
Black Butterfly. Banderas si è deciso a lasciare il mulino e Rosita.
Antonio Banderas interpreta uno scrittore fallito. Come nella più vecchia delle storie, Paul da qualche anno (quando la moglie lo ha lasciato), non riesce più ad avere idee. Da giovane era riuscito a sfondare, ma ora i soldi dei suoi precedenti lavori stanno finendo. Annega quindi la sua stasi creativa in fiumi di alcool, in una casa isolata nel bosco.
Un giorno, mentre pranza con la sua agente immobiliare Laura(Piper Perabo), viene aggredito da un camionista, per uno screzio avvenuto sulla strada.
Un uomo (Jonathan Rhys-Meyer) interviene e gli salva la pelle. Paul decide di dare un passaggio a quest’ultimo, un vagabondo senza meta di nome Jack.
Paul arriva a portare Jack a casa sua per riconoscenza. Il ragazzo dimostra presto qualche stranezza, come la sua quasi imposizione di rimanere con Paul per aiutarlo nelle faccende.
La situazione scoppia quando Jack si rifiuta di andarsene. Minacciando Paul con un fucile, lo obbligherà a scrivere un nuovo romanzo. Ostaggio in casa sua, Paul sarà costretto a lottare per sopravvivere, portando alla luce segreti sepolti da tempo.
Black Butterfly in 3 fasi
Leggendo la trama di “Black Butterfly” sono stata subito incuriosita. Mi piaceva molto l’idea di un rapimento in casa propria. Di un pazzo che costringe il suo ostaggio a scrivere un libro che sia autentico e realistico. Sono quindi andata al cinema colma di grandi attese, complice anche il mio apprezzamento dei due protagonisti. Le mie attese non sono state deluse.
O meglio, sono stata degnamente intrattenuta.
Poi sono stata del tutto sorpresa ed entusiasmata.
Ed infine il mio hype è stato seppellito sotto un cumulo di “ma perché“.
I personaggi
La prima metà del film è giustamente dedicata alla presentazione dei personaggi ed alle prime fasi della lotta tra Jack e Paul.
Banderas interpreta molto bene il suo personaggio, benché non mi abbia entusiasmata nei panni di un ubriaco. Mi è infatti sembrato un po’ forzato e finto in certi punti. Su questo argomento però non posso aggiungere altro, sarete voi stessi, visto il film, a capire il motivo.
Jonathan Rhys-Meyers colpisce in primo luogo per l’aspetto, è innegabile. D’altronde questo è uno dei motivi del suo successo, oltre ad un grande talento. Ha infatti vinto un Golden Globe come miglior attore per la serie biografica “Elvis“.
Ho molto apprezzato però come nel ruolo di Jack non abbia permesso alla sua bellezza di primeggiare. Jack è chiaramente un bell’uomo, ma questa non è la prima cosa che si nota di lui. Si noterà invece l’atteggiamento schivo, la riservatezza. Rhys-Meyer è riuscito perfettamente nella caratterizzazione del suo personaggio, sia in questa fase più tranquilla che in quella in cui mostra la sua vera natura. Anzi, è qui a dimostrare la sua abilità.
Infine citiamo il personaggio di Laura, l’agente immobiliare interpretata da Piper Perabo. Non c’è molto da dire, il personaggio pur essendo tra i protagonisti svolge un ruolo piuttosto marginale. Promossa comunque l’attrice.
Fase 1
La “Fase 1” comprende circa metà film. Se la caratterizzazione del personaggio di Paul lascia un po’ a desiderare, essendo niente più che uno stereotipo, la dinamica tra lui e Jack è molto meglio riuscita.
Da quando infatti Jack palesa il suo scopo il ritmo del film accelera.
Jack stipula un patto con Paul. Resterà fino a quando lo scrittore non avrà portato a termine un’opera. Questa dovrà parlare di loro, del loro incontro, e dovrà quindi fissare la sua persona nell’eternità.
I due interagiscono in modo molto realistico. Non ci sono dichiarazioni pompose o dialoghi chiaramente fittizi. Anche la sorpresa di Paul nel vedersi imprigionato in casa appare molto reale. Quasi non riesce a credere di essersi cacciato in questo pasticcio e le sue azioni e parole lo dimostrano.
Uno dei lati più interessanti della storia in questa “Fase 1” è proprio il realismo. Realismo che anche Jack esige. Il motivo per cui i copioni di Paul non vanno bene, dice, è proprio questo. Le reazioni dei suoi personaggi non sono reali, non è così che si comportano le persone in momenti di forte ansia.
E decide quindi di dimostrarglielo. Di fargli capire quello che realmente accade nella mente e nel corpo di una persona quando ha paura.
Uno psicopatico. Che vuole vedere scritta la sua storia, nel modo più reale ed autentico possibile.
Fase 2
La “Fase 1” di “Black Butterfly” quindi è interessante, ben ritmata. E’ quello che ci si aspetta da un film thriller. Benché non si sappia bene che conclusione aspettarsi e benché il personaggio di Jack risulti molto attraente, ancora niente per cui sorprendersi troppo.
E poi, BUM.
Nel giro di pochi minuti viene fatta una rivelazione che sconvolge tutto il film. Una notizia data all’inizio del film diventa il fulcro di tutto il resto. La visione che abbiamo dei personaggi cambia velocemente.
La sorpresa è stata tanta, lo ammetto, non mi aspettavo questo sviluppo.
Sviluppo per altro che permette di guardare in modo diverso alcuni elementi della “Fase 1” che parevano mal realizzati. Questi ora sono perfettamente giustificati ed orchestrati.
Non vi dirò nient’altro su questa sorpresa.
Aggiungo solo che ho apprezzato come, da questo punto in avanti, il film cambi. Velocemente cambia il punto di vista ed il fulcro della storia.
Purtroppo ancora il personaggio principale, Paul, appare un po’ troppo superficiale. Lo abbiamo conosciuto, ora lo conosciamo ancora meglio, ma rimane sempre un po’ stereotipato.
Lo spettatore a questo punto si è rimesso comodo sulla poltrona, dopo lo shock di qualche minuto prima. Fa in tempo a rasserenarsi, ad abituarsi al nuovo andamento del film.
E poi, il crash.
Fase 3
Perché, perché non si sono fermati? Per quale ragione hanno deciso di aggiungere quei due, due minuti? Perché riportare in auge un cliché che speravamo fosse morto con la fine degli anni ’90?
E’ maledettamente difficile recensire “Black Butterfly”, in quanto sia il suo picco più alto che quello più basso sono colpi di scena. Dire troppo, o dire troppo poco?
In questo caso scelgo la seconda opzione, per non rovinare la visione dell’intero film.
Commento finale:
Consiglio di andare a vedere “Black Butterfly“? Sì. Quando però mancano due minuti alla fine, tappatevi le orecchie ed uscite dalla sala.
Attraverso un cliffhanger tutta la dinamica della storia viene ribaltata, così come il giudizio sul film. Se prima è piacevole, ben fatto ma senza picchi, con questo cambio di dinamiche il tutto viene rielaborato. Passaggi strani, all’apparenza poco curati vengono letti sotto una nuova luce.
“Black Butterfly” si rivela un buon thriller. Purtroppo il personaggio principale, nonostante l’ottimo lavoro di Banderas, risulta meno profondo ed intrigante di quanto sarebbe potuto essere.
Vi consiglio comunque la visione di questo film. A voi la decisione di guardarlo fino alla fine o di salvarlo un attimo prima della fine.

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