“A Star is Born”, l’esordio alla regia di Bradley Cooper con protagonista l’iconica Lady Gaga, è nelle sale italiane dall’11 Ottobre. Ecco il Punto di Vista di Ettore Dalla Zanna.

Lady Gaga

L’esordio alla regia di Bradley Cooper, che vede come protagonista la celebre cantante Lady Gaga, è un appuntamento con la Storia del Cinema, in particolare modo con le precedenti versioni del film, ed è sicuramente l’operazione commerciale migliore del 2018.

C’è un successo commerciale da raggiungere ed il film ha attori, stardom power per poterlo conseguire (ed i 43 milioni di dollari all’esordio nel box office statunitense dietro al solo “Venom” lo confermano). C’è un successo musicale da dover conseguire (e la canzone “Shallow” è diventata onnipresente in quasi tutte le radio, per non parlare del grande successo di vendite dell’intera colonna sonora). E poi ci sarebbe anche la stagione dei premi. Se si dovessero fare delle previsioni, bisognerà guardare con accuratezza la categoria delle migliori attrici protagoniste e quella della miglior canzone. Quasi per certe, almeno per chi scrive. Ma, a prescindere dal lato più industriale della settima arte, com’è il film?

La tradizione di “A Star is Born”

La sofisticatezza, Janet Gaynor. La visceralità, Judy Garland. La sensualità, Barbra Streisand. Il calore, Lady Gaga. La storia universale di Esther (anche se qui il nome della protagonista diventa Ally) e della sua scalata nel conseguire il suo sogno non ha nulla da invidiare a rielaborazioni o rigenerazioni che caratterizzano importanti saghe come quella di Doctor Who o di 007. Esse sono lo specchio dei costumi del loro periodo di appartenenza.

Cambiano, si modificano, pur mantenendo la loro integrità, per quanto concerne gli elementi portanti di tutte le versioni del film, come il successo, la fama, il cambiamento. Nel caso di Lady Gaga, si legava al personaggio di Ally l’elemento del calore. Infatti, quest’ultimo, la grinta, il modo in cui arrivano tonanti le musiche sono tutto un prodotto della sola performance della cantante, la quale si trova ad avere a che fare con un film, in sostanza, non molto riuscito.

A Star is Born… Again?

Lady Gaga

I temi portanti sono raccontati con molta superficialità. La regia di Bradley Cooper è di un anonimato che diventa irritazione. Per non parlare della sua recitazione. Quasi mai convincente il lavoro che fa al suo personaggio (il legame tra alcolismo e country rock l’abbiamo già visto ed in maniera più brillante in “Crazy Heart” con il personaggio di Jeff Bridges) e questa defezione rende meno appassionante la sua storia d’amore con il personaggio di Lady Gaga.

Se nell’interpretazione dell’icona pop c’è calore, intorno al suo personaggio c’è molto artificio, molta nebbiosità. Eppure ci sono anche momenti romantici molto buoni, c’è un Sam Elliott che fa rendere partecipi di un momento di commozione da far venire la pelle d’oca e ci sono ottime canzoni. E poi, appunto, c’è lei, Lady Gaga. Il personaggio della cameriera dalla bellezza irregolare ma dalla mirabolante voce è perfetto per poter mettersi in gioco e la cantante agguanta questa sfida donando incredibilmente una forte autenticità.

Una prova recitativa che silenzia tutte le malelingue munite di pregiudizio nei suoi confronti. Raramente si vedono dei volti come il suo ad Hollywood, soprattutto in questa Hollywood contemporanea. Una figura legata forse più al passato del mondo cinematografico rispetto a quello contemporaneo. E fa strano vederla in una fiera del politicamente corretto e della convenzionalità e sorretta (si fa per dire) da una regia stucchevole, pressapochista ed ottusa da manualetto di regia cinematografica a poco prezzo.

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