Soulmates è una serie antologica uscita su AMC il 5 ottobre 2020 e dall’8 febbraio disponibile su Amazon Prime Video. Con Soulmates, i creatori della serie William Bridges e Brett Goldstein hanno immaginato un futuro in cui per scoprire l’identità della propria anima gemella basterà fare un test. Un futuro in cui l’amore vero è scientificamente provato e alla portata di tutti. Ma è davvero tutto così facile? Scopritelo con noi con questo articolo senza spoiler.

Una distopia romantica
La prima impressione quando si inizia a guardare Soulmates è di essere davanti ad un Black Mirror (su cui potete trovare il nostro articolo qui) versione romantica. O meglio, a un Black Mirror sull’amore. Ambientata 15 anni circa nel futuro, l’asse portante della serie è un test scientifico che è in grado di rivelare l’identità della tua anima gemella. La ricetta della felicità servita su un piatto d’argento, sembrerebbe. Eppure, da subito l’obiettivo è individuare le falle nel sistema, istillare il dubbio che l’amore non può essere semplificato e sintetizzato in un referto.

I dubbi e le eccezioni sono il motore degli episodi, 6 in totale, ognuno dei quali sperimenta una situazione diversa per caratteristiche e toni. Non solo distopia e non solo tragici finali. A puntate che lasciano l’amaro in bocca se ne alternano altre dal lieto fine non scontato. Il quarto episodio, Notte da sogno, in questo senso si contraddistingue dagli altri; dai toni più leggeri senza apparire demenziale, racconta di una storia d’amore che sorge spontaneamente, sfidando le leggi della scienza che attribuiscono un’anima gemella senza che le due persone si siano mai realmente incontrate. L’amore viene considerato una scelta e non un dato di fatto, dimostrando che l’assenza di certezze non è sempre una cosa negativa.
Inciampi e scivoloni
Soulmates parte da una buona base e nel complesso non si può considerare una serie mal riuscita. Nonostante ciò, qualche scivolone è presente e alcuni episodi appaiono meno riusciti degli altri. Questo si verifica soprattutto in quelle puntate (la seconda e l’ultima) in cui l’emulazione di Black Mirror appare più evidente e finisce per stonare con l’andamento generale della serie. Non solo: anche all’interno di episodi nel complesso ben fatti si percepiscono delle inclinazioni e delle risoluzioni che per voler apparire originali sfociano nell’esatto contrario, se non nell’incoerenza totale. Esemplare è il primo episodio, Prova d’amore, che mostra il costante dubbio della protagonista riguardo la relazione con il proprio marito, nata prima dell’esistenza del test; la donna si chiede se la loro storia sia effettivamente la migliore possibile per lei. Il finale delude le aspettative, perfino quelle dei protagonisti della storia: peccato, sarebbe stato facilmente evitabile.

In generale, la scelta delle varie situazioni da analizzare tenta di andare oltre certi limiti, presentando situazioni tanto complesse quanto poco credibili (come il terzo episodio, Un passo alla volta, che si rivela essere decisamente un passo falso). Insomma, quando si tenta di dipingere una condizione volendola problematizzare più del dovuto, Soulmates rivela i suoi punti deboli.
C’è solo un’anima gemella? E altre domande…
In conclusione, Soulmates ci pone davanti a interrogativi a cui in fin dei conti la scienza non sembra saper rispondere. Presentandoci una soluzione definitiva come il Test dell’anima gemella, in realtà in tutta la serie ne vediamo solo i difetti. E se in Black Mirror il tono distopico finiva per creare ansia rispetto al futuro, con Soulmates questo risvolto sembra in un qualche modo rassicurarci.

Episodio dopo episodio appare chiaro come l’anima gemella non sia per forza una persona singola perfetta per noi ora e per tutta la vita. La persona perfetta per noi può non esistere, ma non nel senso più scoraggiante del termine. Soulmates vuole portarci a cercare e vedere in una persona la scelta giusta in quel momento, che magari può durare tutta una vita. Per questo motivo, le puntate più cupe stonano in un contesto in cui paradossalmente si è portati a credere nell’amore.
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