WandaVision, creata da Jac Schaeffer e diretta da Matt Shakman, non è la prima serie targata Marvel a raggiungere il piccolo schermo. Tuttavia, rappresenta una nuova fase rispetto ai titoli distribuiti via Netflix, e serie come Agents of S.H.I.E.L.D. In un anno in cui la giostra dei supereroi si è dovuta fermare, WandaVision rappresenta il punto di ripartenza, come titolo di punta di Disney+, da cui può ripartire l’universo Marvel.
Dunque, com’è stato il viaggio? In quest’analisi, che affronta il territorio degli spoiler, voglio provare ad offrire degli spunti di riflessione in merito alle forze e debolezze di questo show, come opera indipendente e parte dell’affresco creato dai Marvel Studios.
Armiamoci di telecomando, accendiamo la tv, e cominciamo!
Un ultimo avvertimento: dopo i sorridenti Wanda e Visione, seguono spoiler!

C’era una volta Westview
I primi due episodi dello show, rilasciati assieme, strizzano continuamente l’occhio agli spettatori. Introducono alla nuova vita di Wanda e Visione, incapsulati in un formato 4:3 e in bianco e nero, novità assolute per l’universo Marvel.
Con tanto di risate preregistrate, piccole gag e un pizzico di superpoteri, WandaVision mostra diverse situazioni da soap opera, e inizia ad inserire piccoli momenti in cui è chiaro che qualcosa sia fuori posto, tra oggetti intrusi e voci che si intromettono in questo misterioso universo televisivo.

Meritano un plauso Elizabeth Olsen e Paul Bettany per le loro interpretazioni. Credo che un’enorme parte nel successo della serie sia da attribuire alla loro prova attoriale, in grado di scivolare senza problemi dal registro prevalentemente comico delle prime puntate ai drammi affrontati nel prosieguo della storia, riuscendo ad emergere nonostante alcuni snodi non eccelsi.
Nella serie abbondano i dettagli. Nel suo gioco meta-televisivo, inserisce una quantità fenomenale di reference a show del passato, attraverso sigle e stili delle parti da soap-opera e commedia, o all’universo Marvel dei fumetti, come i costumi dell’episodio di Halloween. Tra i vari tocchi geniali, il momento alla fine del secondo episodio in cui il mondo diventa a colori, segnando un passaggio di testimone ad una diversa era televisiva, è assolutamente magico.

Fuori dall’esagono
Il quarto episodio (“Interrompiamo questo programma“), che collega infine WandaVision alla realtà, e scopre alcune delle carte, è secondo me tra i migliori. Scopriamo la backstory di Monica Rambeau (figlia di Maria Rambeau, amica di Carol Denvers) e cosa l’ha portata a Westview.
Nell’universo televisivo, tutto si evolve a gran velocità, con i piccoli Tommy e Billy, nati nel terzo episodio, che magicamente crescono a vista d’occhio, portando a nuove rocambolesche situazioni sotto il tetto di Wanda e Visione. Una fonte di divertimento in questa fase è vedere come i personaggi all’esterno di Westview diventano quasi spettatori come noi, impegnati a cogliere indizi nella fiction in corso all’interno dell’Esagono creato dai poteri di Wanda.
Morto un Pietro se ne fa un altro?
Il quinto episodio si conclude con l’ultimatum di Wanda agli agenti dello S.W.O.R.D., la presa di coscienza di Visione, e un enorme twist: il ritorno di Pietro, defunto fratello di Wanda. Questa nuova presenza è parte di un gioco molto furbo da parte dei Marvel Studios, visto che l’attore chiamato ad interpretarlo non è Aaron Taylor-Johnson , bensì Evan Peters . “Ha dato il ruolo di Pietro a un altro” commenta Darcy, che osserva questo stravolgimento dall’esterno.
Evan Peters interpretava Quicksilver nell’universo nato nella FOX dedicato agli X-Men (celebre questa scena ), e la sua inclusione nel MCU ha dato adito a un’infinita serie di supposizioni e teorie da parte dei fan sul suo possibile significato. A favore di questo ha giocato la distribuzione settimanale della serie, già sfruttata da Disney+ con The Mandalorian, che a mio avviso risulta positiva nel far assorbire progressivamente una storia, senza portare alle classiche “abbuffate” da binge watching, che in alcuni casi non giovano alla fruizione.

