Sembra ormai ufficiale: a ottobre 2020 arriverà la decima stagione di American Horror Story, l’accattivante serie antologica americana firmata da Ryan Murphy e Brad Falchuk. E, per i fedelissimi, le buone notizie non finiscono di certo qui. I produttori hanno infatti annunciato che AHS è stata riconfermata fino alla stagione numero 13, prevista per il 2023. Ci aspettano quindi ancora diversi capitoli, da goderci con passione.
Il nostro articolo non nasce tanto per elogiare questa serie ormai cult, cimelio dei racconti a sfondo horror contemporanei (anche se sicuramente tra i nostri lettori ci sarà qualche fan accanito), quanto, forse, per invogliare coloro che ancora non hanno avuto il piacere di scoprirla, raccontando gli sviluppi chiave di ciascun capitolo – in attesa dei nuovi svolgimenti.

Per chi non lo sapesse, infatti, American Horror Story è una serie antologica, in cui ogni stagione è praticamente indipendente dalle altre (eccezione fatta per la ricorrenza degli attori, che interpretano, di volta in volta, personaggi sempre diversi e per alcuni piccoli riferimenti tra le trame). Ciascuna parte si apre quindi su una propria tematica, ovviamente di genere pauroso.
Perciò partiamo dal presupposto che, anche se non avete ancora visto le prime parti della serie, potrete comunque godervi AHS 10 quando uscirà. Ma se ci tenete invece a recuperarla (il che è anche il nostro passionale consiglio) forse questa sorta di summit, o guida, vi aiuterà, preparandovi alla visione di un vero e proprio kolossal del sovrannaturale. In più, daremo dei voti a ciascuna parte, così che, se non vorrete recuperarle proprio tutte, potrete scegliere quelle che vi ispirano di più.
Le prime nove stagioni di AHS: guida agli incubi americani
Bhe, se siete arrivati a leggere fino a qui forse siamo riusciti a incuriosirvi. Quindi cominciamo: come abbiamo accennato, ciascuna parte di American Horror Story ha una propria trama, rigorosamente caratterizzata da eventi sovrannaturali o comunque tendenzialmente creepy. Il programma nasce infatti per raccontare le principali paure americane (o, più probabilmente, di tutto il mondo). Vi viene in mente qualche possibile timore, così di primo acchito? Non so, vampiri? Clown? Demoni o assassini? Beh in American Horror Story questi ci sono tutti. Ovviamente ciascuno inserito in un proprio flusso degli eventi, che ci racconta un mondo intero di terrore.
Pronti a scoprirne di più? Ecco a voi le nove stagioni di American Horror Story finora uscite. E tutti gli incubi che raccontano.
Stagione uno: Murder House
Ovviamente, si parte subito alla grande. La protagonista della prima stagione è una delle paure più diffuse al mondo: le case infestate/soggette a omicidi plurimi. Quante storie iniziano, d’altronde, con le vicende dell’allegra famigliola che si trasferisce in una casa in cui sono state ammazzate non so quante povere anime, con tanto di agente immobiliare che dice “sono tenuta a dirvelo, in questa casa sono avvenuti degli omicidi. La volete lo stesso?”. E con loro che RIGOROSAMENTE rispondono “Ma certo, ovviamente!”, salvo poi ritrovarsi invischiati in altrettante disavventure o eventi sovrannaturali. Ma va be, chissà quanti film non si sarebbero fatti sull’argomento se queste povere creature avessero risposto da subito di no.
Quindi sappiamo come inizia la faccenda: Ben, Vivien e Violet si trasferiscono a Los Angeles, in una meravigliosa ma inquietantissima dimora appartenuta negli anni ’20 a un ambiguo medico: il dr. Charles Montgomery. Ovviamene qui sono avvenuti più e più assassinii: praticamente la metà di quelli che vi entrano non ne escono. E niente, sorpresona delle sorprese nella casa ritroviamo tutte le anime delle persone che vi ci sono morte, rimaste lì prigioniere. Queste entrano in contatto con i nuovi arrivati, spaventandoli prima e, talvolta, aiutandoli poi. So che detta così la storia può sembrare trita e ritrita, vista in so quanti altri racconti. Ma, credetemi, AHS le dà una marcia in più. Vuoi per i personaggi e gli attori che li interpretano, semplicemente straordinari (già da questa prima stagione incontriamo la magnifica Jessica Lange, astro nascente di American Horror Story e paladina di quasi tutti i capitoli). Vuoi per le dinamiche dei vari eventi: tra l’occulto e le inquietanti realtà della vita stessa. Insomma: alla fine è un capolavoro, che ci racconta le storie di più generazioni sconvolte dalla morte.
Voto: 8. Sicuramente una delle stagioni più riuscite, sotto tutti i punti di vista.

