Black Lives Matter Italia. Perché deve importarci

Da più di una settimana abbiamo gli occhi puntati sulle proteste in atto negli Stati Uniti in seguito all’ennesima vittima afroamericana per mano della polizia. Per approfondire questo argomento, questa è la nostra considerazione. La tensione socio-politica è alle stelle e anche in molte città europee si fanno manifestazioni, per solidarietà ma anche per protestare contro il razzismo nel proprio Paese. Black Lives Matter Italia è una riflessione sul razzismo nel panorama italiano.

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Protesta in seguito alla morte di Sacko Soumali (29 anni) – 2018

Perché dovrebbe importarci

D’altronde, noi non siamo il Paese con il più alto tasso di violenze contro persone di colore commesse dalla polizia. No, certo; ma la morte di George Floyd è solo la goccia che ha fatto traboccare un vaso già stracolmo di violenze e ingiustizie, spesso di quelle che passano inosservate. Ingiustizie radicate profondamente nella società e non solo quella Americana.

Perché il razzismo di un Paese non si misura solo in base alle violenze e agli omicidi, ma anche in base al livello di integrazione sociale e culturale delle persone.

Dal punto di vista multietnico, la società americana e quella italiana sono molto diverse. Noi abbiamo ancora grossi handicap burocratici e istituzionali che rendono più lenta e complicata l’integrazione di immigrati nel nostro Paese, il che si traduce in una più difficoltosa sistemazione sociale di queste persone. Per non parlare del lavoro nero dei braccianti nei campi, una condizione di sfruttamento da cui è difficile, se non impossibile, uscire. Una delle conseguenze è che per gli immigrati è ancora una rarità ricoprire alte cariche politiche o ottenere determinati lavori (avvocati, politici e conduttori televisivi sono solo alcuni esempi).

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Un post su Facebook che denigra la (ormai ex) Ministra Cécile Kyenge

Una rarità, però a volte accade. Come nel caso di Cécile Kyenge, la Ministra per l’integrazione del governo Letta, che nel 2013 è stata definita “un orango” dal senatore della Lega Roberto Calderoli, che il 14 Gennaio 2019 viene condannato a 18 mesi per diffamazione con l’aggravante dell’odio razziale.

Sarebbe un ottimo ministro, ma dovrebbe esserlo in Congo, non in Italia

Roberto Calderoli

Chi è italiano?

Alla base di molte discriminazioni c’è una forte convinzione: a meno che tu non sia nato in Italia da genitori che hanno fatto altrettanto, non sei italiano. La questione dello Ius Soli è tra le più spinose affrontate negli ultimi anni, eppure dovrebbe essere semplice, come negli Stati Uniti: se nasci sul territorio statunitense, sei statunitense, come sancito dal Quattordicesimo emendamento della Costituzione. In Italia sei italiano solo se almeno uno dei due genitori è italiano, secondo lo Ius Sanguinis, il diritto di sangue.

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Prima di cambiare le leggi, deve cambiare la mentalità. Bisogna educarsi ed educare i più piccoli, perché per le prossime generazioni non sia una cosa rara avere un insegnante asiatico o vedere in TV un film italiano con protagonista un’attrice di colore.

In Italia non c’è razzismo… forse

Mai fare di tutta l’erba un fascio. Non tutti gli italiani sono così. Moltissimi però sono intolleranti verso persone di origine diversa e culture lontane dalla nostra. Basta fare un giro tra i commenti sui social sotto articoli che tocchino determinati temi. Come si può fermare questa intolleranza?

Educazione

Educare sé stessi non significa solo studiare malloppi di 300 pagine o sapersi comportare. Significa ammettere di non conoscere qualcosa e decidere di informarsi a riguardo. Farsi un’idea del mondo e delle cose, senza pregiudizi. Questo articolo contiene una ricca lista di film, serie tv, saggi, libri e podcast per arricchirsi sul tema del razzismo.

L’educazione arriva anche dall’esterno, e oltre alla famiglia o alle istituzioni possiamo avere altri due alleati: cinema e televisione. I media sono una delle voci più potenti e se usati bene, possono seriamente modificare l’immaginario collettivo. Se l’industria del cinema e dell’audiovisivo iniziasse a inserire professionisti di colore (o in generale di origine straniera) nei propri prodotti, si innescherebbe un processo di normalizzazione culturale molto potente.

I protagonisti della serie (da sinistra: Miguel Gobbo Diaz e Claudio Amendola)

Va menzionata Nero a metà, una serie poliziesca prodotta da Rai Fiction-Cattleya in collaborazione con Netflix nel 2018, le cui repliche vanno in onda proprio in questo periodo su Rai 1.

L’ispettore Carlo Guerrieri (Claudio Amendola) è affiancato dal ventottenne Malik Soprani (Miguel Gobbo Diaz), un vice ispettore di colore appena diplomato all’accademia.

Come suggerisce il titolo, il focus della serie è incentrato sul razzismo e i pregiudizi.

Miguel Gobbo Diaz (30) è un attore originario di Santo Domingo, naturalizzato italiano. Il suo primo ruolo da protagonista è stato nel film La grande rabbia di Claudio Fragasso (2016), che racconta la storia di un’amicizia molto forte tra due ragazzi di borgata.

Il cinema deve fare di più

Persino a Hollywood questo tema è bollente, basta vedere le proteste sugli Oscar degli ultimi anni, condivise con l’hashtag #OscarsSoWhite. Tornando al cinema italiano, però, siamo messi peggio. Non ci sono attori di colore, perché? Perché il pubblico italiano è abituato a stereotipi e il cinema vuole andare incontro alle sue aspettative.

