Johnny English Colpisce Ancora: Un divertente sequel fuori tempo massimo

Il terzo capitolo della saga di Johnny English con protagonista Rowan Atkinson è nelle sale italiane dall’11 Ottobre. Ecco il Punto di Vista di Ettore Dalla Zanna.

C’è sempre stata una critica che si è andata a legare profondamente, in ogni nuova produzione audiovisiva, alla carriera del celeberrimo Rowan Atkinson. Ed è quella di aver sempre portato lo stesso personaggio comico in forme diverse. L’assunto di questa critica è piuttosto semplice e riprende le due maschere comiche più importanti portate sul grande schermo dal comico britannico: Mr. Bean è Johnny English e Johnny English è Mr. Bean. Ecco questo non è per nulla corretto.

Con Mr. Bean ci si trovava ad avere a che fare con un bambino pestifero che non è mai cresciuto, pasticcione fino all’inverosimile. Un personaggio che aggiornava il cinema muto e che strizzava l’occhio a Jacques Tati (quest’ultimo presente soprattutto in “Mr. Bean’s Holiday” nel quale si respirava un’atmosfera narrativa che rimandava a “Mon Oncle“). Johnny English è decisamente diverso. Un agente buffone più che pasticcione, viscido, dall’eccessivo sarcasmo, non solo limitato ad essere una semplicistica parodia di James Bond. Con l’agente segreto, infatti, si ha a che fare con qualcosa di più sofisticato. Non solo, appunto, una semplice parodia (lo scherno a James Bond è soprattutto evidente alla base del primo capitolo) ma la parodia di una parodia. La parodia di un soggetto cinematografico che, in passato, era protagonista di una saga costruita sulla presa in giro dei polizieschi e degli spy movie dei suoi tempi. Il pensiero non può che andare a Peter Sellers ed al personaggio dell’ispettore Clouseau.

English e la tecnologia

Johnny English

In questo terzo capitolo, per sventare un nuovo disastro, a causa di un attacco informatico che ha portato allo svelamento delle identità di tutti gli agenti dell’MI7, Johnny English, in pensione, viene richiamato ed il personaggio di Atkinson, da sempre molto analogico e dallo spionaggio vecchio stampo, si troverà a contatto con la tecnologia moderna. È tutto un po’ già visto, è tutto un po’ nella norma eppure sempre delizioso e divertente. Johnny English, un uomo vecchio in un mondo nuovo, è perfettamente aderente allo stile del film diretto da David Kerr.

Sin dal primo capitolo, dal punto di vista narrativo, la saga del personaggio di Rowan Atkinson è sempre stata costruita sul confronto costituito dal rispetto e dal ribaltamento delle regole. Il primo ribaltava molte regole della saga di 007. Il sequel “Johnny English – La Rinascita” ribaltava la regola ferrea del sequel, quella del “more of the same“, alternandosi in momenti d’incontinente grandiosità ed altri di rilassante intimità. Con questo terzo capitolo ci si ritrova con qualcosa di più sfilacciato che rende meno sensato il contesto narrativo.

Tutto quello con cui lo spettatore si ritrova ad avere a che fare è un repertorio, un best of verrebbe da dire, di siparietti comici, di gag fisiche. Il film non ha propriamente una struttura narrativa molto concreta, anzi altamente deficitaria e, di questo, sembra esserne quasi conciliante. In un altro contesto, in tutt’altra produzione e con un diverso attore, un film del genere sarebbe stato sicuramente un completo disastro. Questo, invece, ha la fortuna di avere una figura come quella di Rowan Atkinson, macchina attoriale di stampo comico invidiabile, che riesce in ogni suo gesto, in ogni suo atto, sia se si trova a far casino nel servire i tavoli sia a provare la realtà virtuale, a regalare molte risate.

Nel suo essere un film dignitoso che regala gioie e sorrisi, che non toglie né aggiunge, “Johnny English Colpisce Ancora” è un sequel, in ogni singolo aspetto, positivo o negativo, fuori tempo massimo. Lascia perplessi e soddisfatti. Una contraddizione. Come English e la tecnologia moderna.

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