Ritratto della giovane in fiamme(Portrait de la jeune fille en feu) è il quarto lungometraggio diretto dalla regista francese Céline Sciamma. Siamo andati all’anteprima del film così da potervi dare qualche informazione in più su questa straordinaria pellicola, prima della sua uscita nelle sale italiane.

Roma, Cinema delle Quattro Fontane. Le luci della sala si spengono lentamente e sul nudo schermo compare una tela bianca. Mani femminili iniziano a tratteggiare un ritratto, tema centrale del film. Ma il ritratto di cui parla la nostra storia non è quello di Marianne, l’insegnante d’arte che incontriamo nelle prime scene, disegnato dalle sue allieve. Ma bensì quello di un’altra donna: Héloïse.
Siamo nel XVIII secolo, in Francia. Marianne (Noémie Merlant) è una pittrice che viene chiamata in un castello isolato, incaricata di completare un quadro su una fanciulla, Héloïse (Adèle Haenel). L’opera rappresenta un dono di nozze, per sancire l’unione della ragazza ad un signore di Milano, a cui sarà presentata proprio mediante il dipinto che Marianne completerà. Tuttavia, la protagonista del quadro, si rifiuta di posare, convinta di riuscire così a rimandare il matrimonio. Marianne dovrà allora fingere di essere una dama di compagnia, in modo tale da riuscire a studiare e riprodurre i lineamenti della futura sposa, senza che lei se ne accorga.
Marianne e Héloïse, nemiche e amiche

Héloïse (Adèle Haenel) e Marianne
Inizialmente il rapporto tra le due protagoniste sembra freddo e distaccato. Héloïse è una donna triste, che è vissuta per anni in convento, prima di tornare a casa per il matrimonio. Un matrimonio che, in realtà, non doveva essere il suo, ma quello della sorella. Pochi mesi prima, tuttavia, quest’ultima decise di togliersi la vita, lanciandosi da una scogliera, infelice della vita che l’avrebbe attesa dopo l’unione. E allora, a Héloïse, toccò la sorte che era designata alla sorella.
Pian piano, però, Marianne riesce a entrare nelle simpatie di Héloïse e tra le due ragazze si instaura un reciproco affetto. Un affetto che, ben presto, si trasforma in amore. Héloïse si apre allora a Marianne, nonostante scopra l’inganno architettato da sua madre e dalla pittrice: il ritratto ormai completato.
Una storia di donne

Il film di Céline Sciamma, già celebre per lungometraggi emozionanti come Tomboy e Diamante Nero, è travolgente. Veniamo subito coinvolti nella crescente passione delle due giovani protagoniste, nonostante risieda già in noi l’amara consapevolezza del destino che le attende. Eppure, non si può non essere incantati e inteneriti dalla dolcezza dei loro sguardi, dei loro gesti. Impariamo a conoscerle mentre loro stesse iniziano a scoprire i reciproci corpi, i pensieri l’una dell’altra. Ed ecco che Noémie Merlant e Adèle Haenel ci regalano una meravigliosa storia d’amore, radicata in un tempo remoto e, al tempo stesso, incredibilmente atemporale.
Una storia di donne e dell’amore stesso per le donne. Un grido alla femminilità e al femminismo, reso particolarmente evidente dalla scelta di un cast praticamente privo di uomini. E quando chiediamo alla regista il motivo di questa decisione, ci risponde:
«Non volevo fare un film sul femminismo che mettesse gli uomini e le donne in contrasto, in conflitto; perché in questo conflitto gli uomini avrebbero dovuto fare la parte dei cattivi, che sottomettono e maltrattano le donne. Volevo fare solamente un film che parlasse delle donne, dal punto di vista delle donne. Un femminismo solo al femminile».
L’intero focus del film è infatti posto solamente sulla sensibilità, l’affetto e la passione che lega le protagoniste, accanto a cui ruotano altre donne forti, uniche. Una celebrazione toccante ed emblematica, che ci regala tutta la bellezza e la profondità del gentil sesso, raccontato attraverso storie d’amore e di amicizia.
Ritratto della giovane in fiamme: dentro un secolo

Dal film Ritratto della giovane in fiamme
Sorprendente, nell’opera di Céline Sciamma, oltre all’attenzione per l’amore in tutte le sue forme (sia quello dell’amicizia, come accade tra le protagoniste e una serva, o quello di una madre, interpretata da Valeria Golino, per le figlie) è la cura dei dettagli che ci restituiscono un secolo. Céline Sciamma è riuscita, mediante Ritratto della giovane in fiamme, a renderci la realtà di un’epoca: un’epoca in cui le donne potevano ancora indossare vestiti con le tasche (prima che queste venissero bandite dagli abiti femminili), in cui venivano destinate a matrimoni spesso infelici o costrette ad abortire con pratiche popolari.
A questo proposito, la regista spiega la scena dell’interruzione di gravidanza, a cui segue una rappresentazione su tela di Marianne. Un dipinto che, nella storia dell’arte, non è mai esistito, nonostante la pratica fosse già diffusa da tempo. La scelta, di rendere reale quanto in verità non è mai stato reso tale, che, ancora una volta, cerca di mettere in luce la realtà dell’esistenza femminile, così come l’amore spontaneo tra le due protagoniste.
Un’opera straordinaria, emozionante e profondamente toccante, vincitrice di numerosi premi e candidata ai prossimi Golden Globe. Un film unico e sensazionale, diretto da una regista altrettanto forte e intraprendente: una donna che sa parlare delle donne, con dolcezza e verità.