Nine Perfect Strangers: la nuova serie su Prime Video

Ogni volta che Amazon Prime Video distribuisce una nuova serie, le aspettative sono sempre piuttosto alte. È quello che è successo per Nine Perfect Strangers, la nuova miniserie diretta da Jonathan Levine che, di settimana in settimana, dal 20 Agosto ha tenuto il pubblico con il fiato sospeso. Con un’atmosfera che a prima vista ricorda molto l’acclamatissima serie Big Litte Liesper via dei colori, della fotografia e persino della sigla iniziale – l’opera di Levine è composta da 8 episodi e ospita attori e attrici eccezionali tra cui Nicole Kidman, Luke Evans, Michael Shannon.

Questo lungo thriller drammatico mette in gioco i sentimenti più profondi dell’animo umano: amore, odio, vendetta, compassione. Vediamo insieme cosa Nine Perfect Strangers riesce ad offrirci.

Rinascita

Come il titolo suggerisce, nove sconosciuti si ritrovano a condividere un’esperienza più unica che rara. Trascorreranno una settimana in un resort, il Tranquillum, per seguire un programma di riabilitazione finalizzato a cambiare le loro vite. Masha (Nicole Kidman), la proprietaria del luogo, insieme ai suoi dipendenti guiderà i nove ospiti verso un nuovo modo di approccio verso il proprio passato e le proprie sofferenze, sfruttando mezzi più o meno leciti. Nel frattempo, i dettagli che riguardano il passato di Masha emergono pian piano, svelando oscuri segreti.

Nine Perfect Strangers

I motivi che spingono i personaggi a intraprendere questo percorso sono molteplici: una crisi matrimoniale, un tradimento, la morte di una persona cara, la fine di una carriera, la dipendenza da droghe e tanto altro ancora. Tutte situazioni per nulla fuori dal comune ma anzi così ordinarie – e al tempo stesso così struggenti – da creare subito un punto di contatto con lo spettatore. Nine Perfect Strangers riesce a creare un livello di immedesimazione ed empatia con i personaggi molto alto. Pur trattandosi di un contesto un po’ fuori dagli schemi, i sentimenti negativi che emergono da ogni seduta e la voglia di rinascita da parte di ognuno degli ospiti sono elementi che avvicinano il cuore del pubblico a quello di chi sta provando una determinata sensazione.

Un contesto non del tutto scontato

Il concept di un gruppo di sconosciuti “prigionieri” in un luogo isolato, tra l’altro, non è affatto qualcosa di inedito. Trovando tutti ispirazione originaria nel giallo di Aghata Christie, Dieci Piccoli Indiani (1939), numerosi thriller – tra i più recenti ricordiamo Get Out Alive (2016) e Fantasy Island (2020) – sono ambientati su un’isola o in un resort lontano dalla città, con personaggi che oltre a dover condividere quello spazio per superare una certa situazione, devono anche lottare per la sopravvivenza.

Questo è ciò che inizialmente Nine Perfect Strangers vuole trasmettere. Un alone di mistero avvolge il destino dei personaggi man mano che la vicenda procede. È qui, però, che la serie perde quella apparente banalità. La narrazione riesce a insinuare continui sospetti nel pubblico e a farlo poi ricredere, alimentando però sempre nuovi dubbi. Solo alla fine si può scoprire la vera natura di Tranquillum.

L’ambiguità di Masha

Ogni personaggio, come abbiamo già accennato, ha una particolare storia che lo spinge ad intraprendere questo percorso con Masha. Sin dai primi episodi, ogni background risulta piuttosto chiaro, tranne che per la nostra prima protagonista. È sempre la struttura narrativa che, sapientemente costruita, riesce a regalare molta ambiguità al personaggio, dal primo all’ultimo episodio.

Amare o odiare Masha? Cosa si nasconde dietro il suo aspetto così soave ed etereo? Fino a che punto può spingersi per aiutare i suoi ospiti? Lo fa per altruismo o ha un fine che nessun altro conosce? Queste sono domande che il pubblico dovrà porsi fino alla fine, con una serie di colpi di scena del tutto inaspettati.

Dimensione allucinata

A causa di mezzi poco leciti previsti dal protocollo di Tranquillum, per gran parte del tempo gli ospiti sono sotto effetto di sostanze stupefacenti che, secondo Masha, dovrebbero facilitare la terapia. La maggior parte delle sequenze, dunque, è avvolta da una dimensione allucinata resa credibile non solo dagli effetti speciali ma anche e soprattutto dall’uso della macchina da presa. Riprese veloci, roteanti e distorte rendono distinguibile la dimensione reale da quella immaginaria; una chiarezza paradossale se si pensa ai nove personaggi che, giorno dopo giorno, non distinguono più la realtà dalle allucinazioni, ma essenziale per una maggiore comprensione. Anche la fotografia, i colori e i giochi di luce rendono la visione chiara e piacevole, oltre che esteticamente appagante.

Nine Perfect Strangers
Nine Perfect Strangers

Nine Perfect Strangers: commento finale

A metà strada tra il reale e lo spirituale, Nine Perfect Strangers ha stravolto le aspettative iniziali, portando comunque a casa un parere positivo. La cadenza settimanale ha incrementato la voglia di proseguire la visione, spinti dalla voglia di conoscere i segreti più nascosti dei personaggi. Un thriller che ha in sé una forte drammaticità tutta da scoprire e che riesce a cambiare nello spettatore la percezione che egli stesso ha delle cose.


Per altri articoli, visitate la bacheca di CineWriting! Cercate @CineWriting e seguiteci anche sui social Instagram, Twitter, Facebook e Telegram 🙂

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.