Le poche volte in cui ci sono attori stranieri hanno sempre un ruolo secondario. Spesso si tratta poi di personaggi stereotipati, quali il migrante, il malavitoso, la prostituta o “la bellezza esotica” eccessivamente erotizzata e dalla forte disponibilità sessuale. Così facendo, si alimenta ulteriormente un razzismo silente e subdolo, implicito nella cultura di ciascuno di noi.

Le cose non cambieranno certo dall’oggi al domani, ma cominciando con un piccolo tentativo. Il punto è volerlo.

Fuocoammare

Fuocoammare di Gianfranco Rosi è il vincitore del premio Oscar come miglior documentario nel 2016.

Gianfranco Rosi racconta Lampedusa attraverso la storia di Samuele, un ragazzino che va a scuola, ama tirare sassi con la fionda che si è costruito e andare a caccia di uccelli. Preferisce giocare sulla terraferma anche se tutto, attorno a lui, parla di mare e di quelle migliaia di donne, uomini e bambini che quel mare, negli ultimi vent’anni, hanno cercato di attraversarlo alla ricerca di una vita degna di questo nome trovandovi, troppo spesso, la morte.

Fuocoammare è, per ora, l’unico tentativo di raccontare -almeno in parte- la condizione dei migranti all’arrivo nel nostro Paese. Non ci sono attori, ognuno interpreta sé stesso.

Non potevamo restare in Nigeria, molti morivano, c’erano i bombardamenti. Siamo scappati nel deserto, nel Sahara molti sono morti, sono stati uccisi, stuprati. Non potevamo restare. Siamo scappati in Libia, ma in Libia c’era l’ISIS e non potevamo rimanere.

Abbiamo pianto in ginocchio: – Cosa faremo?

Testimonianza raccolta nel documentario

Black Lives Matter Italia

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Foto LaPresse – Stefano Porta. Manifestazione studenti contro il razzismo in Piazza Duca D’Aosta, Milano 2018

Chi pensa “tutte le vite contano” deve comprendere una cosa: certo che tutte le vite contano, ma a quanto pare non è così. Essere bianchi, nella società occidentale e soprattutto negli Stati Uniti, è un privilegio. Le persone di colore subiscono insulti e atti di micro-razzismo ovunque (quando non direttamente violenze o minacce). I bianchi no.

Negli ultimi giorni, la solidarietà in favore del movimento Black Lives Matter e delle proteste oltreoceano dilaga sui social. Giusto ieri, martedì 2 giugno, moltissime persone, tra cui qualche volto noto del panorama italiano, hanno condiviso su Instagram un post completamente nero accompagnato dall’hashtag #BlackOutTuesday. Questa è la nostra riflessione a riguardo. Si spera che questa solidarietà non sia una moda social ma uno spunto per riconsiderare il razzismo, anche quello meno esplicito.

Interessante notare che, in Italia, a livello mediatico i social stiano diffondendo più informazioni e in modo più approfondito rispetto ai canali ufficiali. Inoltre, pochissimi volti noti e praticamente nessun politico ha preso posizione in solidarietà dei protestanti americani.

Tra le voci afroitaliane che stanno testimoniando attivamente sui social, segnalo lo scrittore e attivista Aboubakar Soumahoro (questo il suo profilo Instagram) e la blogger Loretta Grace, aka Grace On Your Dash (questo il suo profilo Instagram).

Tra le attiviste italiane segnalo Diletta Bellotti, che si batte per dare visibilità alle lotte dei braccianti sfruttati, italiani e migranti (questo il suo profilo Instagram).

Black Lives Matter Italia: gli appuntamenti

BARI: 6 giugno ore 11, Piazza Umberto

GENOVA: 6 giugno ore 10, Ponte Monumentale

CATANIA: 6 giugno ore 18, Piazza Stesicoro

UDINE: 6 giugno ore 15, Piazza della Libertà

BOLOGNA: 6 giugno ore 19, Piazza Maggiore

TORINO: 6 giugno ore 15, Piazza Castello

MODENA: 6 giugno ore 15, da Largo Garibaldi a Parco Ferrari

NAPOLI: 6 giugno ore 15, Piazza della Repubblica (davanti al consolato americano)

PALERMO: 6 giugno ore 16, Piazza Castelnuovo

FIRENZE: 6 giugno dalle 19.30 alle 20.30 davanti al consolato americano

ROMA: 6 giugno ore 11, Piazza Vittorio Veneto (davanti l’ambasciata americana)

MILANO: 7 giugno ore 16, Piazza Duca d’Aosta

BERGAMO: 7 giugno ore 16, Piazza Matteotti

PISA: 7 giugno dalle 17 alle 19.30, Piazza XX settembre

MESSINA: 7 giugno ore 18, Piazza Unione Europea

BRESCIA: 9 giugno ore 17, Piazza Vittoria

PARMA: 9 giugno ore 18, Piazza Garibaldi

TREVISO: 12 giugno ore 15.30, stazione dei treni

CASERTA: 14 giugno ore 11, davanti alla Reggia

È necessario indossare la mascherina e mantenere il più possibile le distanze interpersonali.

Le richieste del movimento Black Lives Matter

Trovate le richieste ufficiali e la petizione a sostegno del movimento sulla loro pagina ufficiale. Le richieste (tradotte dal sito Greepeace.org) sono:

  • chiediamo una soluzione radicale e sostenibile che garantisca la piena prosperità per la vita delle persone di colore;
  • chiediamo che si riconosca e si renda conto della svalutazione e disumanizzazione della vita dei neri per mano della polizia;
  • chiediamo la fine del razzismo sistematico che permette a questa cultura della corruzione di procedere indisturbata, mettendo a rischio le nostre vite;
  • chiediamo una riduzione dei budget della polizia. Chiediamo piuttosto che si investa sulle nostre comunità per far si che le persone di colore non solo sopravvivano ma prosperino.

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