
Disney+ (disponibile in Italia da diversi mesi, clicca qui per leggere cosa ne pensiamo) è la piattaforma ideale per i nostalgici. Niente come un classico Disney, infatti, riesce a a farci connettere con la parte di noi rimasta bambina, con il nostro io dagli occhi sgranati pieni di stupore. A volte, però, si cade nell’errore di rivedere unicamente i titoli più famosi e apprezzati, evitando perle di grande valore. È il momento di riguardare (o guardare per la prima volta) queste opere, anche per cogliere al meglio i dettagli che da piccoli non potevamo apprezzare del tutto.
Dopo aver parlato dei 5 migliori classici Disney della storia (trovate l’articolo qui), vi proponiamo 5 pellicole sottovalutate, non per forza dimenticate o disprezzate, ma che meritano di essere riconsiderate. L’ordine è, di nuovo, unicamente quello cronologico.
5) Cenerentola (1950)
Iniziamo con la pellicola che impose definitivamente il concetto di classico Disney: Cenerentola. Il primo passo da fare per apprendere al meglio questa pellicola è inserirla nel suo contesto storico. Siamo nel 1950, la seconda guerra mondiale è finita da poco, la Disney produce da otto anni solo film-collage di cortometraggi. È il momento di azzardare di nuovo. È il momento di dire agli americani che la guerra è finita ed è il momento di tornare a sperare.
Un messaggio di speranza
La canzone “I sogni son desideri” nasce proprio con questo intento. Cenerentola è un inno alla conquista di quel che si vuole, è un canto di speranza per un futuro migliore dopo un passato disastroso. Non è solo una storia d’amore. Come tutti i classici Disney con protagonista una principessa, questa pellicola è vittima di preconcetti falsi. Cenerentola non è un film unicamente per ragazzine (come non lo è nessun film al mondo, d’altronde) e non è un film puramente romantico o noioso. Ha i suoi momenti comici dati dai topi Giac e Gas, dalla fata Smemorina e dal gatto Lucifero (immeritatamente dimenticato dai più). Vanta il pregio di avere delle cattive credibili e realistiche, la madrine e le sorellastre. Esteticamente vediamo la tecnica tradizionale al suo meglio, valorizzata da colori sgargianti e da giochi di luce inediti, come quelli sul vestito della principessa durante il ballo. Quello che manca sono vere e proprie scene di azione, alcuni spettatori si potrebbero annoiare, sopratutto chi non ama i momenti musicali nei cartoni animati. In conclusione, però, si tratta di un’opera con più pregi che difetti, che andrebbe riguardata con occhio adulto per apprezzarne ogni dettaglio e il lodevole messaggio di speranza.
4) Basil l’investigatopo (1986)
Arriviamo a uno dei titoli più dimenticati della storia della Disney, di certo non aiutato dal periodo di uscita, uno dei più fallimentari della casa di produzione. Basil l’investigatopo è in realtà un film d’intrattenimento di tutto rispetto, dal bel ritmo e dall’ambientazione londinese affascinante. Alla regia quattro nomi, tra cui un duo di spicco, qui al loro esordio: John Musker e Ron Clements (autori anche di La sirenetta, Hercules e Aladdin) sanno sempre come far divertire il loro pubblico.

Se Sherlock Holmes
fosse un topo
Il film è abbastanza unico: una storia di stampo investigativo, chiara parodia di Sherlock Holmes, interamente messa in atto di notte. È, infatti, l’unica pellicola disneyana che può vantarsi di non avere nemmeno una scena diurna. Questa scelta risalta una Londra di fine ‘800 ricostruita fedelmente, che dona la sua bellezza e il suo charme a una storia di enigmi e intrighi di potere. Il protagonista Basil è arguto, incredibilmente piacevole d’ascoltare e, ovviamente, un personaggio che punta tutto sull’intelligenza e non sulla forza o sulla violenza. Un detective forse stereotipato, ma che rappresenta un unicum nella produzione della Disney. Altra nota positiva è il villan, da sempre una caratteristica importante per rendere una storia avvincente. Il prof. Ratigan (in originale doppiato dallo straordinario Vincent Price) fa decisamente il suo lavoro. Un ratto che esige di essere considerato un topo, pieno di sé, furbo, compito, educato. Mostra il suo lato animale solo quando perde la pazienza. Sarà la perdita di controllo a portarlo a un fine tragica e di grande impatto.
3) Lilo & Stitch (2002)
Lilo & Stitch non è di certo un film dimenticato o passato inosservato. Quello che si rischia, però, è di soffermarsi unicamente alla tenerezza del piccolo alieno blu, al suo modo di parlare facilmente imitabile, non dando la giusta importanza a tutto il resto. Tutti siamo affezionati e ci ricordiamo del termine “ohana”, ma raramente si parla di quello che realmente significa e del messaggio che vuole trasmettere.
