Un sacchetto di biglie. Un classico senza tempo della letteratura moderna arriva nei cinema: una storia vera di sopravvivenza durante la Seconda Guerra Mondiale.

Titolo originale: Un sac de billes

Paese: Francia

Genere: Drammatico, Storico

RegiaChristian Duguay

Sceneggiatura: Christian Duguay, Benoît Guichard, Jonathan Allouche, Alexandra Geismar

Produzione: Quad Films, Main Journey

Distribuzione: Notorious Pictures

Durata: 113 minuti

C’era una volta, nella Francia occupata dai nazisti…

“Un sacchetto di biglie”, nuovo film di Christian Duguay (“Belle & Sebastien – L’avventura continua”), racconta la storia di due fratelli ebrei costretti alla fuga da Parigi durante l’occupazione nazista della Francia. Tratto dall’autobiografia dell’autore e protagonista Joseph Joffo, il più giovane dei due ragazzi, il film riesce a riportare la dura situazione del paese europeo durante la seconda guerra mondiale. Al contempo, dona un aspetto agrodolce alla vicenda, andando a collocare la pellicola nell’ampio filone del film di formazione.

La vita dei Joffo a Parigi è nonostante tutto agiata, ma con l’entrata in vigore delle leggi razziali le cose sono destinate a cambiare. A Joseph viene ordinato di indossare una stella di David, simbolo della comunità ebraica. Tra piccole risse e l’invidia di un compagno cui vende la stella in cambio di qualche biglia, passione giocosa del gruppo di amici e del protagonista in particolare, il tempo delle risate (e degli sbeffeggiamenti ai tedeschi) deve finire. E bruscamente. Incitati alla fuga dalla famiglia, anch’essa prossima alla partenza, i due fratelli hanno l’obiettivo di attraversare il paese verso la “terra libera”. È solo l’inizio di un viaggio denso di rischi e salvataggi all’ultimo minuto, dove l’ingenuità e l’infanzia dei protagonisti verrà a rischiare l’annientamento e tutto è in gioco.

Un film come tanti, ma meglio di tanti

Il pregio principale del film, in effetti modesto, è quello della commistione originale dei toni. Non ci si limita ad un rapido e oscuro capovolgimento al dramma puro nella logica narrativa dell’esodo, ma si mantiene sempre costante la voglia di vivere e stupirsi dei fratelli, per la prima volta soli al mondo, lontani dai genitori e, cosa per loro più importante, uniti all’avventura. Oltre alla descrizione del legame dei due, all’opera di Duguay non manca un interessante discorso politico verso il finale che alza ulteriormente il tiro. Regia e fotografia sono buone. Non solo, ma riportano a tanto Cinema europeo che tutti dovremmo conoscere. Il culmine è nello splendido primo incontro di Joseph con il mare (già comunque presente nel libro) che riporta alla mente l’Antoine Doinel di tanto cinema di Truffaut. Non manca una trattazione originale e a margine dell’amore apolitico.

Siamo davanti ad una pellicola che avrebbe l’urgenza e le possibilità di diventare una delle più proiettate nelle nostre scuole. Attenzione però: la crudezza del film non sta solo nelle tematiche trattate, ma anche nelle (apprezzabili) scelte visive. Se mostrare questa piccola gemma ai vostri figli e discuterne insieme sarà sicuramente una buona scelta. Tenete comunque a mente la cosa, perché il sangue come è giusto che sia c’è e si fa vedere. Come nella realtà dei tempi, uno sparo o una ferita sono pur sempre tali. E non è certo confinando il reale al di fuori del quadro che si può raccontare la Storia. Quella che non va dimenticata soprattutto.

Commento finale:

Di “Un sacchetto di biglie” si potrebbe dire ancora molto. Ma, essenzialmente, il punto è che è un ottimo film sulla tematica della sopravvivenza durante la WWII ed anche un buon film in quanto tale. Toccante nei modi e dotato di una fotografia luminosa di stampo europeo, dona un affresco della Francia del periodo bellico attraverso la messa in scena di una storia vera. L’adattamento, come ovvio, è piuttosto fedele all’opera originale. Come già detto, nulla di eccelso: un buon, semplice, delicato film. Promosso.

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