Doctor Who. Oxygen: una boccata d’aria.
Respirare. Sarebbe idiota anche solo pensare di dover scrivere quanto farlo sia un gesto che diamo per scontato. Ma guardando questo quinto episodio di “Doctor Who”, molte certezze vengono messe in discussione. Cosa accadrebbe se il “capitalismo intergalattico” (chiamiamolo così) prendesse possesso anche dell’ossigeno, per distribuirlo come vuole e massimizzare i profitti?
Jamie Mathieson, già autore di diverse puntate per l’ottava e la nona stagione, scrive un episodio in perfetto stile Doctor Who: lo spazio profondo, bellissimo ma potenzialmente mortale, un equipaggio in pericolo e una richiesta d’aiuto disperata che ovviamente captata dal(la) Tardis.
Gli ingredienti, a differenza della precedente puntata, sono mescolati con sapienza e l’episodio che ne esce è forse il migliore di questa decima stagione. Fin da subito entriamo in un clima teso ed inquietante che ricorda da vicino il meraviglioso doppio episodio della quarta stagione sui Vashta Nerada. Mathieson ha il coraggio di mettere il Dottore in continuo, concreto pericolo, togliendogli perfino il cacciavite sonico e il (la) Tardis. I colpi di scena si susseguono, sapientemente dosati, e la tensione non cala mai fino al finale nel quale il nostro Dottore dimostra di essere sempre e comunque un passo avanti ai suoi nemici.
A tutto questo si aggiunge una componente di critica sociale molto accesa. Una critica a un capitalismo che divora tutto in nome del profitto e sacrifica vite che considera non più produttive.
E poi…
COSA SIGNIFICA QUEL COLPO DI SCENA?
E poi quel colpo di scena. Il Dottore cieco, privo del cacciavite sonico. Come proseguirà la serie? Riuscirà a recuperare la vista? Cosa significa, se non che ci stiamo avviando verso l’addio del nostro amatissimo Twelve? Nella prossima puntata, intanto, dovremmo finalmente scoprire cosa contiene il famoso caveau. Tutto naturalmente è possibile, con Doctor Who.