Il castello di carte inizia a crollare…
Purtroppo, a mio avviso si sentono degli scricchiolii nella serie dopo il settimo episodio, a buon ragione nominato “Infrangere la quarta parete”. Come avvenuto per tutte le altre puntate precedenti, la crisi che chiudeva lo scorso appuntamento settimanale viene accantonata senza troppe cerimonie. Questo non era un difetto in passato, ma risalta moltissimo quando erano rimasti troppi fili in sospeso.
Risulta molto interessante vedere Wanda che ci guarda direttamente, in uno stile che richiama “The Office” (di cui, a proposito, CineWriting ha parlato qui!), e inizia a perdere il controllo sulla gestione di Westview, ma ormai il gioco metatelevisivo risulta fine a se stesso, e ha un sapore stucchevole.
“Agatha all along”
Ricorderò a lungo il momento della rivelazione di chi apparentemente tirava le fila di ogni cosa, con tanto di character song trascinante che presenta una “sub-serie” WandaVision dal punto di vista di Agnes, anzi, Agatha Harnkess. Due minuti che mi hanno tenuto incollato allo schermo, grazie al carisma dell’attrice Kathryn Hahn nel portare in scena il personaggio.
Tuttavia, dopo una settimana di supposizioni, e durante la pur interessante puntata che segue, “Negli episodi precedenti”, che percorre la storia di Wanda, con momenti anche memorabili, un dubbio si insinuava in me.
“Perché?” Ad eccezione di alcune scene che offrono un necessario sguardo alla backstory di Wanda, l’excursus nel passato con Agatha sembra solo una scusa per rendere evidenti certi elementi ormai noti. Ma per quale motivo inserire in questo momento il twist? Se Agatha è davvero la scaltra mastermind che ci viene descritta, perché le sue azioni negli ultimi episodi sembrano esistere solo perché “the show must go on“?

It was Scarlet Witch all along
L’affascinante castello di misteri costruito sin dall’inizio perde di efficacia nel momento in cui scopriamo che non esistevano chissà quali segreti. Wanda era davvero in controllo di ogni cosa a Westview. Il ruolo di Agatha è stato solo quello di osservatrice, scombinando di tanto in tanto le carte, per scoprire i poteri di Wanda e poi impossessarsene; peccato che, togliendo la fantastica prova attoriale di Hahn, quel che resta in scrittura è un personaggio che dopo la grande rivelazione pare perdere tutta la propria furbizia.
Forse, un reveal di Agatha agli spettatori in una fase precedente avrebbe avuto un minor “effetto Wow”, ma potenzialmente avrebbe dato vita a conflitti più interessanti per gli spettatori?
Ad Agatha vengono affidate frasi come “So chi sei tu… Scarlet Witch”, “Sei più potente dello stregone supremo” e “Sei destinata a distruggere ogni cosa” che sul momento lasciano attoniti e fanno puntare il dito allo schermo per la reference; pensandoci a freddo, però, secondo me rappresentano solo l’ennesimo cliffhanger, che troverà soluzione in un prossimo futuro.
I problemi di WandaVision
Trovo un peccato che certi conflitti progressivamente costruiti vengano praticamente annullati, e risolti magicamente in un lampo. Ad esempio nella battaglia finale Wanda, Visione, Tommy e Billy si uniscono per far fronte a più fazioni. Perché non dare negli episodi precedenti il tempo a Visione e Wanda di parlare finalmente a cuore aperto durante la serie, senza delegare questo compito agli ultimissimi minuti?
E a proposito di occasioni sciupate… un personaggio che a mio avviso ha ricevuto ben poca giustizia è Monica Rambeau. Da anomalia nell’Esa di Wanda, assistiamo alla sua origin story come supereroina, ma nell’ultimo episodio è a malapena un elemento di contorno… pronta ad essere raccordata al prossimo film.