Stagione due: Asylum
La prima parola (se così si può definire) che mi viene in mente pensando alla seconda stagione di AHS è: LALALANSIA. Perché? Beh partiamo dal presupposto che è ambientata in un manicomio, negli anni ’60. E niente, oltre all’ambiente già di per sé un po’ angosciante, ritroviamo all’interno del Briarcliff Asylum ogni genere di tormento. Apparenti serial killer, suore crudeli che usano i pazienti come sfogo, medici psycho che attuano terribili esperimenti sulle loro povere vittime. E poi, forse l’incubo degli incubi: il terrore di essere rinchiusi nell’istituto senza un reale motivo.
Ma una cosa deve essere ben chiara prima di iniziare questa seconda stagione: la narrazione avviene su molteplici livelli (un classico di AHS). Se il manicomio può sembrare, inizialmente, il punto focale del racconto, questo è più che altro uno sfondo delle vicende. Accanto alle varie vicissitudini all’interno della struttura – in cui a una certa ritroviamo persino demoni e personaggi storici realmente esistiti – cuore della trama diventa la storia della giornalista Lana Winters. E i suoi rapporti con Bloody Face, un terribile assassino che scuoia le sue vittime.
Voto: 7. Nel complesso la stagione è molto bella e inquietante il giusto. La principale pecca è il fatto che, forse, sono stati inseriti nel racconto un po’ troppi elementi di genere horror, troppo diversi e disparati tra loro. Chiariamoci: è comunque riuscita benissimo, ma può sembrare, con il senno di poi, un po’ un calderone.

Stagione tre: Coven
E arriviamo così a una delle chicche di American Horror Story: Coven, il capitolo incentrato sulle streghe. Sarò sincera: forse, rispetto alle altre parti, questa è quella che ricorda di più un teen drama. Ma quando l’ho guardata io ero una teen e ammetto di essermene innamorata. Siamo a New Orleans, in Louisiana, una terra segnata da secoli dalla magia. Qui si trova l’Accademia Miss Robichaux per ragazze eccezionali, in cui vivono quattro giovani streghe: Madison, che pratica la telecinesi; Queenie, sorta di bambola vodoo; Nan, che riesce a leggere nel pensiero e Zoe, l’ultima arrivata, vedova nera. Le loro vite si intrecciano a quelle di Misty Day, che ha il potere della resurrezione, e di Cordelia Foxx, la direttrice dell’istituto.
Questo capitolo di AHS racconta prevalentemente la scelta della nuova Suprema – guida della confraternita delle streghe – al momento Fiona Goode (nuovamente la nostra beneamata Jessica Lange). Una carica ambita un po’ da tutte le protagoniste, che porterà così inimicizie varie e sotterfugi. Quindi sì, parla più che altro di scontri vari per ottenere il potere. Ma nel mezzo inseriscono anche storie lontane, legate al passato della confraternita e a crimini ormai dimenticati.
Voto: 8. È forse uno dei capitoli più adolescenziali, ma comunque accattivante e in linea con la struttura della serie.

Stagione quattro: Freak Show
Non mi pento di dirlo: questa stagione è assolutamente imperdibile. Cuore pulsante di AHS (insieme, probabilmente, a Murder House), Freak Show è semplicemente straordinaria. Florida, anni 50: Elsa Mars gestisce un circo degli orrori, le cui ultime protagoniste sono le gemelle siamesi Bette e Dot Tattler. I protagonisti dello show vivono in apparente armonia, finché tre importanti minacce non li travolgono: Maggie e Stanley, che si infiltrano nel circo con l’inganno, per rapirne qualche individuo e venderlo a un museo delle mostruosità; Dandy Mott, un inquietante e psycho ragazzo ricco, che desidera a tutti i costi le gemelle; ed Edward Mordake un fantasma mietitore di anime.
Accanto a questi svolgimenti, Freak Show racconta anche le vicende private dei suoi protagonisti. Prima fra tutte quella della stessa Elsa, ex dominatrice tedesca a cui un nazista aveva tagliato le gambe, girandovi sopra uno snuff movie. Combattuta tra l’amore per i lavoratori del suo circo degli orrori e il desiderio di fama, Elsa regolerà, con le proprie scelte, i principali svolgimenti della trama.
Voto: 9. Davvero ben costruita e con personaggi intriganti (troviamo, ad esempio, tra le protagoniste anche Jyoti Amge, la seconda donna più bassa del mondo). Forse una delle stagioni meno inquietanti dal punto di vista narrativo.

