5 serie tv promettenti, ma che ci hanno lasciati insoddisfatti

Ahimè a tutti noi è capitato, almeno una volta. Abbiamo iniziato una nuova serie tv, magari consigliata da un amico o tra i titoli del momento, e, all’inizio, ci è piaciuta. Ne abbiamo guardato qualche stagione o, nei casi meno fortunati, solo un paio di episodi, lasciandoci coinvolgere. Salvo poi ricevere una sonora delusione: un improvviso cambio di rotta, in senso negativo.

Una trama che diventa improvvisamente assurda, la monotonia della mera ripetizione o, semplicemente, collegamenti davvero incomprensibili tra gli eventi, che ci hanno drasticamente sottratto al piacere della visione. E nonostante de gustibus non est disputandum, noi di Cinewriting abbiamo stabilito cinque casi in cui, categoricamente, una serie tv è andata verso una risoluzione finale davvero deludente. Curiosi di saperne di più? Ecco a voi le volte in cui, dopo un promettente inizio, abbiamo ricevuto una cocente delusione. Ovviamente, in ordine di gravità.

[Attenzione: allarme spoiler!]

5) Freud (2020)

Freud è una serie tv di stampo thriller, nata dalla collaborazione tra l’ORF (l’emittente radiotelevisiva austriaca) e la piattaforma streaming più frequentata del momento, Netflix. Nonostante i primi episodi lasciassero intendere un possibile plot davvero entusiasmante, incentrato sulle teorie dello psicanalista, accidentalmente coinvolto in una serie di omicidi, sono bastate ben poche puntate per rendersi conto del colossale errore. La serie Freud, d’altronde, rappresenta un palese caso di potpourri: troppa carne messa al fuoco, nuocendo così alla credibilità e alla linearità stessa del racconto.

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Robert Finster è Sigmund Freud nell’omonima serie

Nonostante, infatti, Marvin Kren (l’ideatore della serie) avesse annunciato fin dall’inizio l’intento di discostarsi dalla figura storica di Freud, trasponendolo in una dimensione totalmente fantastica e fittizia, le scelte stilistiche finali hanno interdetto non pochi spettatori. Forse, una trama leggermente più “banale”, che raccontasse solamente la vita e i casi clinici del neurologo, avrebbe riscosso maggior successo. E invece no, nella serie Netflix, Kren ci ha obbligati a fare i conti con un Freud tristemente costretto nel ruolo di uno Sherlock Holmes dei poveri. Incastrato tra riti satanici e orge di sangue. Che però, nel finale, vorrebbero avere un’apparente spiegazione razionale. Una triste caduta di stile, che ha portato gran parte del pubblico ad abbandonare la prima – e al momento unica – stagione a metà.

4) Tredici (2017)

Ma passiamo ora ad una serie tv sicuramente ben più nota: Tredici (nella versione originale 13 Reasons Why). In molti, probabilmente, avranno sentito parlare di questo racconto, uscito a marzo 2017, e diventato, rapidamente, un cult tra il pubblico di età adolescenziale. Tredici affronta, infatti, una serie di tematiche particolarmente forti e importanti, trattando di suicidio, bullismo e violenze di vario genere. La prima stagione rappresenta sicuramente una scelta interessante, portando sullo schermo dinamiche delicate e mostrando la testimonianza di una ragazza che decide di togliersi la vita. Con tutte le conseguenze sulle persone che le erano accanto: coloro che la amavano e non si erano rese conto del profondo dolore che provava.

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I protagonisti delle prima stagione di Tredici: Hanna (Katherine Langford), Clay (Dylan Minnette), Courtney (Michele Selene Ang), Marcus (Steven Silver), Jessica (Alisha Boe) e Justin (Brandon Flynn)

Eppure, malgrado le prima e la seconda stagione risultassero ben costruite – articolate intorno ad una serie di oggetti (nell’incipit cassette radio e nel capitolo successivo polaroid) volti a spiegare le dinamiche degli eventi – arrivati alla terza parte, la trama e il tipo di narrazione diventano ormai stantii. Se Tredici nasce per denunciare e far riflettere sui problemi che affrontano milioni di ragazzi, finisce poi, oggettivamente, per impelagarsi nelle dinamiche tra i vari personaggi, portando un po’ troppo oltre il racconto. Un peccato, visto che da principio aveva il nobile compito di mettere in luce tematiche che, ancora troppo spesso, non vengono sufficientemente analizzate. Forse, nel tentativo di continuare a cavalcare l’onda del successo, hanno perso di vista i loro stessi valori.

3) Riverdale (2017)

E sempre in tema Netflix, purtroppo, dobbiamo citare anche questa: Riverdale. Prodotta in realtà dalla Warner Bros. Television, in collaborazione con altre grandi aziende di successo, Riverdale nasce come adattamento dei racconti Archie Comics, fumetti in voga già dagli anni ‘40. L’inizio della vicenda è sicuramente brillante: in una piccola cittadina americana il ritrovamento di un cadavere desta grande scalpore, portando alle indagini per trovare l’assassino. Un’aura di mistero che ha rapidamente coinvolto i più, desiderosi di scoprire l’artefice di un tale crimine. Ma sarebbe riduttivo dire che Riverdale ha appassionato milioni di spettatori in quanto racconto giallo. Più che altro, gran parte del suo successo, è dovuto alle dinamiche amorose tra i vari personaggi principali: ragazzini giovani e aitanti che costruiscono una fitta rete di amicizie e inimicizie.

