
Biggie: I got a story to tell
Regista
Emmett Malloy
Genere
Black Cinema , Documentario
Cast
Damion Butler, Sean Combs, Violetta Wallace
Sceneggiatore
Sam Sweet
Produttore
Emmett Malloy, Brendan Malloy
Durata
97 min
Offerte
Data di uscita
1 Marzo 2021
Biggie: I got a story to tell è un documentario biografico uscito recentemente su Netflix. Si racconta la storia del rapper Notorious B.I.G., una delle figure più importanti del mondo hip hop, non solo statunitense ma a livello internazionale.
Seguendo una struttura classica di interviste inframezzate da materiale di repertorio mai visto finora, il film si concentra sull’adolescenza e la vita di Biggie fino alla sua ascesa a star.
Ritratto dell’artista da giovane
Se tanto si è detto di Notorious B.I.G. in relazione alla sua fine, alla sua storica rivalità con l’altro grande rapper americano Tupac, se ne parla poco in questo documentario. Biggie: I got a story to tell vuole infatti concentrarsi sul passato di Christopher, come solo la madre lo chiamava. Per questo scopo, proprio le interviste alla madre sono le più efficaci: non si nasconde dietro a falsi sentimentalismi, mostra bene il rapporto conflittuale avuto col figlio. A ciò si aggiungono gli interventi degli amici più stretti di Notorious B.I.G., che ne evidenziano il grande talento precoce.
Il regista Emmett Malloy decide quindi di fornire un ritratto della New York degli anni ’80, la vita di strada, il problema della criminalità e della droga che affliggeva i quartieri difficili della Grande Mela. Si permette così di conoscere meglio l’uomo prima dell’artista, passando dalla sua esperienza con lo spaccio al consacrarsi definitivamente alla musica. Si segue quel mito tutto americano del self-made man, seppur senza quella vena di romanticismo che spesso influenza queste storie, permettendo così di goderne di più.
Un ritmo discontinuo
Biggie: I got a story to tell si concentra così sull’influenza dei parenti e delle origini giamaicane di Biggie sulla sua musica, mette in evidenza il suo dono con le rime, la spinta dei suoi amici per registrare e abbandonare lo spaccio. In questo, il documentario fa un ottimo lavoro.
Riprendendo la ripartizione in tre atti, i primi due, relativi appunto alla sua adolescenza e all’avvio della sua carriera musicale, funzionano bene. Il terzo atto risulta invece più frettoloso. La faida con Tupac viene accennata negli ultimi 15 minuti, trattata superficialmente. La sua morte, avvenuta in seguito a una sparatoria nel marzo del 1997, è raccontata attraverso le parole della nonna e conclusa quasi immediatamente con una didascalia finale, che ricorda come sia ancora un mistero irrisolto.

Conclusione
Dalle stalle alle stelle, dall’angolo di Fulton Street ai concerti a Londra (“E pensavamo: Wow, ci conoscono fin qui” racconta un meravigliato Sean Combs, in arte Puff Daddy), fino alla Rock’n’roll Hall of Fame. Biggie: I got a story to tell ci ricorda, fornendo un quadro così intimo del rapper, che proprio come cantava lui, Sky’s the limit. Il tutto senza inutili sentimentalismi triti e ritriti, ma con l’affetto e l’onestà di chi lo conosceva meglio. Sicuramente consigliato per i fan che vogliono approfondire di più la persona e non il personaggio.
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Pro
- La volontà di concentrarsi sull'uomo prima dell'artista
- La mancanza di moralismi
Contro
- Il ritmo a tratti discontinuo