Stagione cinque: Hotel
Ma, ahimè, sebbene fin qui American Horror Story sia riuscito a raccogliere (nel complesso) una serie di successi, questo non vuol dire che non possano esserci degli scivoloni. E Hotel è sicuramente uno di questi. Partiamo dal presupposto che parla di vampiri, quindi boh forse essendo già un tema ampiamente affrontato partivano svantaggiati. Poi, per quanto le idee possano essere buone o comunque interessanti, in generale questa quinta stagione risulta un po’ stantia, emulatrice delle precedenti (vedi le anime delle persone morte, intrappolate nell’hotel Cortez – centro dei principali avvenimenti – o la ricerca di un serial killer – denominato dei Dieci Comandamenti, per il tipo di crimini che compie) e priva di un qualsiasi proprio apice narrativo.
L’unico motivo per cui di Hotel si parla bene è perché Lady Gaga vi ha preso parte, interpretando una dei protagonisti principali: la Contessa Elizabeth Johnson. Chiariamoci: a noi Lady Gaga non dispiace neanche, ma, per quanto possa essere stata brava, non riesce a salvare con la sua performance una trama un po’ arida.
Voto: 5. Oggettivamente banale rispetto alle altre stagioni.

Stagione sei: Roanoke
Ma torniamo nel vivo della sperimentazione e dell’innovazione di AHS. La sesta parte si chiama Roanoke, dal nome della colonia costruita dagli inglesi in North Carolina, nel XVI secolo. Questa stagione è forse una delle più geniali: costruita come un reality show, racconta le raccapriccianti avventure dei coniugi Matt e Shelby (interpretati da alcuni attori nelle ricostruzioni delle vicende), vittime di inquietanti avvenimenti nella loro nuova abitazione. La casa in cui si sono trasferiti sembra infatti sorgere su un terreno maledetto, presieduto da antiche forze spiritiche, che cacciano via i nuovi arrivati.
Il fantasma più temibile che la coppia incontra è quello della Macellaia, che minaccia di uccidere chiunque si trovi sul suo territorio (quello dell’ex colonia di Roanoke) durante la fantomatica Luna di Sangue. Matt e Shelby, dopo essere scampati alla sventura, partecipano al documentario My Roanoke Nightmare, per raccontare l’incubo che hanno vissuto. Dato il grandissimo successo del programma, il suo produttore, Sydney, decide poi di girare una seconda parte dello show, rimandando i coniugi e gli attori che li avevano interpretati nel programma, nella casa. Attirando così le ire degli spiriti.
Voto: 8. L’idea di costruire il programma come uno show è sicuramente bella e originale. Gli sviluppi sono poi davvero angoscianti.

Stagione sette: Cult
Purtroppo, un altro scivolone. Chiariamoci: parla di sette e della realtà sociale contemporanea, quindi già di per sé l’argomento è abbastanza complesso e coinvolgente. Eppure, non riesce a renderlo con tutto il suo potenziale. Siamo nel 2016, durante le elezioni presidenziali. La vittoria di Trump sconvolge non pochi cittadini, ma non Kai Anderson, che anzi, ispirato dalle idee politiche dell’uomo, decide di candidarsi a sua volta come consigliere comunale. Da subito, però, si capisce l’estremismo del ragazzo, fortemente crudele e razzista: pensa che il modo migliore per controllare le persone sia quello di costruire un sistema fondato sul terrore, spaventandole.
Crea così una propria setta, il cui compito è quello di aggredire e seminare il panico, girando per le strade con i volti coperti da maschere a forma di clown. La cosa più paurosa di AHS Cult è la sua veridicità: la possibilità che un fanatismo del genere esista davvero (e sappiamo che è anche già esistito) e si concretizzi, in tutto il suo raccapricciante terrore. E quindi verrebbe da chiedersi: cosa ci può essere di più spaventoso che la realtà stessa? Cult inquieta, questo sì. Ma non riesce comunque a raggiungere il livello delle altre parti, nonostante il materiale lo consentisse ampiamente. Forse perché, nella sua realizzazione, si accosta più a uno dei tanti crime che vediamo continuamente in televisione, piuttosto che alle altre stagioni della serie.
Voto: 6. Per l’idea.