Cosa vuol dire davvero “ohana”
Stitch è un bullo. Stitch è il bambino capriccioso e irrequieto che non ha ricevuto amore dai genitori, quel bullo che tutti abbiamo avuto in classe e che spesso nasconde qualcosa di ben più profondo dentro. Lilo lo sa bene e lo fa notare con una frase incredibilmente matura e profonda, per trattarsi di un film per bambini: Ai tuoi cos’è successo? La notte ti sento piangere.. sogni i tuoi genitori? È per questo che distruggi tutto? Come fare a calmare un animo così scisso? Con l’affetto della famiglia, che non è solo quella dettata dai legami di sangue. Lilo infatti, letteralmente adotta Stitch, che entra a far parte della sua ohana. Lì, finalmente, Stitch sarà amato e troverà la pace. Il messaggio arriva potente e non è sopraffatto dalle scene action o dalle sottotrame comiche, comunque presenti e di qualità. La potenza di questa perla della Dsiney sta proprio nel trasmettere ai bambini con naturalezza ed estrema semplicità un concetto non facile, che ancora adesso non è chiaro anche a molti adulti. Famiglia è chi ti vuole bene e ti aiuta a combattere i tuoi demoni. Adottare è una soluzione e una bambino serve solo l’amore. Questo è ohana.
2) Il pianeta del tesoro (2002)
Tornano John Musker e Ron Clements alla regia e, non un caso, torniamo a parlare di un grande film d’azione. Alla Disney viene un’idea vincente: prendere il libro “L’isola del tesoro” di Stevenson e crearne una versione steampunk, fantascientifica, ambientata nello spazio con personaggi animali antropomorfici. Il risultato? Un completo flop al botteghino. Ma anche la conquista di tanti fan nel mondo.
Il riuscito adattamento della Disney
Tra le opere presenti in questa lista, infatti, Il pianeta del tesoro è stata quella che più di tutte ha subito un processo di riconsiderazione. Il tempo ha fatto sì che fosse rivisto e apprezzato, sopratutto da chi, magari avendolo visto da molto piccolo, non poteva apprezzarne appieno il comparto tecnico, il design unico che univa la fantascienza ai pirati e il percorso di crescita del personaggio principale. È facile immedesimarsi con Jim Hawkins, un giovane carismatico e pieno di talento, ma insicuro, che cerca una figura paterna che rimpiazzi un padre che lo ha abbandonato. Alla fine del film Jim avrà compiuto il difficile passaggio dalla giovinezza alla maturità. A rubargli la scena il pirata Long John Silver, personaggio dalle mille sfaccettature, che non si limita ad essere un furfante. Diventerà come un padre per il giovane Jim, mostrando un lato affettuoso, raro per un villan Disney. Molti dei meriti vanno a il libro di Stevenson, ma è innegabile che si tratti di un adattamento riuscito ed originale. Altrettanto riuscito è la versione italiana del brano I’m Still Here (Jim’s Theme) di John Rzeznik da parte degli 883. “Ci sono anch’io” gareggia per essere uno dei brani più sottovalutati della Disney, una canzone sulla difficoltà di crescere e trovare la propria strada, inaspettatamente valorizzata dalla voce di Max Pezzali.
1) Zootropolis (2016)
È difficile per i film recenti della Disney gareggiare in bellezza con le vecchie opere, che hanno anche avuto anni per essere apprezzate pienamente e per entrare nella storia. Senza contare che gli ultimi cartoni sfornati dalla famosa casa di produzione non si avvicinano neanche lontanamente ai fasti dei suoi predecessori. Come eccezione, spicca Zootropolis.
La paura del diverso
Come Basil si distingueva per essere un giallo, Zootropolis rientra nel genere poliziesco con sfumature thriller. I due protagonisti Judy e Nick portano avanti una vera e propria indagine. Il mistero è intrigante, lo sviluppo narrativo scritto alla perfezione, sostituendo gli animali con persone in carne ed ossa, ci troveremmo davanti a una sceneggiatura crime di tutto conto. La cosa più da lodare, però, in questo film, è la morale. Nell’epoca di Trump e della sua politica isolazionista, ancora una volta la Disney si prende il compito di insegnare a grandi e piccoli cosa è giusto. Qui è presa di mira la xenofobia, i pregiudizi di razza, la paura verso il diverso. In una metropoli abitata da animali, c’è chi teme che i predatori, quelli biologicamente predisposti a cacciare, possano essere una minaccia. E se ne vogliono liberare. Un’allegoria dell’epoca moderna talmente calzante da far venire i brividi. Il lieto fine è scontato, almeno nel film, almeno nella finzione. La speranza è che la nuova generazione, guardando questa pellicola, riesca a imparare l’integrazione, l’altruismo e la tolleranza, per trasportare questo finale anche nella vita vera.