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I protagonisti della serie, da sinistra: Veronica (Camila Mendes), Jughead (Cole Sprouse), Josie (Ashleigh Murray), Cheryl (Madelaine Petsch), Kevin (Casey Cott), Betty (Lili Reinhart) e Archie (KJ Apa)

Oggettivamente, in conclusione della prima stagione, eravamo anche abbastanza soddisfatti: nonostante il carattere un po’ da teen-drama, la risoluzione dell’omicidio era stata interessante, così come le varie figure incontrate nel susseguirsi degli episodi. Ma, ovviamente, non potevamo aspettarci che mantenesse lo stesso livello per tutte e tre le stagioni. Forse, vedendo la seconda, ci avevamo anche creduto: alla fin fine, malgrado il numero di puntate raddoppiate, la storia reggeva ancora. Certo, serial killer spietati e complotti mafiosi a parte. Ma con la terza abbiamo capito di esserci sbagliati (ancora una volta): ecco che traffici di droga, strani demoni ultraterreni e una squadra di cattivi che manco i Disney Villain, hanno affossato tutto ciò che pensavamo di conoscere. Lasciandoci increduli anche sulla riconferma, per un’altra stagione, della serie.

2) Una mamma per amica – Di nuovo insieme (2016)

Ma ecco che saliamo in classifica, avvicinandoci sempre più all’apice dello sconforto. La blasfemia dei finali. E no, credetemi, non potevamo non parlare anche di loro: il triste epilogo (?) di una serie tv tra le più amate della storia, compagna di infanzia e adolescenza per molti. Una mamma per amica è stato un cult delle nostre generazioni: abbiamo visto crescere Lorelai e Rory con affetto, seguendole nei loro piccoli, grandi, problemi quotidiani a Stars Hollow. E Una mamma per amica – Di nuovo insieme non ce lo meritavamo. Dopo dieci anni ci hanno propinato quattro episodi (ciascuno della durata di un film, più o meno) solamente per spiazzarci, rovinare tutte le convinzioni che credevamo di avere. Tutto ciò che avevamo maturato lungo le otto, precedenti, stagioni.

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Lorelai e Rory Gilmore, rispettivamente Lauren Graham e Alexis Bledel

Pensavamo di aver lasciato i nostri personaggi in un idilliaco lieto fine, dopo anni di peripezie varie. E forse, ripensandoci, provavamo un pacato senso di nostalgia, certi, comunque, che si fosse trovato un equilibrio. E no invece, ce lo hanno tolto. Abbiamo seguito Rory, prima della classe da che ne abbiamo memoria, per anni e anni, per poi scoprire che ha fallito in ogni suo progetto. E abbiamo rivisto Jess, Logan, Patty, Luke, tutti totalmente cambiati, in una Stars Hallow ben diversa da quella che speravamo. Sicuramente questa nuova parte ha voluto rimettere in discussione tutto ciò che pensavamo di sapere, ma noi ancora stiamo cercando di capirne il senso – dato che, anche se inizialmente questo sequel doveva essere solitario, l’ultimo episodio lascia aperta una nuova parentesi negli sviluppi. Dove vogliono arrivare?

1) GOT (2011): triste ma vero

Infine, la serie tv che ci ha turbato sicuramente più di tutte: Game of Thrones. Molti, forse, non saranno sorpresi dal trovare in vetta il celebre programma trasmesso da HBO, ispirato ai romanzi dello scrittore George R. R. Martin. Dopotutto, dopo otto, sofferte, stagioni, il finale si è rivelato, per la maggior parte degli spettatori, una vera e propria delusione. Non poche sono state infatti le critiche mosse alla produzione, accusata di aver palesemente tirato via (cosa innegabile, ahimè) alle ultime sceneggiature per altri impegni lavorativi. Chi ha seguito questo straordinario racconto, d’altronde, saprà molto bene di cosa stiamo parlando: dopo anni e anni di vicissitudini e intrallazzi vari, dopo le più brutali lotte e violenze, dopo aver seguito episodi mozzafiato e colpi di scena sensazionali, tutto si risolve in quattro e quatr’otto.

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Data la miriade di personaggi, preferiamo indicarvi il fantomatico trono

Scherziamo? In conlusione di stagione ogni cosa, ogni sviluppo della trama, sembra essere stato dimenticato. Personaggi che erano cresciuti nel tempo, compiendo scelte sempre più sagge, ritornano gli imbecilli degli esordi. Nemici che per quasi una decade abbiamo temuto, vengono tranquillamente spazzati via. E se comunque, già dalla quinta parte, qualche dubbio a livello narrativo era emerso, i nostri poveri cuori non erano preparati ad una disfatta del genere. Che non dimenticheremo facilmente.

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