
Broker – Le buone stelle
Regista
Hirokazu Kore'eda
Genere
Drammatico
Cast
Song Kang-ho, Dong-won Gang, Ji-eun Lee
Sceneggiatore
Hirokazu Kore'eda
Produttore
Lee Eugene
Durata
129 minuti
Dopo essersi cimentato in una produzione francese, Kore’eda ritorna in Asia e prosegue con la poetica sulla famiglia disfunzionale. Presentato al Festival di Cannes 2022 e vincitore del premio al miglior attore grazie all’interpretazione di Song Kang-Ho (Parasite), Broker – Le buone stelle è il primo film in lingua coreana del regista giapponese. La sceneggiatura parte da un fenomeno esploso negli ultimi anni in Corea del Sud, ovvero le cosiddette Baby Box, apparse nell’ultimo decennio per via di un’iniziativa religiosa. Da questa base scatta la storia di due truffatori che prendono i neonati inseriti in questi appositi contenitori per venderli al miglior offerente, solitamente una coppia che intende comprare il bambino per crescerlo come se fosse figlio loro.
Incontri e viaggi
Quando si tratta di Hirokazu Kore’eda, non si dimentica affatto della sua tematica principale: la famiglia. Come in Shoplifters, il cineasta giapponese non intende prendersi la briga di narrare le vicende di una famiglia tradizionale composta da marito-moglie-figli. Dislocandosi nella Corea del Sud riprende questo suo modus operandi e sceglie di raccontare una storia che pare una fiaba moderna.
Partendo dalla causa principale che scatena il susseguirsi degli eventi, si fa la conoscenza di una giovane madre che abbandona suo figlio e dei due truffatori, di buon cuore, che riescono a prendere il neonato e tenerselo fin quando non arrivano le offerte. I tre si incontrano e comincia un viaggio attraverso la Corea del Sud per affidare il bambino alla coppia di genitori più affidabile, oltre che miglior offerente sul mercato. Un tragitto funzionale all’esplorazione di una società che ha creato le condizioni per abbandonare i bambini davanti agli orfanotrofi, con una crisi dei valori terrificante, il cui emblema sono due clienti che valutavano il neonato a livello estetico, trascurando la salute o l’amore presso di lui, ma sottolineandone i difetti. Inizia effettivamente qui la ricerca di un padre e una madre adatti per il piccolo, in un road movie che non esplora geograficamente il paese, ma entra nei personaggi.
I protagonisti
Il punto forte di Broker – Le buone stelle sta proprio nei suoi tre protagonisti e la loro capacità di risultare reali, di non essere totalmente bianchi o totalmente neri: sono persone con dei lati oscuri, con vicende che le hanno costrette a commettere dei reati sia per sopravvivere che per dare una speranza a chi non la ha: Sang-hyeon ha abbandonato moglie e figlia e vende gli orfani per non far rivivere lo stesso dolore agli altri; Dong-soo è stato lasciato in orfanotrofio dalla madre con la speranza di un ritorno che non è mai avvenuto, perciò aiuta il suo collega in questo traffico di esseri umani a fin di bene, giocando anche lui sulla speranza; infine So-young, la ragazza-madre, si sente incolpa di aver abbandonato suo figlio sotto la pioggia e cerca di scontare la sua pena affidandolo a qualcuno che possa veramente accudirlo.
Questo improbabile trio instaura comunque un legame dove non è tutto rose e fiori, ma traballa con continui sospetti, incomprensioni, critiche reciproche; l’interesse verso il bene del bambino, però, riesce comunque a riallacciare questo triangolo familiare che vive anche quei piccoli attimi di felicità tipici del cinema di Kore’eda, come la scena dell’autolavaggio oppure il delicato momento della ruota panoramica. La famiglia allargata e disfunzionale ritorna ad essere un’ancora di salvezza per gli emarginati in cui la speranza, vero motore del film, spinge i personaggi ad essere persone migliori, sfuggendo dal proprio passato e creandosi un futuro che possa essere promettente non solo per se stessi, ma anche per gli altri.
Nel corso del lungometraggio il regista, nonché sceneggiatore, non si concentra puramente sull’improbabile nucleo familiare, ma parallelamente si giostra tra l’indagine di un omicidio e il tentativo di una coppia di poliziotte di arrestare i due trafficanti di bambini, nonostante non siano fermamente convinte della malvagità delle loro azioni. Passo dopo passo Kore’eda riempie il suo lavoro di piccoli e importanti tasselli per completare il puzzle nell’ultima parte, che contribuisce a regalare al pubblico un finale agrodolce, dove i vari protagonisti non giungono completamente a lieto fine, ma, come si è detto prima, la speranza prende il sopravvento e riesce a dare una seconda chance e un futuro a chi ne ha bisogno.
Commento finale
L’ultimo lavoro di Kore’eda si configura come un road movie nel quale si mette in risalto il valore della famiglia di scelta piuttosto che di sangue, con i protagonisti pronti a rinascere in una società che li ha emarginati e costretti a macchiarsi di crimini immorali. Il tutto è costruito con la mano delicata del regista e un cast in perfetta sintonia.
Recensione a cura di Flussi Cinefili.
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Trivia
- La chimica e approfondimento dei personaggi;
- La regia delicata
- Le tematiche
- Il finale
Goofs
- Archi narrativi secondari
- Riproposizione della famiglia allargata simile a Un affare di famiglia