Mercoledì, il fenomeno Netflix e la sua ricezione. Un’analisi.

Se leggi questo articolo saprai già che Mercoledì è al momento un fenomeno pop.

Anche se non l’avrai vista, da ciò che gira su internet immaginerai che la serie presenti molti elementi narrativi semplici e prevedibili, infiocchettati con un’impeccabile qualità tecnica, recitativa, autoriale, che rendono il teen un prodotto alla fine gradevole. Soprattutto se lo si guarda senza impegno ed accettando lo scopo di puntare a un target adolescenziale, strizzando il solito occhiolino alla nostalgia per attrarre nella propria orbita più giovani adulti possibili.

Outsider?

Se siete più cinici saprete anche che la protagonista, nuova icona adolescenziale, in teoria il tipico pesce fuor d’acqua, in verità si rivela la versione pseudo-gotica e idealizzata di una normalissima teenager, con addosso vestiti neri, rossetti nude e Doc Martens, apertamente interessata all’occulto e agli omicidi. Affascina ragazzi e confraternite esclusive quando tra sirene, lupi mannari e pittori che animano la propria arte, una mortale con le visioni dovrebbe risultare banale. È stata piazzata nell’unico ambiente dove plausibilmente le sue divertenti peculiarità scomparirebbero nell’anonimato, rendendo necessario quindi infilarla al centro di una micro-apocalisse scolastica per creare una trama.

Recensori migliori di me hanno già parlato di come Mercoledì sia in verità un eroe molto classico. Provo quindi a soffermarmi su Mercoledì in quanto prodotto di Tim Burton

Mercoledì e Tim Burton

Quest’opera non è affatto uno scivolone del noto regista (la cui firma è evidente), ma anzi un esempio da manuale della sua personalità pubblica e della natura dietro a tutti i suoi lavori.

Tim Burton, produttore e autore eccellente con ottimo senso degli affari, viene considerato ancora adesso un membro della controcultura, artisticamente complesso se non addirittura di nicchia. Eppure, formando la nostra infanzia, ha creato delle mode commerciali. Opporsi allo stile fiabesco della Disney è stato un cambio di rotta nell’animazione – e questo avrà creato l’erronea idea che Burton, oltre che una voce fuori dal coro al momento giusto, sia un simbolo reazionario al mainstream, rappresentante degli outcasts. Eppure è uno dei registi più pagati al mondo: i suoi film incassano cifre tra i sei e nove zeri.

Sarebbe bizzarro giudicare Mercoledì Addams della serie Netflix quando, pensandoci molto attentamente, condivide lo stesso sangue di qualsiasi personaggio interpretato da Johnny Deep nei film di Burton (eccetto forse di Edward Mani di Forbice).

D’altronde, il regista-produttore è molto affezionato al detto scrivi di ciò che conosci e quindi riesce brillantemente a proporci lo stesso nucleo sotto mille vesti diverse, lasciandoci -quasi- sempre soddisfatti, sia perché risponde tutto al suo brand, sia perché è proprio vero che la chiave di un buon lavoro è parlare di ciò che si conosce.

Sebbene volino accuse d’ipocrisia da parte delle masse che hanno apprezzato la serie e in particolare la protagonista (nello specifico: “fingete di essere bullizzati ma siete i bulli”), non sono tanti ad aver visto un tradimento nella collaborazione fra Burton e Netflix – perché non lo è. La serie è coerente con il “brand Burton” sotto ogni punto di vista. Se guarderete Mercoledì troverete la magia di Burton esattamente nelle modalità in cui è sempre stata fabbricata.

È arrivata l’epoca in cui diventa più facile ammettere la co-esistenza tra commerciale e autoriale. Non è forse allora tempo di ammettere, dati alla mano, che i suoi personaggi eccentrici non rispecchiano il pubblico che li gradisce? Che i film di Tim Burton, anche i più macabri, sono alla radice prodotti family-friendly, e che ci piacciono proprio così?

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