The Cuphead Show! Recensione: un passo avanti per Netflix

The Cuphead Show! è la nuova serie TV d’animazione prodotta da Netflix insieme allo Studio MDHR e a King Features Syndicate, ispirata al famosissimo videogioco run ‘n’ gun Cuphead del 2017. Composta per ora da 12 episodi, ognuno dalla durata di 13 minuti circa, la serie canadese-statunitense si presenta come un vero e proprio gioiellino, ricco di comicità, genialità ed estrema cura per l’animazione e non solo.

Cuphead e Mugman

The Cuphaed Show! racconta la storia di due tazzine antropomorfe, Cuphead e Mugman, due fratelli che vivono con il nonno Bricco sull’Isola Calamaio. Tra bizzarre disavventure quotidiane, la loro strada incrocerà quella di Satanasso, un diavolo che – ovviamente- colleziona anime nei modi più illeciti possibili. Episodio dopo episodio, assisteremo alla sua disperata ricerca dell’anima di Cuphead. Egli, insieme a suo fratello, troverà i più strampalati modi per sfuggirgli.

Dal videogioco alla serie TV

Il gioco di Cuphead, sviluppato e pubblicato dai fratelli Chad e Jared Moldenhauer, è approdato dapprima su Microsoft e Xbox One nel 2017, un anno dopo su MacOS. Nel 2019 arriva su Nintendo Switch e nel 2020 su PS4 (se volete dare un’occhiata, trovate qui la recensione di questa versione, a cura della redazione Videogiochi). Insomma, si tratta di un gioco che oggi riesce davvero ad accontentare tutti, o perlomeno i fan del genere run ‘n’ gun più spietato.

Schermata di gioco di Cuphead

Basandosi sull’esplorazione di diverse mappe, i personaggi (Cuphead e/o Mugman) percorrono diverse zone dell’Isola Calamaio affrontando una lunghissima serie di boss, oltre a superare brevi livelli ramificati. Non bisogna lasciarsi ingannare dallo stile colorato e apparentemente gioioso. Questo gioco ha una difficoltà molto alta e mette alla prova la pazienza di ognuno di noi, tenendoci incollati allo schermo per una quantità quasi infinita di ore, un tentativo fallito dopo l’altro.

The Cuphead Show!, un po’ come i volumi dell’opera a fumetti tratta da Cuphead, sembra essere dunque la soluzione perfetta per chi, attratto dalla storia e dallo stile, vuole avvicinarsi all’opera senza dover necessariamente sudare settemila camicie. La trama della serie è pressoché la stessa del gioco, anche se sicuramente offre, almeno per il momento, una sfera di personaggi ancora limitata. Oltre a quelli già citati, ne troviamo altri tra cui Re Dado, Henchman, aiutante di Satanasso, Porkrind (Suinello nel gioco) e Ms. Chalice, uno spirito dalla testa di calice che prende le sembianze di una “ragazzina”.

Re Dado

La dimensione videoludica non scompare affatto nell’adattamento animato; pur non essendoci un’interazione diretta, alcuni elementi del run ‘n’ gun non potevano non essere presenti. Alcuni livelli e boss fight sono presi e rielaborati per diventare sequenze narrative cariche d’azione, con una maggiore componente comica che, come vedremo, è una delle armi vincenti di The Cuphead Show!.

The Cuphead Show! e la gag comica

L’ultimo gioiello di Netflix è un prodotto paradossale. Si presenta come una serie d’animazione tipica degli anni ’30, molto ispirata ai lavori dei fratelli Max e Dave Fleischer e alla Walt Dinsey. Non mancano, infatti, riferimenti davvero espliciti a quest’ultima nella realizzazione di alcuni personaggi. Basti pensare ai due protagonisti vestiti esattamente come Topolino.

Sigla di apertura

Già dai titoli di testa possiamo vedere un elemento assai familiare nei cortometraggi dell’epoca: il sipario che mostra il titolo dell’opera. L’intera sigla di apertura, con un balzo gigantesco, ci riporta indietro di quasi un secolo, con un tocco di modernità appena accennato che, però, non disorienta lo spettatore. L’atmosfera degli anni ’30 è ben resa anche nel corso degli episodi. L’animazione, già di ottima qualità, è arricchita da effetti, sia visivi sia sonori, tipici della gag comica di quel periodo, insieme alle voci volutamente caricate (e il doppiaggio italiano riesce molto bene in questo).

Anche le situazioni prendono spunto da quelle più classiche, aggiungendo però sempre qualcosa di nuovo, tra cui – ad esempio – un linguaggio sicuramente più moderno. Un tocco prezioso è poi l’uso dell’effetto grana, un semplicissimo espediente che ci catapulta nel passato ma che, in tal caso, è frutto di tecniche moderne, dunque l’obiettivo è quello di non inficiarne mai la qualità visiva.

Cuphead e Mugman al cimitero

Insomma, l’impressione che si vuole dare è proprio quella di guardare una vecchia serie animata che, al tempo stesso, non sia poi così invecchiata da non poter essere pienamente apprezzata nel 2022.

La comicità di The Cuphead Show! è molto diversa da quella che Netflix ci propone negli ultimi anni: battute geniali che si basano sul fraintendimento, sui giochi di parole e su situazioni paradossali, prive di cattivo gusto e capaci di scatenare una risata spontanea e genuina. Il suo pubblico è davvero eterogeneo e non ha limiti d’età; è una serie che abbraccia proprio tutti, nessuno escluso.

Commento finale

The Cuphead Show! vuole portare sul piccolo schermo le maestrie della gag comica del passato, trovando espedienti efficaci per un’esperienza audiovisiva eccellente, non dimenticando mai le sue origini videoludiche.


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