egual misura a un target (intrattenimento, genere, cine-arte…) ed a un supporto (sala, dvd, piattaforme digitali, tv…).
Ma soprattutto, quando il menù è troppo ricco, decide cosa vale la pena vedere e cosa sacrificare. Grazie alla campagna pubblicitaria un film comunica con il suo potenziale pubblico molto prima di essere consumato. E la qualità di essa ne determina il successo molto di più dell’oggettivo valore estetico.

Civiltà perduta

In Civiltà perduta si avverte un curioso paradosso. Un film splendidamente sospeso tra la grandiosità dell’epopea e il dramma familiare, tra l’affresco storico e il ritratto dell’individuo, tra l’intelletualismo elitario (per fortuna anche cinefilo) e la cultura popolare (per fortuna anche cinefila).
In ambito pubblicitario queste frizioni non sono state raccolte e viste come potenziali punti di forza, ma proposte in forma standardizzata. Non c’è stato un lavoro tale da trasmettere al “cliente” nè la potenza visiva nè lo spessore tematico che possiede…
E’ come se un venditore di cellulari di ultima generazione presentasse il suo smartphone come prodotto identico al modello precedente. E in periodo di blockbuster tutto ciò non può che concretizzarsi in un’appetibiltà nulla sul mercato.

La frustrazione del singolo, il malessere della famiglia, lo smarrimento delle istituzioni

“Civiltà perduta” è soprattutto un film d’incertezze, mancanze, desideri insaziabili e incomprensioni. Che sia una persona (padre, marito, compagno di viaggio), una necessità (gloria, riscatto, stabilità) o un riconoscimento (scoperta, medaglia, rispetto) esiste sempre uno scarto, una distanza tra la pulsione individuale e il calcolo delle istituzioni. Quasi a dire che l’armonia della collettività è il vero miraggio del film, alla pari della misteriosa civiltà.

Ed infatti James Gray il collettivo lo deride, gli conferisce centralità drammaturgica e drammatica ma poi sposta il baricentro in direzione opposta. Il protagonista è un eroe di guerra ma non gode dell’idonea considerazione da parte dell’esercito. La famiglia è sempre disunita e si avvicina solo in nome dei valori del suo patriarca. La comunità scientifica è formata da avidi e narcisistici affabulatori…
Il tutto attraversando periodi storici che vengono anche didascalicamente precisati (didascalie spazio-temporali, ricostruzioni scenografiche precise) ma che poi si disperdono nel delirio mentale del nostro esploratore.

Civiltà perduta

Perchè nei 140 minuti del film è Percy Fawcett a dimostrarsi l’unica presenza insostituibile dello spettacolo.
La recitazione del buonissimo (e sempre più amato dai registi) Charlie Hunnam rende il suo percorso affascinante, fisico e celebrale. Comincia come un predatore selvaggio a cui prude (non solo metaforicamente) l’uniforme. Nel suo DNA c’è la caccia, il duello e la conquista, ma col tempo diviene un eccellente e beffardo oratore.
Come l’Ulisse dantesco spinge i suoi compagni all’avventura con il potere della parola e converte gli scettici, spettatore compreso. Da frenetico arrivista diviene un elegante sognatore che mefistofelicamente si compiace del potere che esercita sull’altro.

La coerenza e il coraggio della messa in scena

La “rabbia” del sottoscritto nei confronti della pessima comunicazione tra prodotto e pubblico forse è giustificata anche dalla bellezza visiva del film. Non parliamo di virtuosismo alla Sorrentino o del trascinante ritmo alla Nolan, ma di un’operazione rischiosa, raffinata e alla portata di tutti.
Il regista lavora su una forte precisione fotografica che ipnotizza e seduce l’occhio dello spettatore. All’interno di una narrazione molto meccanica, a tratti prevedibile, il valore visivo è il principale veicolo di senso ed arricchisce la portata del discorso.

Civiltà perduta

Il film propone poi un campionario di citazioni e rimandi a moltissimi capolavori. A volte più o meno lievi come “Il Gattopardo” e “Fitzcarraldo”, altre volte sfacciatamente audaci e imprevedibili. Si tocca addirittura “Orizzonti di gloria” di Stanley Kubrick nei momenti in cui ci spostiamo nelle trincee della Prima guerra mondiale. La preferita di chi scrive è senz’altro quel gioco di campi/controcampi che accompagna l’incontro tra il protagonista e una veggente.
Da questo momento scaturisce una visione, un ricordo, una profezia… tutto ciò ricorda The Master di Paul Thomas Anderson, film criptico che resiste a qualsiasi tentativo di essere afferrato.

Commento finale:

Senza troppi giri di parole, “Civiltà perduta” è un gran bel film. Attraversa immaginari e sensibilità eterogenee ma mantiene salda la coerenza stilistica e tematica. Un film da vedere assolutamente in sala per godere della splendida fotografia.

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