La roba da vedere su Netflix non finirà mai.
Rieccomi ragazzi, so che vi stavate già preoccupando. Ad Ottobre sono andato in pausa tra studio e sbatti vari, il fatto che fosse l’ultimo mese per giocare classificate su “League of Legends” ovviamente è solo un caso. A Novembre però non potevo starmene fermo. Tra “Stranger Things” e “Rick e Morty” abbiamo di che parlare. Welcome to C.R.s.N.3!
Deadman Wonderland-S1
Aaaaah “Deadman Wonderland” perché esisti? “Deddomanno Wonderuga”, come lo pronunciano i protagonisti, riunisce tutti i cliché più scontati degli anime, sembra il paradiso degli Otaku. È il prodotto perfetto che prendereste d’esempio con lo scopo di sminuire l’animazione giapponese. In breve, una classe di ragazzini delle medie viene fatta esplodere da un pazzo cattivone in rosso.
L’unico sopravvissuto è un pischello lagnoso e malinconico che viene incolpato del misfatto. Adesso, va bene tutto eh, però come diamine avrebbe fatto a uccidere 30 persone facendole esplodere e rimanendo illeso? Ovviamente il processo è una farsa e viene sbattuto in carcere, ma non in uno qualsiasi, ma nel primo carcere-parco a tema, il “Deddomanno Wonderuga” appunto.
Vi do un secondo per elaborare, carcere-parco a tema.

Ovviamente il ragazzino ha appreso dei poteri dall’assassino in rosso che dovrà imparare a usare per poter sopravvivere in carcere, soprattutto quando sarà costretto ad affrontare gli altri prigionieri in varie prove e tornei. Vabbè la trama è un copia e incolla di altri anime, e questo mi andrebbe pure bene, solo che per “ravvivarla” hanno aggiunto fan-service a volontà, protagonista piagnucoloso e violenza random. È un’accozzaglia di discorsi esistenziali e teste che esplodono tra una ripresa al seno di una minorenne e l’altra. Noia.
NON APPROVATO
Stranger Things-S2
Ho sentito tanto parlare di questa seconda stagione percependo un malcontento generale in chi l’ha vista. Vi dirò come la penso io. “Stranger Things” è un bel prodotto Netflix: funziona facendo leva su una malattia che sembra avere colpito tutti negli ultimi anni: la malinconia anni ’80.
“Stranger Things” non racconta una storia che vi lascerà a bocca aperta, non mette in scena delle situazioni mai viste e non tratta di particolari dinamiche psicologiche o sociali. La serie, anzi, fa il minimo sindacale, ma cazzo se lo fa bene. Il tutto è impacchettato ad opera d’arte con musica da Oscar, ritmo ben tenuto e dolcezza adolescenziale a palate. È il più bell’imbroglio che possiate vedere su Netflix.

Nello specifico in questa seconda stagione vedremo i 4 ragazzini alle prese con una nuova creatura del sottosopra. Questa entità è molto più insidiosa di un semplice demogorgone e riuscirà a impossessarsi della mente di Will minando la tranquillità appena tornata nella cittadina.
Undici, dal canto suo, prende una strada diversa da quella dei ragazzini continuando l’indagine sul suo passato e sui misteri dell’agenzia. Il famigerato EP. 7 non l’ho apprezzato neanche io, un po’ buttato lì e spero non sia la scappatoia con la quale continuare la narrazione. Non voglio “X-Men”, non voglio “Heroes”, voglio solo anni ’80, smancerie da ragazzini e mostri multidimensionali: cos’è “Stranger Things” se non questo?
APPROVATO
1922
I film e le serie basate su scritti di Stephen King quest’anno sono veramente tantissimi. Beh, questo non è di certo un male finché ne traggono dei prodotti indimenticabili come “la nebbia” (sto scherzando). A sto giro Netflix ha scelto di fare un film basato su un raccondo ,intitolato appunto 1922, preso dalla raccolta “Notte buia, niente stelle”.
Ci viene presentato un contadino e la sua famiglia composta dalla moglie e dal figlio quattordicenne. Hanno un enorme terreno in cui papà e figlio zappano felicemente tutto il giorno. Dire “hanno” però non è del tutto corretto: la proprietà del terreno è della sola moglie avendolo ereditato dal padre.

Beh, la moglie la vita della zappatrice non la vuole fare e decide di vendere tutto per andarsene in città, o almeno questo è quello che avrebbe fatto se il marito non l’avesse fermata. Ah sì, con fermata intendo che la uccide a suon di coltellate e la buttata in un pozzo. Se pensate che questo sia un grosso spoiler state sbagliando, gli eventi narrati iniziano con questo accadimento.
Il film è molto bello, musiche ottime e attori bravi. È un po’ lento e monodirezionale però funziona e scorre piacevolmente. Non il migliore film tratto dai libri del King nazionale ma, sicuramente, non il peggiore. Dategli una chance.
APPROVATO
Il respiro del diavolo
“Il respiro del diavolo” è un giallo/thriller/horrorchenonfapaura del 2007, è il tipico film che mi chiedo come diavolo (battutone) abbia fatto a finire su Netflix. Eeh ragazzi niente non mi va neanche di parlarvene. Non è di certo un bel film, ma neanche abbastanza brutto da riderci sopra o infiammarsi. È scontato, è lento, è pieno di cliché. Bambino indemoniato viene rapito e inizia a giocare coi rapitori. Vi basta per non guardarlo? No? E allora infliggetevelo, io però ve l’avevo detto.
NON APPROVATO
Rick e Morty-S3

“Rick e Morty” sono tornati e sono qui per restare. Quando ho iniziato a guardare la prima stagione mai avrei potuto immaginare il fenomeno mondiale che sarebbe diventata questa serie. Purtroppo però con il successo arriva anche il fanatismo e di conseguenza la perdita di un giudizio sincero.
La terza stagione di “Rick e Morty” è molto bella ma inizia a non stupire più. Sia chiaro alcuni degli episodi presentati sono semplicemente perfetti: deliranti, inaspettati, con un risvolto morale e dubbi esistenziali. Altri però passano così, un po’ in sordina lasciandovi felici a metà. Dove “Rick e Morty” non sbagliano mai però sono gli episodi che continuano l’inquietante è assurda trama orizzontale nata dalla prima stagione. Uno dei miei sogni è di poterli vedere tutti di fila come fossero un film.

Detto ciò si nota che i protagonisti iniziano a essere coscienti della loro condizione: vediamo un Morty molto meno impaurito, reso forte dalle tante avventure intraprese col nonno ma rancoroso nei confronti di quest’ultimo, una Beth in crisi coniugale nonché esistenziale, uno Jerry mai così triste, e un Rick pazzo e incosciente ma solo per cercare di dimenticare che un’altra vita, rispetto a quella che ha scelto, esisteva e, forse, da qualche parte nello spazio-tempo, esiste ancora. In conclusione, questa terza stagione mi è piaciuta ma un po’ meno delle altre due, detto ciò stiamo comunque parlando di una delle serie animate migliori di sempre. Grazie Netflix.
APPROVATO