L’elemento della serialità, croce e delizia del Marvel Cinematic Universe, vacilla a mio avviso se i pezzi del puzzle diventano soltanto il tramite per la prossima scena post credits, dimenticando quel che accade nel mezzo. Osservare un universo iperconnesso nel suo sviluppo è un gioco affascinante, che però non dovrebbe sfuggire di mano, e diventare solo un “esercizio di hype”.
Magia caotica

Tornando al conflitto finale, Agatha pone Wanda di fronte alle proprie responsabilità, facendole affrontare gli abitanti/marionette di Westview: una scena interessante, se non fosse che Wanda sa già tutto questo. Perché mostrarla così sconvolta da una rivelazione di cui è a conoscenza? (Quinto episodio, litigio finale, Visione: “Stanno soffrendo, Wanda“). Secondo me è davvero un peccato il modo in cui, per correre verso il finale, diversi fili vengano riannodati in fretta e furia, e si punti tutto sullo spettacolo del momento: travolgente, ma a conti fatti non in linea con quanto costruito.
Ad esempio, il plot secondario dell’agenzia S.W.O.R.D. viene liquidato con una facilità imbarazzante. Sembra fosse previsto altro, come emerge da questo articolo , persino un decimo episodio, ma purtroppo a causa dell’emergenza sanitaria alcuni sviluppi sono stati eliminati. Non vorrei esser frainteso: va un plauso alla produzione per aver portato a termine lo show in una situazione simile; i problemi vanno ricercati in una gestione a monte della storia.
Endgame(s)
Un aspetto che mi ha positivamente sorpreso nell’ultimo episodio è la conclusione dello scontro tra i due Visione, che avviene con una discussione sul famoso paradosso della nave di Teseo, che rappresenta simbolicamente entrambi i personaggi. Mentre questo accadeva, e in parallelo osservavo Agatha e Wanda affrontarsi facendo ampio uso di poteri magici, desideravo che la battaglia delle due streghe potesse essersi svolta in modo simile.
Un confronto mentale, fatto di illusioni (ne abbiamo qualche brevissimo, affascinante sprazzo, con Wanda che rievoca i processi alle streghe), magari sorto nel momento in cui Agatha fosse sicura di poter far breccia nella mente di Wanda… e non in un’occasione che a posteriori appare decisamente “casuale”, dettata dal dover chiudere la serie, portando infine ad una battaglia come molte altre già viste nel MCU.
What If… ?
Il mio disappunto riguardo lo sviluppo della trama nasce perché questa serie inizialmente sembrava voler sperimentare giocosamente con lo spettatore, con idee che nella prima metà mi avevano stregato: per questo, avrei decisamente preferito una conclusione meno in linea con altri prodotti MCU, e uno sviluppo soddisfacente per tutti i personaggi.
C’è attenzione per il dolore di Wanda, sepolto da lei stessa in una realtà che le è di conforto come le serie tv che l’hanno accompagnata nella sua vita… ma quello scavo interiore secondo me viene poi messo eccessivamente da parte per far spazio ai fuochi d’artificio, ai combattimenti contro vari “big bad”.
Non è il numero di episodi a risultare insufficiente per risolvere in maniera organica ogni aspetto, ma la loro gestione, frutto di un incantesimo che non sembra chiaro nella propria direzione, preferendo prenderne troppe assieme.

Trovo intrigante un “gioco” proposto da Film Crit Hulk, che nel suo blog scrive una piccola provocazione: e se WandaVision fosse stato impostato in modo differente? Se avessimo saputo sin dall’inizio come era la situazione, mostrandoci il passato di Wanda non in un unico episodio, ma progressivamente, e come era arrivata a Westview? Forse, rimosso il bisogno di un mistero, il focus sarebbe stato diverso, con un altro approccio, e avremmo vissuto diversamente gli indizi su un intruso come Agnes…
Nonostante i problemi narrativi che ho voluto evidenziare, sono assolutamente curioso di quel che vivrà in futuro Wanda. Nell’episodio finale indossa la corona di Scarlet Witch, e possiamo solo speculare su cosa accadrà nel film Doctor Strange in the Multiverse of Madness.
Conclusa una serie, non è finita: vedremo a brevissimo l’approccio dei prossimi show che continueranno a popolare il palinsesto on demand di Disney+, cominciando con Falcon and the Winter Soldier.
In conclusione…
WandaVision è una serie apprezzabile nel suo intenso gioco metatelevisivo, omaggio alle serie del passato, e nell’approfondimento che offre al personaggio di Wanda, sostenuto anche da ottime prove attoriali.
Purtroppo, quando arriva il momento di svelare tutte le carte e chiudere ogni filo, non tutto funziona come dovrebbe, abbandonando il lato più sperimentale che rende unica la serie. Una visione che resta interessante, pur nelle sue debolezze strutturali.

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