Stagione otto: Apocalypse
Ma nuovamente American Horror Story riesce a tornare al suo splendore, presentandoci Apocalypse (che forse analizzata post pandemia 2020 è ancora più spaventosa), eccezione delle eccezioni della serie. Apocalypse è infatti l’unico crossover tra due stagioni precedenti (Murder House e Coven), un capolavoro del genere horror.
2020, è arrivata l’apocalisse. I pochi superstiti si sono rifugiati in un Avamposto, a cui si accede tramite la decontaminazione dalle radiazioni presenti negli ambienti esterni. La sopravvivenza è comunque dura: gli ospiti del rifugio devono sottostare alle rigide regole di Ms. Wilhemina Venable, che li divide in élite e schiavitù, impedendo poi a entrambe le categorie di avere, tra le tante cose, relazioni sessuali. Ma queste vicende si intrecciano con quelle, molto più entusiasmanti, di Micheal Langdon (guardate Murder House per capire di chi si tratta!): un temibile stregone che promette di scegliere gli ospiti più meritevoli, che avranno l’onore di ripopolare il mondo. Una trama che intreccia magia (riportandoci molti amati personaggi delle stagioni precedenti), satanismo e futuri apocalittici. Devo aggiungere altro?
Voto: 9. Anche solo per il crossover tra due delle più belle pietre miliari di American Horror Story.

Stagione nove: 1984
E niente, siamo ormai giunti all’ultima parte (tra quelle per ora disponibili) di AHS. Se dovessimo desciverla con un unico termine, proporrei “caruccia”. Sì perché comunque, nel complesso, non dispiace. Troviamo nuovamente Emma Roberts, paladina di American Horror Story, e quindi partiamo già più contenti. E la paura di cui tratta? I racconti dell’orrore nei campeggi estivi, un altro grande classico dei film americani. Quindi, oggettivamente, i requisiti li ha tutti. Però non so, c’è quel qualcosa che non le permette di raggiungere i massimi livelli, che la serie ci ha già dimostrato più volte di poter toccare.
Siamo negli anni ’80, al Camp Redwood, un campo estivo in cui si recano i nostri protagonisti, animatori per la stagione. La struttura ha riaperto da poco, dopo quattordici anni di chiusura. Indovinate il motivo per cui aveva cessato le attività? Ovviamente, per un massacro! E, altra sorpresona delle sorprese, quando riaprono il centro torna fuori anche il serial killer che aveva seminato il terrore un decennio prima. Ma dai. Gli sviluppi sono comunque carini, ma anche qui la serie sembra emulare un po’ troppo i crime della domenica sera in tv.
Voto: tra il 6 e il 7. Come sempre le trame sono interessanti, così come i loro protagonisti. Ma nel complesso è un po’ sciapa. P.s: hanno pure cambiato la sigla del programma, che generalmente si apriva con una musichina traumatizzante (a cui ormai ci eravamo affezionati) e da immagini creepy sull’argomento della stagione. Qui, invece, ritroviamo spaccati di vita degli anni ’80, su una traccia quasi da sessione di aerobica. No, non ce lo meritavamo.

