La celebre opera d’arte qui sopra è simbolo di cambiamento, di voci prima taciute e poi impossibili da non udire. Il primo di Maggio è per tutti gli uomini, le donne e i bambini sfruttati ogni giorno, costretti con l’inganno molte volte a far più del necessario, con salari quasi pari a zero. CineWriting non è un sito di storia, o di cronaca, nemmeno di politica. Noi parliamo attraverso la settima arte, avvicinandoci a voi come una macchina da presa, sperando di essere ben accetti. Detto questo, il tema del lavoro – e dei lavoratori – nel cinema ha visto non poche esibizioni. Nei casi in cui l’obiettivo si tramutasse in lotte al potere e ingiustizie sociali, il cinema è sempre riuscito a coglierne significati poetici e profondi, criticando o meno.

In questo leggero sabato di Maggio, per chi può godersi una giornata fuori dalla monotonia lavorativa o per chi ama il proprio mestiere nonostante comprenda l’imperfezione della macchina, CineWriting è lieto di consigliarvi tre pellicole sul tema. Film recenti e no, conosciuti o meno, queste tre opere meritano grande attenzione.

La classe operaia va in paradiso
Elio Petri, 1971

Vincitore nel 1972 della Palma d’Oro, Elio Petri è senz’ombra di dubbio uno dei registi nostrani più importanti. Se lo si ricorda soprattutto per Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, anche questa pellicola è un grande capolavoro del regista. Il punto maggiore è decisamente l’interpretazione di Gian Maria Volontè, considerabile sul podio dei migliori attori italiani della storia.

Per il primo di Maggio la visione dei quest’opera del ’71 porta all’attenzione le condizioni animalesche degli operai italiani nelle fabbriche. Non a caso, Petri ci immerge in un’atmosfera grottesca, piena di suoni e rumori intensificati dai gesti e dalle mimiche degli interpreti. Un dramma a tinte comiche a causa di un inevitabile avvicinamento ai caratteri esplosivi dei personaggi, intrappolati nel proprio lavoro sottopagato (il famoso cottimo). Visto con disprezzo da entrambe le parti sociali interrogate, il nostro primo consiglio è una perla di recitazione ed emotività, fedele a mostrarci le cause scatenanti di una necessità di cambiamento forzato. Indimenticabile il protagonista Lulù.

Sorry We Missed You
Ken Loach, 2019

Celebre per I, Daniel Blake, Ken Loach realizza un lavoro ancora più poetico e profondo con la sua ultima pellicola. Un regista conosciuto per la sua (decisamente esplicita) difesa delle classi più oppresse, dopo la visione di Sorry We missed You avrete un certa riluttanza ad acquistare dal proprio divano un qualsivoglia prodotto online (potrete trovare a questo link la recensione su CineWriting). Con un approccio del tutto riconducibile ad una critica non velata, seguiremo per la durata del film Ricky Turner. Padre di famiglia e marito, dopo aver perso il lavoro decide di diventare corriere freelance. La precarietà e la responsabilità di un lavoro del genere è ben metaforizzata quando il nostro protagonista torna a casa, nei rapporti familiari incrinati da un lavoro da cui ci si sente assuefatti, visto come unica via di sopravvivenza.

Un film lontano dal non definirsi il più vero possibile. Una verità intensificata dalla scelta di interpreti non famosi o riconoscibili, proprio come un atteggiamento tanto italiano-neo realista. In conclusione, si può definire un film dalla potenza emotiva agghiacciante nell’inquadratura finale. Uno sguardo vuoto del protagonista verso una vuotezza ancora più grande, necessaria da attraversare per una vita inevitabilmente… vuota.

The Guilty – Il Colpevole

Gustav Möller

Fresco di recensione sul nostro sito (cliccate qui per leggerla), The Guilty (disponibile su Prime Video) può far sorgere un dubbio sulla sua presenza qui. Come terzo ed ultimo consiglio di questo primo Maggio, il thriller del danese Gustav Möller fa parte di quei casi d’amore e odio per il proprio lavoro. Allontanandoci dal primario messaggio di (s)fiducia nelle conversazioni indirette per via telematica, The Guilty fa riflettere sulla delicatezza di un lavoro da cui possono dipendere altre vite.

Conoscendo il lato oscuro del protagonista, possiamo ben capire le motivazioni nelle sue scelte. Isolato a seguito di un evento, Asger Holm risponde ora alle chiamate d’emergenza, non potendo così intervenire sul posto. L’isolamento è ben reso da stanze buie, ricche di barriere artificiali da cui non poter uscire a causa della propria posizione. Proprio come un topo in gabbia, l’agente si agiterà e stresserà per l’impossibilità di aiutare i colleghi (o se stesso) in una situazione venuta formandosi dopo aver ricevuto lui la chiamata.

I necessari primi piani interpretano l’ansia di una situazione irrisolvibile per la mancanza di un rapporto face to face tra i caratteristi: di molti di questi sentiremo infatti solo le voci.

Nonostante il lato umano venga maggiormente evidenziato, il film di Möller è un’ottima prospettiva su cui riflettere per quei lavori che isolano, impedendone la migliore esperienza. Questa invisibilità percepita da un lavoro come quello in un call center, o un qualsiasi centro d’assistenza, è ben notabile in questa pellicola, mostrando con delicatezza e rispetto le reazioni di chi soccorre.

Quali sono i vostri consigli per il Primo Maggio?

A noi interessa anche la vostra di opinione ovviamente! Se avete altre pellicole da consigliare commentate pure! Buon Primo Maggio.

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