La La land. Il musical acclamato da critica e pubblico arriva in Italia. Ecco il punto sull’attesissimo film evento
- Data di uscita: 26 Gennaio 2017
- Genere: commedia, drammatico, musicale, sentimentale
- Anno: 2016
- Regia: Damien Chazelle
- Sceneggiatura: Damien Chazelle
- Produzione: Black Label Media, Gilbert Films, Impostor Pictures, Marc Platt Productions
- Distribuzione: 01 Distribution
- Durata: 128 Min
Nella Los Angeles dei giorni nostri Sebastian e Mia cercano a tutti i costi il successo. Lui un pianista innamorato del jazz, che per mantenersi suona in un ristornate. Lei una barista degli studios hollywoodiani, impaziente di diventare un’attrice. L’ennesimo sfortunato provino porta Mia a vagare di notte per le strade della città, fino a che la musica di Sebastian richiama la sua attenzione: vorrebbe congratularsi con lo sconosciuto musicista ma egli arrabbiato a causa del licenziamento non si accorge della ragazza. Casualmente mesi più tardi lo ritrova ad una festa dove suona in una cover band e cominciano a far conoscenza, svelando i propri desideri e innamorandosi all’istante. Malgrado i loro sogni prendano in apparenza sempre più forma, la coppia farà i conti con la scarsa chiarezza del loro futuro, fino al punto in cui dovranno scegliere tra il cuore e la carriera.
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“Storia originale” non è esattamente la definizione corretta per il film e del resto il genere in questione, il musical, lascia ben poco spazio alla sperimentazione drammaturgica: abbiamo già visto in mille salse diverse la storia dei due giovani ricchi d’ambizione, di speranze e che insieme provano a coronare i propri sogni. E se fosse proprio questo il punto di partenza da tenere in considerazione? Dopo il successo inaspettato di Whiplash, il giovane promettente (e pluripremiato) Damien Chazelle riesce a portare sul grande schermo una sceneggiatura già completata nel 2010 e la piega a un procedimento estetico e narrativo tale che potrebbe essere tradotto come una sorta di ambiguo credo, una propria posizione sul mezzo artistico-commerciale in questione: il Cinema come eterno atto di stupore e déjà vu.
Lo stupore. La La Land gode di un reparto tecnico, di una perfezione formale e di una semplicità dell’intreccio incredibilmente capaci di sbalordire lo spettatore con ingorda frequenza: le superbe scenografie, i costumi, i giochi cromatici di luci e ombre, la colonna sonora, il montaggio sono i centri nevralgici della produzione del senso e l’atto di vedere si scioglie in momenti di genuina estasi, senza mai però perdere di vista i nostri personaggi. Ryan Gosling ed Emma Stone indossano i ruoli senza mai farsi schiacciare dallo spettacolo, anzi imbastiscono un dialogo attivo e fisico con l’ambiente che li circonda, immergendosi nell’iperbolica città-set e modellando con le loro emozioni e movimenti i colori artificiali e scenografici. L’alchimia tra gli aspetti audiovisivi e quelli relativi alla narrazione e alla caratterizzazione dei personaggi porta lo spettatore a provare sensazioni che hanno una freschezza e un gusto inedito verso la fruizione della rappresentazione, paradossalmente all’interno di un racconto per nulla inedito.
Quindi il déjà vu. Abbiamo già accennato come la vicenda sia calata con forza in questa Los Angeles contraddistinta da un’irreale componente autocelebrativa verso i suoi fasti passati, coi suoi set da anni ’30-’50 (se non fosse per lo smartphone di Mia potremmo credere sul serio di essere in quell’epoca) e coi volti dei grandi divi disegnati sulle proprie mura, un set dentro al set praticamente. Perché La La Land offre una quantità enorme di citazioni precise e omaggia nostalgicamente un’epoca attraverso la riesumazione di molti dei suoi linguaggi e degli amatissimi cliché, a partire dalle didascalie temporali dal puro tocco classico-preistorico, gli inserti rètro, dalle ellissi narrative a sequenza episodica, dalle sovrimpressioni e dalle dissolvenze insistite. La forza di questa operazione di restauro sta anche in prima battuta nella scelta del genere musical, fotografia perfetta di quel Cinema che è sempre più accantonato, e poi nella scelta di presentare e sviluppare una storia fornendo gli stimoli ideali che ne certificano contemporaneamente l’unicità e l’appartenenza a una sfera più ampia.
Tuttavia La La Land non sarebbe il bellissimo film che è se non fornisse una presa di posizione solida e sincera su ciò che il mezzo cinematografico rappresenta oggi: partendo da una base puramente classica e attaccato al ricordo del tempo che fu, il film si sviluppa in realtà in un’ottica moderna, donando allo spettatore un’esperienza che coniuga sapore retorico e stilizzazione alle possibilità espressive dell’immagine e al salto tecnologico che permette finalmente di abbracciare i virtuosismi visivi, che si sposano al sentimento e alla partecipazione emotiva nei confronti della vicenda (alla faccia di tutti i blockbuster contemporanei). Due sono le scene che riassumono questo concetto. La prima è senz’altro il folgorante inizio in piano sequenza, poco importa se consecutivo o costruito, dove c’è una giocosa alternanza tra gli elementi della classicità e quelli della modernità, priva di qualsivoglia fine drammaturgico ma magistrale per l’immersione nell’atmosfera del film. La seconda è l’appuntamento al cinema tra Mia e Sebastian. Durante la visione del film, come ogni pellicola che si rispetti, i due cominciano a sfiorarsi le dita e il loro bacio viene interrotto da un guasto del proiettore, che tronca le immagini del planetario di Gioventù bruciata. Poco male, sono a L.A. e possono raggiungere esattamente lo stesso posto che stavano ammirando nel film. Mia e Sebastian entrano nelle immagini che contemplavano sullo schermo pochi attimi primi, prendono il volo e ballano avvolti nelle stelle con la musica che risuona più in fermento che mai. Tornano a terra. Finalmente possono baciarsi. Dissolvenza a iris. Sublime.
vi lascio al commento finale:
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Commento finale:
Chazelle consegna al pubblico una gemma che difficilmente potrà essere rimossa dalla memoria dello spettatore. Il coraggio e la magia che il regista e l’eccellente troupe sono riusciti a raggiungere vincono sulla non prodigiosa originalità del soggetto e su una seconda parte a tratti melensa, che frena la potenza dell’immagine come veicolo per la narrazione, ma che viene recuperata egregiamente nel finale. Per quanto riguarda la noiosissima discussione che accompagna il film dalla sua uscita, ossia se esso sia o meno un capolavoro, noi ci sottraiamo. Prendiamo atto che il film oggi riesce ad essere un’opera importante e riuscita, tra 20 anni vedremo se i suoi pregi non saranno sciupati dal tempo.