E voi, cosa ne pensate? Avete visto qualche stagione di American Horror Story o intendente recuperarne una in particolare? Fateci sapere la vostra opinione e continuate a seguirci sulle pagine CineWriting Facebook e Instagram per rimanere sempre aggiornati!
Non sono assolutamente d’accordo a quello che c’è in questo articolo.
Ciao! Ti ringraziamo intanto per averci dato il tuo parere sull’argomento. Con cosa non concordi precisamente?
Per quanto d’accordo con molti pareri nell articolo non sono totalmente d’accordo con quello su Coven, mi unisco alla schiera di fan a cui non é piaciuta totalmente, sopratutto perché di horror c’era davvero poco e niente… Non riesco proprio a capire cosa ci trovi la gente di interessante, anche ai miei amici non é piaciuta affatto ( e non tutti sono riusciti ad arrivare fino alla fine).
Ciao Marco, grazie mille intanto per averci dato il tuo parere sull’argomento! Purtroppo ammetto che probabilmente la votazione su Coven è stata fin troppo personale (nel paragrafo ho cercato di mettere un po’ le mani avanti spiegando che sicuramente è più un teen drama che altro, soprattutto rispetto alle altre stagioni, ma temo comunque di aver peccato per via dell’età che avevo quando l’ho vista… ahimè allora, da giovane sedicenne, mi aveva colpita). Capisco perfettamente però il vostro punto di vista: in ogni caso fa molta meno paura delle altre e anche la trama è più semplice. Faccio quindi un mea culpa per il voto, anche se personalmente ritengo che, anche se un po’ distante dal solito modus operandi di AHS, non è comunque male nel suo complesso. Certo, più leggera, ma le streghe fanno sempre un po’ di audience. E, con il senno di poi, non mi dispiace neanche il suo crossover con Apocalypse.
La prima stagione di AHS è indecente. Piena di buchi, cliché e cose assurde. Il marito vede che un uomo che ammazza e seppellisce l’amante e poi quando se la ritrova in casa la tratta come se fosse viva? Ma dai!
La stessa amante che viene portata dal poliziotto quasi fuori dalla caserma in macchina e invece Violet non riesce neanche ad uscire fuori dal cancello. Ne avrei tantissime altre da elencare. Veramente inguardabile. Asylum meritava un voto leggermente più alto, sicuramente più di Murder House.
Ciao Shaini, grazie per averci dato il tuo parere sull’argomento! Mi dispiace che la prima stagione non ti sia piaciuta, io sinceramente non l’ho trovata assurda e nel complesso mi ha colpita; ma giustamente non necessariamente a tutti lascia le stesse impressioni! Per quanto riguarda i cliché in parte posso concordare (alcuni temi come la casa infestata o le presenze sono effettivamente già visti) ma credo che, essendo Murder House la stagione pilota, la cosa fosse anche in parte voluta: riprende alcune tra le paure più comuni e ci aggiunge un tocco personale. Asylum è certamente più accattivante sotto molti punti di vista, ma mi sono sentita di penalizzarla per via dei troppi elementi che hanno voluto aggiungere: secondo me valorizzando anche solo la storia del Briarcliff e di Bloody Face sarebbe perfettamente riuscita!
Salve. Io, a fatica, ho visto la prima stagione.
Incuriosita dal clamore per AHS, mi sono lanciata in questa visione.
Non mi ha preso affatto.
Come si diceva in qualche risposta precedente, aggiungo alcuni buchi narrativi :
Come mai e come può, Moira cambiare aspetto ed età “agli occhi di chi guarda”?
Come fà, sempre lei, ad arrivare alla casa di riposo dalla madre?
Perché, se tutti i fantasmi hanno il loro aspetto fisico migliore,anche se, dopo morti, il loro corpo è stato tagliato a metà (per non parlare del gran sesso che fanno, queste anime…), lamoglie e le figlie di Larry , sono ustionate come da lo o morte?
Comunque, serie senza anima, “poesia”
Ciao Letizia, grazie per il tuo parere su Murder House! Mi dispiace che non ti sia piaciuta per niente la prima stagione, se posso ti consiglio comunque di provare a guardarne qualcun’altra (il bello di AHS è proprio il fatto che è una serie antologica e quindi potresti trovare altri episodi che ti conquistano di più!). Per quanto riguarda la trama di Murder House ammetto che, quando l’avevo vista, non avevo notato tutti questi buchi narrativi (forse perché nel suo insieme mi aveva coinvolta e avevo dato particolare credito al fatto che ogni cosa fosse soggetta alla “maledizione” della casa, e quindi di per sé al di là della normale razionalità), ma visti gli errori che state facendo presente provvederò il prima possibile a riguardarla, così da aggiornare, eventualmente, il paragrafo che le è stato dedicato.