I Brera DesignDays si sono appena conclusi. Siamo stati invitati a partecipare l’8 ottobre ed abbiamo assistito alle conferenze di due game designer.
Brera Design Days è un evento ideato e curato da Paolo Casati e Cristian Confalonieri, fondatori di Studiolabo e Brera Design District. Lo scopo è quello di dar vita ad un progetto dedicato a design e dintorni, per generare una rete di persone e di idee e portare il design tutto l’anno in città.
Il gioco secondo Spartaco Albertarellli
Alla stupenda Microsoft House, viale Pasubio di Milano, è Spartaco Albertarelli che ci accoglie.
Giornalista ed autore, Albertarelli è uno dei massimi editori italiani di giochi da tavolo. Per 10 anni è stato il responsabile dell’edizione italiana di “Dungeons & Dragons” ed è il produttore di decine di giochi per adulti e per bambini.
Oltre a tutto ciò, è anche un fantastico oratore che ci ha introdotto al mondo del gioco partendo dalle sue radici più profonde.
Il tavoliere e l’estetica
Si parla quindi dei Romani, giocatori d’azzardo incalliti. Degli Egizi, che con il loro tavoliere hanno introdotto l’idea dell’estetica del gioco, che da mero oggetto di svago diventa anche qualcosa per abbellire la casa.
I giochi sono inutili. Non servono a niente. Ed è per questo che sono assolutamente necessari.
Ed è qui che entra in gioco, appunto, il design.
Albertarelli ci spiega infatti la prima regola. Bisogna creare qualcosa di perfettamente funzionale, con un dettaglio che vada contro ciò che ci si aspetterebbe. E’ qui che nasce il divertimento.
Questo è il punto principale della riflessione: il divertimento.
Dal latino divertere, fare qualcosa di diverso. Fin dall’antichità il gioco è stato tale perché sorprendeva le persone, le stupiva con qualcosa di diverso, di inaspettato.
I dadi
Passiamo quindi alla seconda grande e fondamentale invenzione: i dadi.
La particolarità, racconta Albertarelli, è che da 5000 anni non sono mai cambiati, ed ancora nessuno è riuscito a capire perché. Il primo a rifletterci è stato Galileo. Gli altri erano troppo impegnati a scommettere il cavallo o la figlia.
Le carte da gioco
Infine, arriviamo al 15-1600, ed Italia vengono inventate le carte da gioco. E’ subito un incredibile successo economico e sociale.
La definizione di gioco
Il gioco è lo strumento attraverso il quale gli esseri umani interagiscono con il proprio immaginario, attraverso regole che chiedono di essere rispettate.
Ed ora giochiamo!
A dimostrazione delle sue parole, abbiamo appunto giocato ad uno dei giochi prodotti dallo stesso Albertarelli.
Un’immagine disegnata, una lettera. Lo scopo è trovare quante più parole possibili con quella lettera nell’immagine. La regola? Sono i giocatori a decidere se una parola è valida o no.
Il seguito della conferenza è più o meno descrivibile come una banda di persone che urlano “daino” “dente” “Dunkirk” “dove” e qualunque altra cosa immaginabile.
Sono fiera di dire che ho vinto anch’io, convincendo (agitando goffamente le mani) che quelle raffigurate nell’immagine fossero “dita”.
Ed ecco il premio! Un gioco di carte d’autore per celebrare i 50 anni IED, Istituto Europeo di Design.
La partecipazione attraverso il gioco, di Fabio Viola
E’ quindi il momento di accogliere Fabio Viola.
Difficile definire il suo ruolo. E’ scrittore, e durante gli anni ha lavorato per molte grandi aziende (Electronic Arts Mobile, Vivendi Games, Namco, Lottomatica, tanto per citarne qualcuna) nei ruoli più disparati. Il fattore in comune? I videogiochi.
Viola ha cominciato con il raccontarci un aneddoto, nel quale sono sicura molti di voi si rivedranno.
Ci ha raccontato infatti di un ragazzo che gli ha saputo dire date, nomi, geografia eccetera della Firenze cinquecentesca. Uno studioso? No. Un appassionato di “Assassin’s Creed“.
Altro aneddoto: Monteriggioni, città presente nel gioco, tutt’ora dopo 8 anni dalla pubblicazione riferisce che il 16% dei visitatori totali (25.000 persone) è lì proprio per seguire le orme del videogioco.
Coinvolgimento puro: Gamification
Ma come fa un gioco a rimanere così impresso? Cosa ci spinge ad investire soldi reali in giochi totalmente virtuali? E’ di questo che Viola ci ha parlato.
In particolare, di come finalmente anche le grandi aziende si siano accorte di questa enorme potenzialità insita in ogni gioco. Il termine per indicare tutto ciò, da lui coniato, è “gamification“, i videogiochi nella vita quotidiana.
E’ questo il punto di arrivo: oltre al divertimento c’è di più, ed oggi ci sono aziende che sono disposte a pagare bravi game designer per farlo.
Partecipazione attiva
Cosa distingue dunque così tanto un gioco da un libro, un film?
Questo: il fatto che quando giochiamo i protagonisti siamo noi. Anche nei giochi con trame lineari, siamo noi a muoverci.
Il fatto che il fruitore si senta appunto coinvolto è uno degli obbiettivi più importanti, in qualunque ambito.
Lo scopo dunque è quello di integrare ciò che ormai fa parte della quotidianità di qualunque gamer nella vita lavorativa. Lo stesso Netflix, per fare un esempio, va in questa direzione, con la produzione di serie in cui gli spettatori potranno intervenire e compiere determinate scelte.
Dal coinvolgimento al “ma sì dai, è solo 1 €”
Ma come si spinge qualcuno a spendere soldi reali per un mondo fittizio, completamente online?
La risposta è sempre la stessa: coinvolgimento.
Pensate a qualunque gioco free to play. Si comincia sempre con un po’ di cash del gioco. Si esplora, ci si appassiona, e poi si comincia a spendere soldi reali, un po’ qui, un po’ lì.
Questo fatto, spiega Viola, è rivoluzionario. C’è stato infatti un enorme ribaltamento logico: prima pagavo per avere, ora ho, mi diverto, e poi pago.
Speranze per il futuro
Questo è ciò che abbiamo imparato dai Brera DesignDays. Il mondo finalmente sta accettando i giochi per quello che sono, una nuova forma d’arte, e si sta rendendo conto che servono persone in grado di sfruttarne le potenzialità.
Lasciate perdere quindi gli studi di economia, legge e medicina! Lasciate stare, afferrate un joypad, studiate qualcos’altro e fate quello che vi piace!
(GameWriting non potrà essere ritenuto in alcun modo responsabile per avventate scelte di vita. Genitori e parenti, non prendetevela con noi.)
Da GameWriting è tutto!
P.S. Se siete nei pressi del Brera Design District, andate a prendervi un panino da Fancy Toast in via Volta 8! Non ve ne pentirete!